di Laura Boccanera
Ibrahima Cisse potrebbe essere morto annegato. Nel tratto di mare dove si trovava il 13enne deceduto lunedì a Civitanova (leggi l’articolo), l’acqua è alta due metri per la presenza di un avvallamento nel fondale. E’ quanto emerso dalle testimonianze raccolte dalla Capitaneria di porto che ha sentito i compagni del ragazzino e i soccorritori. In quel punto l’acqua passa da un metro a due, improvvisamente. Intanto questa mattina all’ospedale di Civitanova si è svolto il riconoscimento da parte dei parenti del ragazzino, il padre, di 32 anni e lo zio.
Il medico legale Antonio Tombolini ha effettuato per ora solo l’esame esterno del corpo in attesa di capire se il procuratore disporrà anche l’autopsia. Presente anche il comandante della Capitaneria di porto Michele Grottoli che segue l’indagine. Il tredicenne dunque sarebbe morto per annegamento. Non sapeva nuotare e il cambio repentino dell’altezza dell’acqua lo avrebbe quindi colto di sorpresa fino al tragico epilogo.
Il comandante Michele Grottoli questa mattina all’obitorio assieme al padre e allo zio del ragazzino
La salma non è ancora stata restituita ai parenti (la mamma, giovanissima vive in Senegal). Prima del rimpatrio che sarà curato dal consolato senegalese in Italia con sede ad Ascoli i familiari terranno una cerimonia religiosa con rito musulmano a Civitanova, per un ultimo saluto a Ibrahima e a quanti in questi 8 mesi di vita in Italia si erano già affezionati a lui. Dopo di che tornerà nella sua terra d’origine, a Kaffrine, città villaggio del Senegal centrale. Ieri i giovanissimi della Civitanovese hanno dedicato al 13enne morto, calciatore della Vis Civitanova, la partita disputata e scritto in una maglietta un saluto di addio.
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Povero tesoro! Una cosa terribile