Sulle orme di San Romualdo,
il cammino che unisce spirito e comunità

POGGIO SAN VICINO - Presentato il progetto “Viae Sancti Romualdi”, un itinerario di 500 chilometri tra natura, storia e fede. La sindaca Sara Simoncini: «Noi, gente di campagna, dobbiamo essere come gli eremiti di una volta»

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L’incontro a Poggio San Vicino

«Noi, gente di campagna, dobbiamo essere come gli eremiti di una volta». Si apre con queste parole della sindaca di Poggio San Vicino, Sara Simoncini, l’incontro di domenica scorsa dedicato alla presentazione del percorso “Viae Sancti Romualdi” (Vsr), iniziativa volta a valorizzare il patrimonio storico, naturalistico e spirituale legato alla figura di San Romualdo e alla tradizione camaldolese del territorio del San Vicino.

«L’importanza dei cammini rispecchia la cura dello spirito e del corpo» dice ancora la sindaca, introducendo alla numerosa platea il team del progetto Vsr, che punta al completamento del percorso in vista della commemorazione dei mille anni dalla morte di San Romualdo, che si celebrerà nel 2027.

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Il cammino si sviluppa per 500 chilometri in trenta tappe, attraversa la Romagna, la Toscana e l’Umbria, per poi concludersi nelle Marche, a Fabriano, dove sono conservate le spoglie del santo. Un itinerario che racconta un frammento importante della storia del monachesimo, seguendo luoghi e rotte romualdine e benedettine. L’incontro a Poggio San Vicino mira anche a coinvolgere la comunità locale, affinché diventi parte attiva di un circuito virtuoso capace di generare valore culturale, sociale ed economico. I cammini rappresentano infatti una risorsa sempre più rilevante per un turismo lento ed esperienziale, perfettamente in linea con l’identità dell’entroterra marchigiano.

Il presidente di Vsr, Daniele Morelli, si rivolge direttamente ai cittadini: «Vogliamo collaborare con voi. Da parte nostra daremo visibilità alle tappe e porteremo persone». Il sito ufficiale del progetto raccoglie la storia del cammino, approfondimenti sul santo, indicazioni naturalistiche e culturali, strutture convenzionate e guide digitali, mentre sul territorio è stata installata una segnaletica coordinata che assicura un linguaggio condiviso lungo l’intero percorso.

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In questo modo – sottolinea don Cesare Bovinelli, monaco camaldolese di Fonte Avellana – si ricostruisce un legame con la memoria antica: «A un certo punto della storia ci siamo scollegati dalla nostra storia e da questi luoghi». La figura di Romualdo, aggiunge, tiene insieme questa trama: un uomo che ha iniziato a camminare perché non si sentiva più in armonia con il monastero, fondando comunità eremitiche che proponevano un’alternativa nel panorama della Chiesa dell’epoca. «La vita eremitica non è isolamento: piccoli gruppi in luoghi appartati che si riuniscono per pregare e accogliere. L’eremita si nasconde per essere più in contatto con il mondo».

Il pellegrino contemporaneo percorre dunque un tragitto carico di significati antichi, arricchiti dall’incontro con le comunità locali. Per i piccoli centri, spesso marginali, questa è un’occasione per rileggere la propria storia, riattivarne il valore e renderlo condivisibile. A chiudere l’incontro è Maurizio Serafini, in rappresentanza del Comune di Fabriano: «Un cammino si radica solo se c’è una comunità che accoglie. I suoi pilastri devono essere solidarietà e conoscenza». Grazie alla ricorrenza del millenario, conclude, si è attivato un movimento virtuoso che invita a riscoprire la figura di San Romualdo, la sua eredità e la bellezza discreta dei luoghi che ne hanno plasmato il ritmo e lo spirito.

(m. s.)



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