Nel lungo ponte festivo molti hanno approfittato per ricordare i propri defunti e onorarli con la visita al cimitero cittadino che è stato interessante di un costante via vai di auto e persone. In questi giorni la Polizia Municipale ha presidiato costantemente l’ingresso e la circolazione per evitare, per quanto possibile, che si formassero code e che nell’area prendesse il via il parcheggio selvaggio. Domani pomeriggio, nel giorno della celebrazione dei defunti, Monsignor Claudio Giuliodori, vescovo della Diocesi di Macerata, celebrerà nella cappellina del cimitero una messa per ricordare i defunti. Intanto i fiorai tradizionalmente posizionati all’ingresso del cimitero hanno proposto anche quest’anno una varietà di fiori colorati tra i quali gli immancabili crisantemi e lumini di ogni genere.
Il meteo avverso di questi giorni ha di certo favorito il mantenimento di fiori e piante, ma così non è stato per i venditori che ancora una volta si sono ritrovati quasi all’aperto.
Il problema, denunciato più volte dagli stessi venditori, viene sottolineato in una nota di Francesca D’Alessandro, consigliere di “Macerata è nel cuore” che scrive: «Di fronte allo spettacolo di questi giorni fatto di mostri, streghe, fantasmi e mummie c’è chi ancora non si è adeguato ai nuovi costumi moderni e preferisce onorare le antiche tradizioni cristiane che festeggiano i santi e i cari defunti. Il cimitero quindi è, in questo periodo, luogo di visite più assidue da parte di chi ha perso gli affetti, convinti che una visita alla tomba di un proprio caro o amico sia un modo per ricordare e rispettare la persona che si è amata. Spesso tali visite sono accompagnate da omaggi floreali che sono in qualche modo il segno tangibile e visibile dell’affetto che ci ha legato al defunto.
A Macerata c’è chi svolge il prezioso servizio di vendere i fiori fuori dal cimitero e lo fa da troppo tempo aspettando dei chioschi, ormai presenti in quasi tutti i cimiteri, che servirebbero a poter svolgere questo lavoro con la dignità che meritano, senza dover sopportare il caldo d’estate e l’umidità e il freddo d’inverno.»
Francesca D’Alessandro richiama anche l’attenzione sui doveri dell’amministrazione comunale che non è mai riuscita a risolvere l’annoso problema: « L’Amministrazione comunale scorsa, in continuità con l’attuale, ha fatto promesse che poi, per colpa delle ditte o non si sa bene di chi, non sono state ancora mantenute. Da un anno ormai sono stati realizzati i massetti per poter finalmente fissare i tanto desiderati chioschi, ma dopo mesi di rinvii sono ancora lì, forse da rifare perché logorati dalle intemperie. La lista civica “Macerata è nel cuore” è attenta anche a queste situazioni che apparentemente possono non avere la risonanza che hanno avuto altre questioni in città, ma che invece sono indicative di un modo di fare politica attento, o meno, alle esigenze dei propri cittadini e dell’attenzione che si deve a chi ha diritto di lavorare nelle condizioni migliori possibili. Sembra che i lavori comunque stiano realmente per iniziare e che i chioschi stiano finalmente nell’imminenza di essere montati, aspettiamo fiduciosi perché onorare i propri morti è un grande segno di amore e consentire ai vivi di svolgere dignitosamente il proprio lavoro un grande segno di civiltà. »
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Ma cos’è questa D’Alessandro? La paladina di tutti quelli che pretendono il massimo senza sborsare una lira né impegnarsi un minimo? Prima l’asilo pubblico per tutti sotto casa di tutti, adesso chioschi per tutti i venditori di fiori. Signora, io vorrei tanto la macchina nuova per svolgere con più comodità e dignità il mio lavoro!!! Dice che è possibile? Grazie.
