Lo Sferisterio, storia e curiosità:
quasi 200 anni di splendore

Alla scoperta della nostra Arena

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di Alessandra Pierini

Musicultura Festival si è appena concluso, lo Sferisterio Opera Festival invece sta per svelarsi nella sua consueta spettacolarità. Intanto il palco dello Sferisterio e i locali attigui sono un pululare di operai impegnati nell’allestimento della prima opera in cartellone, la Madama Butterfly che il prossimo 24 luglio esordirà allo Sferisterio. Nonostante le proteste per i tagli alla cultura (prima con striscioni all’esterno, ora all’interno del teatro) dei lavoratori precari dello Sferisterio che  inevitabilmente resteranno tali visto che  il Festival è stagionale e non può assicurare il sospirato contratto a tempo indeterminato, lo spettacolo deve andare avanti e come ogni anno si attende grande presenza di pubblico e il mondano fermento al quale i maceratesi sono ormai abituati.
Eppure lo Sferisterio Opera Festival, giunto alla sua quarantacinquesima edizione, non è così strettamente legato alle origini storiche del teatro e l’accoppiata Sferisterio- Opera non è un legame senza tempo che si perde nella notte dei tempi ma piuttosto un binomio di epoca recente che ha trovato il modo ideale di esprimere al meglio le potenzialità di entrambe le componenti.
In effetti quando quasi 200 anni fa, tra il 1819 e il 1829, i cento consorti, ancora oggi ricordati in un’iscrizione in alto sulla facciata del monumento, ebbero l’idea di costruire un’opera a lustro e diletto della città, all’interno del quale si potesse giocare al gioco più in voga all’epoca, quello della “Palla al bracciale”. Avvincente il suo svolgimento: due squadre di tre giocatori ognuna si fronteggiavano in una sorta di antico squash. I giocatori con un pesante bracciale di legno al braccio dovevano colpire una palla verso il muro e rispedirla nel Campo avversario. L’architetto Ireneo Aleandri prese in mano il progetto da Salvatore Innocenzi e si trovò davanti a due esigenze precise: innanzitutto serviva un muro imponente che evitasse che la palla potesse andare dall’altra parte e in secondo luogo la struttura della città doveva essere rispettata. Ireneo Aleandri previde quindi un muro di 18 metri per 88 praticamente addossato alle mura medioevali della città, ancora oggi visibili immediatamente dietro una delle tre porte ricavate nel muro in epoche successive per esigenze di scena. L’arena è poi delimitata da due testate rettilinee raccordate da un’ampia curva e dal caratteristico muro. Ciò che caratterizza lo Sferisterio di Macerata dagli altri Sferisteri che nel corso dell’800 sorsero un po’ in tutta Italia  sono i palchi, divisi tra di loro da 56 colonne doriche dall’inconfondibile stile neoclassico, i quali erano in principio riservati a consorti e loro eredi.

cda alle prove di Madama Butterfly

Negli anni lo Sferisterio venne utilizzato anche per i giochi con gli animali, tanto che nei locali tutto intorno al monumento erano state ricavate 16 stalle: in particolare la cavallerizza e la Giostra dei tori (una sorta di Corrida Spagnola, ugualmente cruenta) ne animarono la scena. Bisogna attendere il Novecento perché l’Opera faccia capolino tra le poderose mura. Nel 1914 un gruppo di maceratesi si recò all’Arena di Verona per assistere ad una Aida. Affascinati dallo spettacolo, i maceratesi, tornati a casa, verificarono l’acustica dello Sferisterio e si accorsero che, pur non essendo natoper quel tipo di spettacolo poteva essere il luogo ideale.
Nel 1921 il Conte Pieralbero Conti, vivace figura del panorama maceratese (unico il suo villino nelle colline di Civitanova Alta) organizzò la prima Aida dello Sferisterio. I “gossip” dell’epoca riferiscono che si fosse invaghito di una cantante di opera alla quale volle donare il ruolo della protagonista. Fu un successo, un tripudio con ben 17 repliche e il teatro gremito di spettatori. L’anno seguente si tentò di replicare il successo con una Gioconda che invece fu un flop.Poi le vicende maceratesi sono quelle che riguardano l’Italia e l’Europa: le guerre e le ristrettezze economiche non permisero di dedicare risorse al grande teatro all’aria aperta. Solo negli anni ’60 l’Opera torna allo Sferisterio in un crescendo che porterà lo Sferisterio ad essere, nel panorama nazionale, secondo solo all’Arena di Verona. Ogni anno 25.000 persone arrivano da tutto il mondo per assistere allo spettacolo e lo Sferisterio è diventato la casa della musica. L’Opera Festival è affiancato, infatti, durante l’estate da manifestazioni musicali di vario genere.
Il suo palcoscenico, di forma originale e molto diversa dai palcoscenici ai quali siamo abituati, ha ospitato nomi importantissimi della musica quali il recanatese Beniamino Gigli, Franco Corelli, Luciano Pavarotti, Josè Carreras, Placido Domingo e della danza come Nurejev, Carla Fracci, Roberto Bolle e Alessandra Ferri.
Così nelle sere estive si spengono le luci e lo spettacolo riaccende lo Sferisterio.

Nella foto: Il cda dell’Associazione Sferisterio con il presidente Giorgio Meschini e il vice presidente Franco Capponi alle prove della Madame Butterfly.



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