di Beatrice Cammertoni
È tempo di tirare la cinghia per l’Ateneo di Macerata. Arrivano i primi effetti dei tagli previsti dal Ministro Gelmini e la nostra Università, pur appartenendo alla cosiddetta categoria degli atenei virtuosi, è costretta a razionalizzare le spese e a rivedere le uscite. Dopo l’autunno caldo del mondo accademico, la parola va al Rettore Roberto Sani (nella foto) che la settimana scorsa ha annunciato di essere disposto a rinunciare al suo compenso per il 2010 piuttosto che aumentare le tasse universitarie per gli iscritti.
È stato redatto un pacchetto anticrisi per fronteggiare la crisi economica ed i tagli del Governo. In esso è previsto un ridimensionamento dei compensi di Rettore, Prorettore e Presidi di Facoltà. Lei si è dichiarato addirittura disposto a rinunciarvi per il prossimo anno accademico. Quali sono le motivazioni di questo gesto?
“Vorrei esprimere la filosofia di questo annuncio e dei provvedimenti già avviati per quest’anno accademico. Ci siamo posti di fronte ai tagli previsti per il 2009 e a quelli ben più gravosi del prossimo anno, ci siamo chiesti dove poter ridurre le spese dal momento in cui tutto ciò che era razionalizzabile era già stato razionalizzato. Avevamo individuato tagli immediati e altri i cui effetti si vedranno nel lungo periodo, come per esempio la riduzione del cartaceo e la sospensione dell’attività per un giorno in più a settimana. Ci siamo chiesti dove avremmo potuto intervenire ancora, dal momento che tutto ciò non era ancora sufficiente. Tagliare i fondi per la ricerca? Tagliare sui servizi agli studenti? Aumentare le tasse? Ci è sembrato più opportuno andare ridurre del 50% le indennità di Rettore, Prorettore, Presidi di Facoltà e delegati e progressivamente tutte le altre”.
L’ateneo ha, inoltre, rinunciato a celebrare l’inaugurazione dell’Anno Accademico. Questo provvedimento è stato accolto con favore dagli studenti.
“Il provvedimento è stato accolto con favore anche dagli organi di governo dell’Ateneo. Da un lato non c’era nulla da festeggiare, all’università non è stato fatto alcun regalo, anzi. Dall’altro, questa scelta vuole essere un segnale forte di protesta contro una riforma che è rispettabile, ma attuata senza criterio. Un’Università come la nostra, che è ben lontana dall’essere accusabile di sprechi, non può che protestare contro questi meccanismi incondizionati. Non c’è giustizia nella logica dei tagli, sono un modo per svalutare l’impegno degli atenei che hanno agito con parsimonia. Anche pedagogicamente non è accettabile: quale sarebbe il vantaggio di agire virtuosamente?”
Razionalizzare la gestione e abbattere i costi: questi gli obiettivi del piano presentato al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione. Quali saranno le fasi e gli strumenti?
“Alcuni provvedimenti sono già effettivi, sono “legge” in quanto approvati dagli Organi di Governo dell’Ateneo. Per esempio, la stessa Legge 133 ci ha consentito di formulare un piano di pensionamenti per recuperare risorse. La Finanziaria prevede che le Università, pur avendo fondi e autonomia, non possano assumere nuovi dipendenti, se non in quota dimezzata rispetto ai pensionati sulla base del turn-over. La metà delle risorse, che si ricavano dal pensionamento, non possono essere rinvestite in nuove assunzioni, ma sono assorbite dallo Stato. Sulla base di questo sistema e con le disposizioni della Legge 133, abbiamo avviato un piano di pensionamenti straordinari che riguardano sia docenti che personale tecnico-amministrativo. Con la Riforma Ordinaria della Didattica attuata dal Ministro Mussi, per essere legittimati i Corsi di Laurea devono impiegare un numero predefinito di docenti ordinari, di prima e seconda fascia e di ricercatori. Se con il turn-over possono essere sostituiti solo il 50% dei docenti pensionati, il rischio è che corsi anche molto frequentati e prestigiosi possano essere chiusi per mancanza dei requisiti richiesti. Si tratta di un sistema punitivo. Prima di questo anno accademico moltissimi docenti si sono trasferiti, altri sono andati in pensione. Non possiamo assumerne altri e i concorsi sono bloccati: è una trappola. Non possiamo neanche decidere quali corsi saranno chiusi, il criterio è casuale. La logica è terribile e aberrante, legata solo ad un puro calcolo economico”.
