Che fine ha fatto l’acqua?
Storia di una provincia in secca

CRISI - I comuni stringono la cinghia e vietano l'uso "superfluo" delle risorse idriche. Non è solo questione di scarsità di piogge ma anche di burocrazia. E il problema coinvolge oltre trentamila residenti del Maceratese

- caricamento letture
galleria-di-captazione-tennacola

Galleria di captazione del Tennacola

di Monia Orazi

Quando trentaseimila persone rischiano di restare senz’acqua, ogni giorno conta. Ma nel labirinto delle competenze amministrative, anche un’emergenza certificata può incagliarsi negli ingranaggi della burocrazia. È quanto accaduto con il decreto regionale che avrebbe dovuto autorizzare, in deroga, i prelievi ridotti dalla sorgente Capotenna del fiume Tenna: firmato, repertoriato, pronto per essere trasmesso agli enti interessati. E poi annullato, prima ancora di vedere la luce.

Il motivo? Una questione di «profili di illegittimità» sollevata dai funzionari del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Secondo la loro interpretazione, la Regione avrebbe dovuto acquisire preventivamente il nulla-osta previsto dalla legge sulle aree protette, prima di autorizzare qualsiasi deroga al deflusso minimo vitale.

Un passaggio che la direzione ambiente e risorse idriche aveva valutato di posticipare, vista l’urgenza della situazione e «l’evidente tendenza al peggioramento» della crisi.

E mentre i rubinetti si chiudono a Urbisaglia, Mogliano, Petriolo, ecco che si apre un altro fronte: Tolentino chiede alla Regione, tramite l’Ato3, la convocazione urgente del comitato provinciale di protezione civile «affinché autorizzi un prelievo aggiuntivo temporaneo dall’acquedotto del Nera».

Una scelta simile era già stata fatta in passato, nel gennaio 2024, per un’altra situazione analoga: prima si autorizza, poi si trasmette al Parco per eventuali integrazioni. Ma questa volta i funzionari dell’ente hanno alzato la mano. Risultato: il decreto 199 del 13 novembre, che avrebbe consentito alla società Tennacola di ridurre i rilasci ambientali per garantire l’acqua ai comuni montani, è stato annullato in autotutela il 15 novembre.

I dati parlano chiaro. A ottobre 2025, la portata media prelevata dalla sorgente Capotenna è crollata a 67 litri al secondo: un valore «addirittura inferiore al corrispondente valore minimo mensile del periodo 1998-2023», inferiore persino ai livelli del 2022 e 2024, quando era stato dichiarato lo stato di emergenza siccità per l’intera regione. La situazione di severità idrica locale nel territorio dell’Aato 4, che comprende diciotto comuni della fascia medio-collinare e montana tra Fermo e Macerata, è stata classificata come «media» dall’osservatorio sugli utilizzi idrici già dalla seconda settimana di settembre, «in peggioramento» nelle settimane successive.

Le ragioni sono note: precipitazioni scarse e mal distribuite tra settembre e ottobre, temperature sopra la media, un trend pluriennale di riduzione delle portate sorgive «in parte probabilmente influenzato anche dagli eventi sismici del 2016-2017». A ciò si aggiunge il vincolo imposto alla stessa Tennacola di limitare i prelievi a un massimo di 95 litri al secondo, dopo il giudizio negativo di valutazione di incidenza espresso dal Parco a fine novembre 2024.

cascata-torrente-tennacola

Il risultato è che da luglio il gestore ha dovuto attivare in modo massiccio i campi pozzi di soccorso alluvionali, normalmente utilizzati solo d’estate: a ottobre il prelievo dai pozzi ha raggiunto i 245 litri al secondo, un livello superiore persino a quello dell’anno della siccità dichiarata. E tutto questo mentre le portate delle sorgenti montane, quelle che alimentano direttamente i comuni dell’interno, continuavano a scendere sotto la soglia di allarme dei 165 litri al secondo.

Il decreto annullato prevedeva una soluzione graduale: autorizzare la riduzione dei rilasci ambientali dalla sorgente a 18 litri al secondo (un terzo del deflusso minimo vitale ordinario di 45 litri) quando la portata complessiva delle sorgenti Capotenna e Giampereto-Tennacola scendesse sotto i 165 litri; e addirittura a soli 6 litri al secondo (un decimo del Dmv) se la portata complessiva, già con il primo livello di deroga applicato, fosse calata sotto i 140 litri o si fossero verificate interruzioni dell’approvvigionamento superiori alle sei ore continuative.

fontana-acqua-siccita-1-650x488

Condizioni severe, subordinate all’emanazione di ordinanze sindacali di limitazione dei consumi in tutti i comuni dell’ambito e accompagnate da un rigoroso sistema di monitoraggio settimanale delle portate, con trasmissione dei dati sia alla Regione che al Parco. Una deroga temporanea, valida solo fino al 31 dicembre 2025, pensata per «un approccio equilibrato tra le esigenze di approvvigionamento idropotabile e quelle di tutela ambientale».

Ma non è bastato. Perché nel frattempo, tra la firma del decreto e la sua trasmissione, sono iniziati «alcuni confronti con funzionari del parco nazionale dei monti Sibillini, ai quali era stata anticipata per vie brevi l’indicazione che sarebbe stato emanato il decreto di deroga». Ed è lì che è emersa la divergenza interpretativa sulla necessità del parere preventivo.

La captazione della sorgente Capotenna e anche della sorgente di San Chiodo del Nera, ricade all’interno del parco nazionale dei monti Sibillini, in un sito Natura 2000, e questo rende necessario secondo l’interpretazione dell’Ente parco il nulla-osta ai sensi dell’articolo 13 della legge quadro sulle aree protette e dell’articolo 5 del Dpr 357/1997. Ma la gestione delle risorse idriche e delle deroghe al deflusso minimo vitale in caso di emergenza è competenza regionale.

Due normative, due enti, due logiche: quella della tutela ambientale dell’area protetta e quella della sicurezza dell’approvvigionamento idropotabile. Entrambe legittime, entrambe necessarie. Ma quando si sovrappongono in situazioni di emergenza, il rischio è la paralisi decisionale.

L’annullamento del decreto del 13 novembre 2025 un passo indietro per poter andare avanti. Ma nel frattempo, i rubinetti continuano a chiudersi e i serbatoi a svuotarsi. Stop anche a Camerino e Macerata, così come Urbisaglia, Mogliano, Petriolo. I consiglieri regionali del Pd Leonardo Catena e Fabrizio Cesetti hanno presentato un’interrogazione alla Giunta regionale. La Prefettura di Fermo è stata informata. Il gestore Tennacola ha espresso «forte preoccupazione per la situazione non più sostenibile venutasi a determinare, che prefigura futuri scenari da protezione civile».

Crisi idrica, razionamenti a Macerata. Interrogazione sull’acqua in Regione

Crisi idrica, dopo Urbisaglia razionamenti anche a Mogliano e Petriolo

Crisi idrica, stretta dell’Assm: no al lavaggio delle auto e al riempimento delle piscine

Urbisaglia a secco: acqua razionata per una settimana



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X