«Papà disegna le scimmie blu»
Paolo Copponi da Trodica ad “Avatar”
La sua mano sugli effetti speciali

BLOCKBUSTER - Il 39enne di Morrovalle in uno dei gruppi che si sono occupati della resa grafica di “Fuoco e cenere”, l'ultimo capitolo della saga di James Cameron che esce oggi al cinema. «È un lavoro estremamente specialistico. La maggior parte delle persone che non sono del settore non immagina quanto lavoro e quanta minuzia di particolari ci siano dietro una produzione cinematografica, anche solo per una scena di pochi secondi»

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Paolo Copponi

di Leonardo Giorgi

«Papà per lavoro disegna le scimmie brutte». Tra quelle scimmie brutte però ci sono quelle tutte blu, nate della mente di James Cameron, protagoniste di film capaci di generare miliardi di dollari al botteghino. L’ultimo capitolo, “Avatar: fuoco e cenere”, esce oggi. Dietro le quinte del film ambientato sul pianeta Pandora, c’è anche Paolo Copponi, 39enne di Trodica di Morrovalle: si è occupato degli effetti speciali.

Per i suoi figli, quello che fa il papà è molto semplice: «Fa i quadratini al computer». La realtà è più complessa. Paolo è “visual effects supervisor”, una figura chiave nel mondo del cinema attuale, con quindici anni di esperienza nell’industria degli effetti speciali. Dal 2011 ha lavorato prima come artista, poi come supervisore e team leader, coordinando squadre di professionisti internazionali per i principali studios mondiali: Weta Fx, Mpc, Pixomondo, Rodeo Fx, Axis Studios, Dneg, Egg Post Production. Una carriera che lo ha portato in giro per il mondo, da Dublino a Pechino, da Vancouver a Montreal, da Bristol fino a Wellington.

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La sua filmografia ha spaziato tra universi e generi diversi: “Transformers: Rise of the beasts”, “Sonic the hedgehog”, “Jumanji: the next level”, “Pokemon: detective Pikachu”, “Ad astra”, solo per citarne alcuni. Ha collaborato a serie tv come “The boys” e “Tales from the loop”, e persino al videogioco cult “Diablo II: resurrected”. Ma lavorare al nuovo “Avatar” rappresenta un traguardo speciale. «È stato un grande traguardo personale poter lavorare a questo progetto (la foto del primo film Avatar era sulla copertina della sua tesi di specializzazione, ndr). È sicuramente un progetto molto prestigioso per chi è del settore, a cui tutti ambiscono. Una grande opportunità professionale di collaborare con una delle aziende top leader del settore, con standard di lavoro di altissimo livello e artisti e collaboratori di altissimo livello».

Come spesso accade in questo settore, lui e l’azienda erano da anni in contatto (l’azienda dispone di un database interno di profili accuratamente selezionati che gli artisti possono aggiornare e in base al profilo richiesto in quel momento attingono al database), quindi è stata una combinazione di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, ma anche con le competenze e la preparazione necessarie. Ma cosa fa esattamente un visual effects supervisor? «La gente non sa che cosa faccio nella vita e non riesco neanche a spiegarlo» ammette Paolo. «È un lavoro estremamente tecnico e specialistico. La maggior parte delle persone che non sono del settore non immagina quanto lavoro e quanta minuzia di particolari ci siano dietro una produzione cinematografica, anche solo dietro una scena di pochi secondi. Quante persone coinvolte, quante ore di lavoro».

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Un momento del film “Avatar: fuoco e cenere”

La post-produzione è suddivisa in reparti altamente specializzati: c’è chi modella le figure, chi si occupa degli scenari, chi delle luci, chi delle telecamere virtuali che riprendono all’interno della scena digitale. Il team di Paolo si dedica in genere agli effetti come esplosioni, fumo, onde, spruzzi. Altri ancora si occupano del “crowd”, i grandi gruppi di personaggi come mandrie di animali o eserciti di soldati, o della creazione del pelo degli animali.

«Nel film dei Pokemon ho passato mesi a lavorare sulla parte del film dove si vede una montagna che si sgretola» ricorda Paolo. «In “Il cacciatore e la regina di ghiaccio” mi sono dedicato per quasi un anno ai movimenti della collana di uno dei personaggi». Quando è passato al ruolo di Lead e supervisore, le responsabilità sono cambiate. «Diventa fondamentale riuscire a fare una buona programmazione, perché ogni piccolo ritardo o imprevisto si traduce in penali da migliaia di dollari per l’azienda. Bisogna comunicare in modo efficace all’interno del team ma anche con gli altri anelli della catena di produzione. La parte interessante è dover interpretare e capire le idee, le visioni e le sfumature del regista o del cliente, e riuscire a realizzarle in produzione, trasmetterle a tutto il team».

La pressione può essere enorme. «È fondamentale riuscire a mantenere alta la motivazione, l’unione e l’umore del gruppo, soprattutto nei periodi di lavoro intenso dove si può arrivare a trascorrere per giorni anche 12, 14 o più ore davanti al pc per riuscire a rispettare la consegna». Il settore in Italia è ancora poco sviluppato, spiega Paolo. «L’Europa in passato aveva grandi aziende, oggi invece le logiche commerciali portano queste grandi multinazionali a spostarsi in giro per il mondo. Capita sempre più spesso di dover saltare dalla Cina al Canada, dall’Australia all’India. Questo può portarti a stare mesi lontano da casa, ma ti offre anche la possibilità di vivere e conoscere diverse culture».

Quando non è davanti al computer a creare mondi virtuali, Paolo è un papà affettuoso e giocherellone, grande appassionato di giocattoli e re delle costruzioni. Ama il calcio, le moto e la Formula uno, e – testimonia la famiglia – è un cuoco specializzato in pizza e barbecue. E quelle “scimmie brutte” che disegna? Continueranno a far sognare milioni di spettatori in tutto il mondo, ignari che tra le stelle di Pandora ci sia anche un pezzo di Trodica.



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