Il Coordinamento dei comitati cittadini marchigiani coinvolti dal progetto dell’elettrodotto Fano-Teramo ha scritto una lettera aperta ai parlamentari eletti nelle Marche:
“L’inchiesta della Procura di Ancona sul biogas, che vede rinviati a giudizio funzionari regionali per corruzione e inquinamento, l’inchiesta della Provincia di Macerata, da cui risulta che il cinquanta per cento degli impianti fotovoltaici è fuorilegge, confermano il sospetto che, con la scusa della green economy, imprenditori spregiudicati e funzionari infedeli abbiano sfregiato il nostro territorio per ottenere contributi pubblici e facili guadagni . Ma, come sapete, un’altra minaccia incombe sulle Marche, quella del raddoppio dell’elettrodotto Fano-Teramo, una struttura che dividerebbe verticalmente in due la regione, non risparmiando le nostre colline , chiudendo in un recinto elettrificato i monti azzurri di Leopardi, e il parco Nazionale dei Sibillini. Il Consiglio regionale per ben due volte, all’unanimità, si è dichiarato contrario al progetto, ma la Giunta non ha ancora accolto la raccomandazione e non ha revocato la delibera che mantiene in vita un disegno ormai riconosciuto obsoleto, inutile per gli interessi del territorio e portato avanti senza alcun rispetto di diritti e di leggi. Una delegazione di cittadini è stata ricevuta il quindici di questo mese in Regione dalla Commissione Ambiente il cui Presidente si è impegnato, in tempi brevissimi, a portare in Giunta la decisione. Questo ci conforta, ma non fornisce sufficienti garanzie perché troppi segnali indicano la sopravvivenza nell’Amministrazione di un gruppo di persone capaci di sfidare non solo il giudizio dei cittadini ma anche la stessa Magistratura inquirente pur di portare a conclusione determinati affari. E il raddoppio dell’elettrodotto sembra proprio essere uno di questi affari. Dopo un ennesimo esposto alla Procura di Ancona torniamo a sollecitare anche Voi affinché diate un segnale della Vostra attenzione su questa vicenda, confortando i membri del Consiglio che si sono schierati con le ragioni del territorio e ammonendo chi pensa di poter decidere dei destini dei cittadini senza dover rendere conto del proprio operato. Solo dopo la revoca della delibera sarà infatti possibile ragionare insieme di ciò che serve alle Marche, di quali sono i suoi vincoli con i territori confinanti e convincere il proponente che se è capace di trasportare energia attraverso l’Adriatico, può utilizzare le stesse tecnologie per realizzare le sue ambizioni internazionali nel rispetto della nostra terra. Ci impegniamo a monitorare la situazione e a tenerVi costantemente informati sugli sviluppi di quanto accade nella regione che Vi ha dato il suo suffragio e che attende ora il Vostro aiuto. Daremo la più ampia diffusione a questa lettera e a quelle future, proprio perché tutti sappiano che anche Voi sapete.”
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