Lei ha più volte ripetuto che non ci saranno aumenti per le tasse degli studenti. Il prorettore, Luigi Lacchè lo ha affermato anche lunedì al Consiglio comunale aperto che si è tenuto in materia di istruzione.
“Finché ci sarò io come Rettore lo garantisco. La stessa scelta di rinunciare al mio compenso lo dimostra. Sarebbe un suicidio per un Ateneo come il nostro che si trova in un’area industriale in grande crisi. Gli studenti della nostra Università sono i figli di quegli operai che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione o di quegli imprenditori che portano la crisi sulle loro spalle, ma anche dei commercianti che vedono i loro guadagni drasticamente ridotti. Non vogliamo impedire che questi studenti frequentino l’Università. Sarebbe un’ingiustizia e un attentato al diritto allo studio in un momento in cui il nostro Paese è in crisi. Dobbiamo ribellarci a questa situazione. Anche se il nostro bilancio non è così critico come quello di altri Atenei, arriveremmo a dover chiudere anche noi, se il Governo va avanti su questa strada. Se questa situazione non cambia, arriveremo al collasso: il destino è segnato, se si taglia solo sulla base di sprechi presunti.
La risposta dell’Ateneo di Macerata a questa crisi sono le nuove assunzioni. Si stanno avviando per il 2009 nuovi concorsi per il personale tecnico-amministrativo e per giovani ricercatori. Vogliamo accrescere la nostra qualità. L’Università è una delle pochissime “aziende” della nostra provincia, ma anche della regione, che in questo periodo, invece di licenziare, assumono: è una vera e propria anomalia.
Dopo anni di politiche economiche all’insegna della parsimonia, assumiamo con concorsi per impieghi a tempo indeterminato, perché crediamo che siano necessarie delle garanzie per il futuro di giovani, che selezioniamo in maniera rigorosa. Assumeremo quasi 60 persone tra personale tecnico amministrativo e ricercatori. Questo è un segnale senza dubbio positivo: se ci fossero stati effettivamente degli sprechi, non sarebbe stato possibile. La mia critica alla recente Finanziaria non assume valore ideologico. Il Rettore Roberto Sani si può ricondurre solo al “Partito dell’Università” che non è né di destra né di sinistra. Abbiamo accolto con apprezzamento i provvedimenti che rispondevano alle esigenze del mondo accademico e polemizzato con quello che non soddisfacevano i nostri bisogni, qualunque fosse il Ministro firmatario”.
Torniamo indietro di qualche mese: il Senato Accademico ha preso le distanze dalla Legge 133 e dai provvedimenti del Ministro Gelmini con una mozione ufficiale e il 29 ottobre ha sospeso la didattica per permettere a docenti e studenti di partecipare a iniziative di discussione e riflessione sul futuro dell’Università. Cosa è rimasto dello spirito di quei giorni, oggi che di quei provvedimenti si cominciano a sortire gli effetti?
“La mozione, proposta e redatta dal Rettore, è stata approvata all’unanimità. Di quei giorni è rimasto lo spirito che ci ha portato a deliberare tutti insieme. Il Senato accademico è un Organo composto di rappresentanti di tutte le componenti del mondo universitario. Questa unanimità dimostra un atteggiamento responsabile e la consapevolezza che occorre non solo protestare, ma anche rimboccarsi le maniche. Anche il Piano Anti-crisi è stato recentemente approvato con la totalità dei voti favorevoli. È un’anomalia positiva, che ha permesso di agire collettivamente al di là delle appartenenze, nonostante la realtà eterogenea del Senato. Lo definirei un miracolo. I rappresentanti degli studenti hanno idee diverse, ma hanno collaborato ad un progetto comune al di là delle liste. In altri atenei, di fronte alla crisi e ai sacrifici, ci sono state spaccature e polemiche.
