di Gianluca Ginella
Due anni per maga Clara: questa la sentenza decisa dal giudice Giovanni Manzoni che oggi pomeriggio ha condannato la famosa guaritrice di Potenza Picena accogliendo le richieste avanzate dal pm.
Maria Clara Romano, 72 anni, più conosciuta come maga Clara, è stata condannata a due anni e 600 euro di multa oltre a 1.500 euro di risarcimento ad una sua cliente che si era costituita parte civile. La sentenza è stata emessa oggi pomeriggio dal giudice Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata. Che ha condannato la nota maga per truffa per sei dei 13 casi che venivano contestati alla guaritrice. Per gli altri episodi è stata assolta (per 3 casi), c’è stata la prescrizione per un episodio e per altri mancava la denuncia. I fatti che venivano contestati alla maga vanno dal 2002 al 2007. Ad attendere la sentenza c’era un nutrito gruppo di sostenitori della maga, una ventina di persone, forse più, che sono rimaste in aula fino a quando il giudice ha letto il dispositivo della sentenza. Nel decidere, il magistrato ha accolto la richiesta di pena avanzata la precedente udienza dal pm Stefano Lanari. La maga, che tra i suoi clienti vantava personaggi notissimi come l’allenatore di calcio Sven Goran Eriksson e l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti, era accusata di avere prospettato, attraverso le pubblicità su giornali e sul web, capacità sia di operare guarigioni, sia di poter incidere su eventi di particolare effetto mediatico come, ad esempio, i mondiali di calcio. Sempre secondo l’accusa, la maga avrebbe fatto credere ad alcuni clienti che se non si fossero sottoposti ai suoi riti sarebbero insorti mali peggiori se non la morte. Chi si rivolgeva alla maga poteva pagare somme che andavano dai mille ai 5mila euro.
“E’ una sentenza che non condivido, frutto di un pregiudizio del mondo dell’occultismo che non è in linea con le risultanze del processo – dice l’avvocato Gianfranco Formica, che insieme al legale Nazzareno Ciucciomei assiste la maga –. Forse con questa sentenza si vuole anche esprime un giudizio contro queste attività e questo non è consentito ad un giudice. Sul fatto che faremo appello non ci piove. Nel processo c’è solo una cliente che l’accusa, quella che non ha cacciato una lira e che si è contraddetta mille volte nel racconto dei fatti. Il reato di truffa non c’è: i clienti hanno detto tutti di aver versato denaro spontaneamente e senza condizionamenti”.
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