
di Monia Orazi
Trote che crescono più del doppio rispetto agli standard e con proprietà antiossidanti significativamente superiori: sono i risultati del progetto AgriFish dell’Università di Camerino, che si è aggiudicato la Start Cup Marche 2025, la business plan competition riservata a studenti e ricercatori con idee imprenditoriali innovative.
Il progetto, che ha l’obiettivo di trasformare gli scarti agricoli in una risorsa sostenibile ad alto valore aggiunto producendo un mangime innovativo per l’acquacoltura, è stato proposto da Germana Borsetta, Sauro Vittori e Martina Quagliardi della scuola di Scienze del farmaco e dei prodotti della salute dell’ateneo camerte.

Il progetto è nato dall’intuizione della ricercatrice Germana Borsetta e presentato nel 2020 alla partnership Prima, gestita a livello europeo con il coinvolgimento del ministero italiano della ricerca. «Non siamo stati finanziati nel 2020, ma abbiamo avuto suggerimenti molto positivi», spiega Sauro Vittori, coordinatore del progetto.
«Lo abbiamo ripresentato nel 2021, migliorandolo sulla base di quanto richiesto e abbiamo ottenuto il finanziamento» attraverso i fondi Horizon2020-Prima. Avviato il primo giugno 2022, il progetto terminerà a dicembre 2025.

«Nell’ultima prova abbiamo ottenuto risultati ben oltre le nostre speranze e aspettative – spiega Vittori -. Per quanto riguarda il peso alla fine dei tre mesi le trote che hanno assunto il mangime tradizionale erano aumentate di circa il 50%, le trote che si sono alimentate con la dieta sperimentale sono arrivate a un peso medio di 210-215 grammi l’una, l’aumento ponderale è stato di circa il 110-115%, molto di più, un risultato enormemente interessante anche per un allevatore».

La formulazione si basa per oltre il 50% su ingredienti vegetali provenienti da scarti agroalimentari del territorio marchigiano. «Vorrei specificare che significa scarti – riprende Vittori -. I nostri ingredienti sono lo scarto della pastificazione, sia di cereali sia di legumi, che significa una pasta che è venuta bruttina come forma, quindi viene scartata, ma in realtà ha esattamente la stessa composizione della pasta che invece è bella da vedere».
Tra gli ingredienti, un ruolo centrale lo ricoprono le vinacce. «Abbiamo studiato a fondo le caratteristiche antiossidanti, contenuto fenolico totale di sei varietà di uve della regione: Lacrima di Morro d’Alba, Montepulciano, Merlot, Vernaccia Nera, Passerina e Verdicchio», illustra il ricercatore. «In tutti questi studi il vinacciolo di Lacrima ha primeggiato in maniera importante, quindi abbiamo usato vinacce e vinaccioli per la nostra formulazione del mangime».

Inoltre sono stati inseriti anche «lattobacilli e erbe mediche, nello specifico aglio in polvere, che è abbastanza risaputo con una serie di proprietà positive per la salute, antimicrobiche eccetera», aggiunge Vittori.
Il mangime riduce del 40% l’utilizzo di materiale derivante da animali marini rispetto alle formulazioni tradizionali. La sperimentazione ha coinvolto complessivamente 900 trote fario nella prima fase e 400 trote iridee nella seconda. «Siamo partiti in questa ultima sperimentazione con due gruppi da 100 trote, alle quali veniva somministrata la dieta sperimentale e due gruppi di 100 trote alle quali veniva somministrata la dieta di controllo, con un peso medio di circa 100 grammi per ogni trota» spiega il professore.
Il risultato è stato sorprendente anche sul fronte della salute degli animali: «Su 200 trote alimentate per tre mesi con questa alimentazione sperimentale nessuno ha avuto problemi di salute, nessuna è morta, è chiaro che in qualunque allevamento quando abbiamo centinaia di animali qualcosa può succedere».
Le analisi hanno rivelato dati significativi per il consumo umano. «Abbiamo studiato le proprietà antiossidanti delle trote sia sulla trota intera e sia sul filetto che è la parte più interessante perché è quella che poi mangiamo», spiega Vittori. «Per il filetto di trota la differenza è significativa decisamente a favore delle trote che si sono nutrite con dieta sperimentale».
Sul contenuto fenolico, il coordinatore fornisce i numeri: «Per quanto riguarda il filetto di trota abbiamo un valore medio del Tpc pari a circa 12 per le trote controllo, mentre per il filetto di trota che è stata nutrita con la dieta sperimentale siamo a circa 27, quindi un po’ più di due volte.
Con questa dieta la trota diventa un alimento funzionale naturale, è chiaro che per sostenere dal punto di vista scientifico e normativo questo c’è bisogno di altri studi, però nei fatti i dati che abbiamo ci dicono che i risultati sono estremamente interessanti e meritevoli di ulteriori approfondimenti», conclude Vittori.
Gli studi di life cycle assessment, condotti dalla ricercatrice Germana Borsetta, mostrano un impatto ambientale significativamente inferiore nel produrre il mangime sperimentale, rispetto a quello tradizionale.

«La valenza di questo progetto è elevata e ci è stata riconosciuta dal fatto che siamo arrivati i primi come progetto nella Start Cup Marche, una competizione tra idee innovative che si tiene ogni anno collegata a tutta la regione Marche, idee innovative che possono secondo la giuria diventare impresa», racconta Vittori.
Il progetto coinvolge tre Paesi: oltre all’università di Camerino come capofila, partecipano il Cnr Irbim di Ancona, l’università di Valencia in Spagna e l’università di Tiaret in Algeria.
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