Nonostante ci siano tanti vivi che sono morti continuiamo ad aver una immotivata paura dei morti che sono sempre vivi nella nostra memoria e passiamo lontani dai cimiteri una volta isolati, scanditi dal silenzio e individuabili da viali contrappuntati di cipressi. Eppure il paesaggio del nostro camposanto, fino a qualche anno fa delimitato dai cipressi, rappresenta un’interessante pagina di storia, con le sue implicazioni araldiche, artistiche e sociali. Nella città dei defunti colpisce particolarmente la tomba piramidale della famiglia Paolorosso, contenitore delle spoglie di un uomo nato povero che importò il vitigno “Sangiovese”, lasciando inoltre una borsa di studio per gli studenti più volenterosi. Sempre nel primo chiostro, quello progettato dall’ingegnere comunale Agostino Benedettelli, c’è il monumentino sepolcrale della famiglia Torresi, costruito nel 1882 su disegno dell’architetto eclettico Giuseppe Rossi, progettista della chiesa dell’Immacolata e di quella del Sacro Cuore. Tralasciando le vicende del cimitero dall’apparizione del 1489 all’editto di Saint Cloud e tante curiosità che si potrebbero rilevare, suggeriamo l”l’adozione” dei vari monumenti: basterebbe infatti un po’ di acqua e sapone e una dose di pazienza per ripulire il monumentino parietale della famiglia Lauri o la lastra tombale di Chiara Accorretti Rossi (opera dello scultore Fedele Bianchini il busto di Ferdinando Giorgini, un sindaco di cent’anni fa, opera di Carlo Pananti. Il viaggio tra loculi, fornetti, camposanto e ossario potrebbe continuare verso le nuove espansioni databili da lapidi, fioriere, epigrafi, foto a colori, alloggi popolari, villini unifamiliari, grattacieli che rappresentano il gusto laico del nostro tempo fino alla Macerata due dei morti. Ma all’uscita ci colpisce la lapide dell’ingegnere della Provincia Domenico Mariotti, progettista della linea ferroviaria Chienti-Potenza e di mezzo manicomio. Quando si dice nemesi storica. Sono sempre proprio i morti vivi ad illuminare i vivi morti.
Ma quissi venne li fiori mica per beneficenza ma per guadagnà e lì allu cimiteru ci sta solo issi mica laldri fiorai. Allora li chiuschitti se li pagassero de tasca sua, o no?
Nella nostra provincia il culto dei morti è particolarmente vivo soprattutto a novembre, il mese dedicato ai defunti. I cimiteri sono curati come piccoli giardini, anche se le tombe e le lapidi si adeguano sempre più velocemente alle mode dei tempi. La storia inizia dopo la battaglia di Campoformio. Infatti l’editto di Saint Cloud, emanato nel 1804 da Napoleone, stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine, in luoghi soleggiati e arieggiati, e che fossero tutte uguali, solo con nome, cognome e date. Si voleva così evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, era una commissione di magistrati a decidere se far scolpire sulla tomba un epitaffio. Questo editto aveva quindi due motivazioni alla base: una igienico-sanitaria e l’altra ideologico-politica. Nel maceratese la maggior parte dei cimiteri vennero insediati nei chiostri dei conventi precedentemente indemaniati. Così accadde a Macerata, il cui cimitero, pur non avendo caratteri stilistici tali da essere definito monumentale, meriterebbe un po’ più d’attenzione. Infatti, nonostante il recente restauro, versa come la città dei vivi in condizioni di degrado ambientale e paesaggistico.
La storia dell’ultima dimora trae origine da una apparizione avvenuta ai primi del Quattrocento alla “Fons sabati”, quella che si trova alla destra del cimitero, lungo la strada che conduceva e conduce “ad pedem Ripe, da cui Piediripa. Dopo il miracolo, nel 1469 venne costruita la chiesa di Santa Maria della Fonte detta anche Santa Maria in Sabbato che, dopo il provvedimento di soppressione e demanializzazione del complesso edilizio, nel 1811 venne trasformato in cimitero comunale. Dell’antica chiesa con tredici altari e dell’annesso convento degli Agostiniani della Congregazione Lombarda si conservano: il chiostro con viae Crucis in cotto del Piani, parte della facciata (alcune statue che ornavano le nicchie furono trasferite nell’atrio del Palazzo comunale o più probabilmente nelle nicchie della chiesa di san Giorgio) e la cappella intitolata alla visitazione di Maria ss. a santa Elisabetta. Sempre sulla facciatina è affisso lo stemma della famiglia Calcagni. Una volta arrivati al primo chiostro, quello ottocentesco, progettato dall’ingegnere comunale Agostino Benedettelli, ci si trova di fronte a un bunker cementizio con scossaline azzurrate: è la tomba della famiglia Russo, progettata in stile post antico dall’architetto Crucianelli sul finire degli anni Settanta. Un po’ più in là c’è un sarcofago sovrastato da un plastico circuito: è la tomba progettata alla fine degli anni Quaranta dagli architetti Castelli e Marcelletti per ricordare con un certo pathos l’ultima corsa dei Moretti. Il porticato di sinistra è quello dove hanno trovato sepoltura i canonici del Duomo. Dal primo al secondo fino al terzo chiostro, tra cenotafi con epitaffi dal sapore romantico e piramidi egizie che evocano i Faraoni, calpestando chiusini si arriva alla camera mortuaria dove svetta la teschiuta tomba di famiglia dei Broglia. Forse l’ultima opera di un certo rilievo ornamentale progettata da un architetto, Giuseppe Felici, ed eccoci al muro di cinta dove l’ebreo Ludovico Zdekauer aveva trovato l’ultima dimora. Della “palazzina” inizio novecento aveva scelto il terzo piano, l’attico. Lo Zdeauker, insigne professore di paleografia dell’Università di Macerata, giace dal 1915 sopra all’insigne ebanista Diomede Cappelloni. Alcuni anni fa, prima che venisse costruita l’ala nuova, un necroforo baffuto demolì il rivestimento di candite piastrelle in ceramica. Che non abbia pagato l’equo – canone? Che i parenti non abbiano pagato il canone luminario? Non c’è dato sapere. Comunque sembra che i necrofori abbiano fatto un saggio o un monitoraggio, come si dice ora, per vedere se la salma fosse ancora conservata all’interno del fornetto. Tutto tranquillo, all’interno del 349 c’è una cassa con dentro le misere spoglie dello storico, anche se qualcuno avrebbe dovuto rimettere su la targa e l’epigrafe. Il viaggio tra loculi e fornetti, camposanto e ossario potrebbe continuare verso le nuove espansioni databili da lapidi sempre più minimaliste, fioriere, epigrafi, foto a colori, alloggi popolari e villini unifamiliari che rappresentano il culto sempre più laico del nostro tempo.
