
Emiliano d’Auria Brooklin Bound
di Marco Ribechi
Lunghi e sentiti applausi per il concerto di Emiliano D’Auria e il suo quintetto internazionale Brooklyn Bound, andato in scena ieri sera al Teatro Lauro Rossi, nell’ambito del Macerata Jazz Winter. Una vera e propria esperienza immersiva in un viaggio sonoro attraverso il jazz contemporaneo è stata offerta a un pubblico attento e numeroso. Platea sold out e anche molti palchetti occupati testimoniano la forza di questa realtà che da 56 anni porta il grande jazz a Macerata. Dopo la spettacolare esibizione di Tullio de Piscopo (leggi l’articolo) ieri è stata la volta di Emiliano d’Auria, pianista, compositore e arrangiatore di Ascoli.

Emiliano d’Auria
Con lui Jacopo Ferrazza, uno dei principali contrabbassisti italiani, e tre grandi musicisti della scena newyorkese: Philip Dizack alla tromba, Godwin Louis al sax alto e Joe Dyson alla batteria. Tema portante dell’intero concerto le storie degli emigranti verso il sogno americano, raccontate attraverso i due album “The Baggage Room”, che trae nome dalla stanza dei bagagli di Ellis Island, primo sbarco dei migranti, e “Meanwhile” che invece racconta le sfide di chi è riuscito a costruirsi una nuova identità. Lo show ha fatto parlare la musica, con pochissime e misurate spiegazioni da parte degli artisti, lasciando che il flusso compositivo guidasse l’emozione, interrotto unicamente dagli scroscianti applausi del pubblico.

Jacopo Ferrazza
Il cuore pulsante e l’impalcatura portante dell’intera performance è stata la sezione ritmica, di una sincronicità impressionante. Il contrabbasso essenziale e solido di Jacopo Ferrazza ha fornito una base melodica profonda, ma la vera forza motrice è emersa dalla batteria, dove Joe Dyson ha offerto una prova virtuosistica e inarrestabile, guidando il quintetto con una dinamica potente e un fraseggio ritmico sofisticato che ha tenuto l’intera composizione in costante, ma controllata, evoluzione.

Joe Dyson
Se la sezione ritmica è stata la spina dorsale, i veri narratori della serata sono stati i fiati: il sassofono alto di Godwin Louis e la tromba di Philip Dizack hanno dato vita a un dialogo scintillante e audace, alternando assoli carichi di energia newyorkese a momenti di lirismo evocativo. A tessere il “tappeto sonoro” su cui si è sviluppata tutta l’architettura musicale è stato, con maestria e sensibilità, il leader del quintetto, Emiliano D’Auria, le cui composizioni hanno saputo unire la complessità del jazz moderno con una sensibilità melodica squisitamente europea.

Godwin Louis e Philip Dizack
Una serata che ha confermato Emiliano D’Auria come una delle figure più interessanti del panorama jazzistico attuale, e ribadito che il Macerata Jazz, giunto alla sua 56ª edizione, continua a regalare momenti di grande musica sia per il valore artistico intrinseco degli artisti che per la qualità di un’offerta culturale così elevata e difficile da trovare nel territorio maceratese.
L’appuntamento con la rassegna si rinnova sabato prossimo, 15 novembre, alle ore 21:15, sempre al Teatro Lauro Rossi, con l’esibizione di Fabrizio Bosso Spiritual Trio.
(Foto di Silvestro Viale)

Il pubblico del Lauro Rossi
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