«Operaio ucciso da un distributore»
Prosciolte due persone

CINGOLI - Entrambi i dipendenti erano accusati di omicidio colposo. A perdere la vita nell'incidente Alija Ahmedi, operaio della ditta Carnj. Gli avvocati difensori Valentina Romagnoli e Andrea Netti: «La sentenza ha fatto chiarezza anche sulla posizione del nostro assistito, il quale ha operato nel pieno rispetto delle istruzioni ricevute»

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Gli avvocati Valentina Romagnoli e Andrea Netti

di Alessandro Luzi

Distributore cade e uccide un dipendente della ditta Carnj: due operai assolti dall’accusa di omicidio colposo. Ieri la sentenza del giudice Federico Simonelli del tribunale di Macerata. A finire sotto accusa per quei fatti Michael Squartini, 29 anni, di Ancona, e Luca Verdenelli, 48 anni di Ancona. Entrambi sono stati assolti «per non aver commesso il fatto». Raffaele Barchesi, 51 anni, residente ad Agugliano aveva patteggiato un anno e 2 mesi nell’udienza preliminare.

I fatti sono avvenuti nel 2019 a Cingoli. Il 13 marzo c’è stato l’incidente. Poi il successivo 3 settembre l’operaio ferito Alija Ahmedi, macedone, è morto a causa delle ferite riportate.

Secondo la ricostruzione fatta dall’accusa (pm Lorenzo Pacini), quel giorno tre dipendenti di una ditta di distributori automatici stavano trasportando un distributore di alimenti e bevande lungo le scale dell’azienda. Secondo l’accusa gli imputati non avrebbero messo in atto tutte le azioni necessarie a garantire che nessuna persona entrasse nella zona dove stavano muovendo il distributore. L’operaio era entrato sulle scale e proprio in quel momento il distributore era caduto, travolgendolo. Nel corso del processo, durato oltre 5 anni, la difesa ha sempre respinto le contestazioni.

Gli avvocati del 29enne, Valentina Romagnoli e Andrea Netti dicono: «La sentenza di assoluzione, pronunciata dal tribunale di Macerata, arriva all’esito di una lunga e complessa istruttoria dibattimentale, durata oltre cinque anni, nel corso della quale abbiamo ripercorsi i fatti ed illustrato le misure di sicurezza assunte da Liomatic e dagli operatori che si erano occupati delle attività di movimentazione del distributore. Già all’esito delle indagini, la procura di Macerata aveva vagliato l’efficacia di tali misure e del Modello 231 adottato, escludendo qualsiasi profilo di responsabilità dell’azienda. La sentenza ha fatto chiarezza anche sulla posizione del nostro assistito, il quale ha operato nel pieno rispetto delle istruzioni ricevute e secondo la formazione che gli era stata impartita da Liomatic. La nostra lettura è stata, fra l’altro, condivisa anche dal pubblico ministero che all’esito della propria requisitoria ha ritenuto di formulare, per primo, richiesta di assoluzione del nostro assistito, escludendo la sussistenza di profili di colpa a suo carico».

Per il 48enne, difeso dal legale Michele Casali (ieri sostituito da Lucrezia Massaccesi), il pm aveva chiesto la condanna a 2 anni, per il 29enne l’assoluzione.

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