COMUNICATO STAMPA DEL COMUNE DI MACERATA:
“COMUNICATO STAMPA N.2venerdì 17 settembre 2010
OGGETTO: Cimitero, firmato il contratto per l’installazione dei chioschi destinati ai fiorai
E’ stato firmato nei giorni scorsi il contratto di appalto per la fornitura e l’installazione di quattro chioschi destinati alla vendita dei fiori e che troveranno collocazione davanti ai due ingressi del cimitero cittadino.
Ad aggiudicarsi la gara, per un importo di 117.155,00 euro, è stata la ditta Fonderie Viterbesi che ora, dalla data di consegna dei lavori, avrà 30 giorni di tempo per la realizzazione dell’intervento.
I quattro chioschi verranno posizionati su altrettante piattaforme in cemento già realizzate dal Comune.”
CHI GOVERNA LA CITTA’ E’ BENE CHE RISPONDA, ALTRIMENTI LA STORIA E’ SEMPRE LA STESSA, E NON E’ PER NIENTE POSITIVA. GRAZIE.
@Joll Joll
Ha sbagliato persona.
Chi è tanto buono d’animo e di cuore è il nostro Presidentissimo.
La parola in codice, per entrare nelle sue grazie, è “bunga bunga”.
Vedrà che, oltre l’auto, le arriverà anche un appartamento ai Parioli, se poi lei è minorenne le arriverà subito a casa (senza aggravio di costo) un igenista dentale.
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Forse però qalcuno a Roma avrebbe bisogno di un’igensita mentale….
Qualcuno sa quali sono le problematiche per le quali non vengono iniziati i lavori?
I chioschi per i fiorai saranno pure importanti ma in quella zona ci sono ben altri problemi di cui nessuno in comune parla mai, nè pensa a risolverli.
Sabato scorso il cimitero era poco frequentato ma c’erano 3 o 4 vigili in giro.
Domenica mattina, nell’ora di punta per il cimitero, non c’era NESSUN vigile, il cartello di divieto di transito era girato e le macchine erano parcheggiate da cani.
Domenica pomeriggio c’erano 4 vigili ma non nei punti critici a guidare traffico e maleducati, piuttosto tutti insieme davanti alla vecchia entrata a fare chiacchiere!!!
E coloro che abitano in via Vallebona devono passare per l’università per raggiungere il centro…. anche se devono andare d’urgenza all’ospedale!!!
C’è un divieto di sosta che comincia sulla statale e finisce e Piediripa… ma ci sono macchine perfino sopra il gardrail!!
Gli abitanti della zona non solo non possono circolare (eppure pagano le tasse anche loro!), ma se provano a chiedere “permesso” si beccano un bel “vaffa…”
Senza contare che in tutti gli altri giorni dell’anno fanno fino a 20 minuti di fila per immettersi nella statale in direzione centro…ancor peggio ora che c’è quella “brutta copia” di rotonda!!!
Su un altro articolo si parla di oltre 600.000 euro per una statua a Padre Matteo Ricci, ma nessuno ha un cent per sistemare il parcheggio sopra il cimitero, quello verso la fornace!!!
Ci si occupa delle cretinate che dice Berlusconi, delle escort, degli stupidi litigi tra dx e sx ma nessuno riesce a vedere un problema così marcato e rimarcato!!!