Il prossimo Consiglio di Amministrazione dovrà deliberare sulle numerose sponsorizzazioni e iniziative esterne finanziate dall’Università. Non possiamo aumentare le tasse, per questo dobbiamo abbandonare progetti in cui abbiamo creduto molto come Musicultura, la Lube e tante altre attività. Il peggio deve ancora venire e dobbiamo preservare il nucleo fondamentale dei nostri servizi”.
Anche a Macerata come nel resto degli Atenei italiani, è scoppiato il “fenomeno dell’Onda Anomala”. Gli studenti del movimento l’hanno accusata più volte di assenteismo. A che cosa sono stati dovuti i suoi silenzi?
“L’ho spiegato dettagliatamente in una mia intervista su Cittàteneo (http://webhouse.unimc.it/cittateneo/articoli.php?ID_art=800). Rispondo con poche battute. Il Rettore risponde solo in sedi istituzionali. Se qualche altro rettore ha parlato alle piazze l’ha fatto perché ha una sensibilità diversa dalla mia. Le valutazioni del Rettore possono anche coincidere con quella del movimento, ma vanno espresse in altri ambiti. C’è stata a mio avviso della confusione: non andava attaccato il Rettore per dei tagli decisi dal Governo sui quali, comunque, lui stesso ha espresso dissenso in altre sedi. Oltre al danno la beffa. Dobbiamo non solo fronteggiare le decurtazioni, ma anche ricevere critiche. Sono stati occupati degli spazi normalmente adibiti alla didattica. Perché danneggiare l’Università di Macerata per dei tagli voluti dal Ministero? Noi stiamo ancora protestando contro le disposizioni della 133 e combattiamo per non aumentare le tasse e tutelare i servizi. Ci aspettano mesi durissimi. L’Onda dov’è?”
Come giudica il fervore politico che comunque ha caratterizzato quei giorni?
“Nella mia carriera di studente prima e di docente poi ho visto numerosi movimenti prima dell’Onda. L’impegno dei rappresentanti degli studenti dà segnali interessanti, ma i movimenti vanno valutati più sulla lunga distanza”.
Sempre al Consiglio comunale aperto di lunedì sono state riscontrate delle difficoltà che gli studenti di Macerata si trovano a vivere quotidianamente. Come valuta Macerata come città Universitaria?
“Si riscontrano problemi generali che richiedono tempi molto lunghi per essere risolti. Macerata si trova su una collina isolata e arrivare in città non è affatto agevole. Non è ben collegata neanche dal punto di vista ferroviario. Queste difficoltà sono molto serie e spesso molti studenti decidono di non immatricolarsi a Macerata per questi disagi. Lo stesso vale per Camerino. Per il resto, non possiamo che riscontrare una grandissima disponibilità del Comune: è stato recentemente sottoscritta un’importante convenzione per alloggi e impianti sportivi. I problemi che Comune e Università potevano risolvere sono stati già affrontati, per il resto si tratta purtroppo di questioni più grandi di noi”.
Quali sono state le più grandi soddisfazioni come Rettore dell’Università di Macerata?
“Innanzitutto, l’aver inaugurato la Scuola di Studi Superiori G. Leopardi. Giovani destinati a grandi cose e accuratamente selezionati da un comitato scientifico internazionale possono seguire corsi aggiuntivi gratuitamente.
In pochi anni, inoltre, le Eum, le Edizioni Università di Macerata, sono cresciute fino a pubblicare 50/60 libri all’anno, dando rilievo scientifico alle pubblicazioni dell’ateneo anche a livello internazionale.
Mi dà molta soddisfazione anche aver impostato un governo collegiale dell’Ateneo, delegando alcune funzioni del rettore a docenti esperti e trovando l’unanimità degli Organi di Governo in scelte importanti. Siamo stati uno dei primi atenei italiani ad uniformarsi alla riforma Mussi con un’offerta formativa appetibile ma senza eccessi. Questo ci ha premiato: il numero degli iscritti non è calato quest’anno.
Il nostro sistema di E-Learning ci viene invidiato in tutta Europa, forse è il migliore in Italia. Viene adottato dall’UE per numerosi progetti.
Come è avvenuto anche di recente, inoltre, moltissimi nostri ricercatori vengono premiati e riconosciuti all’estero. Sono tutti giovanissimi: questo dimostra che il sistema funziona”.
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