«Minacce di morte al sindaco
e all’ex assessore Giombetti»
Un 51enne patteggia 4 mesi

TOLENTINO - L'episodio nell’area container. Oggi l'udienza predibattimentale al tribunale di Macerata. La pena è stata convertita in 1200 euro di multa. La difesa: «L'uomo era arrabbiato perchè non aveva l'acqua, poi ha chiesto scusa». L'ex assessore è parte civile (insieme a un vigilante): «Il Comune si è voltato dall'altra parte. Scriverò al Ministro per revocare il contributo di 23mila euro assegnati per quei fatti»

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L’ex assessore Flavia Giombetti

di Alessandro Luzi

Minaccia di morte il sindaco di Tolentino Mauro Sclavi e l’ex assessore alla Ricostruzione Flavia Giombetti: un 51enne patteggia 4 mesi. A finire sotto accusa al tribunale di Macerata, A. L., albanese residente a Tolentino. Oggi si è svolta l’udienza predibattimentale.

Al 51enne venivano contestate anche le minacce a tre vigilanti che, incaricati dall’amministrazione, svolgevano i servizi di controllo nell’area container per i terremotati in via Cristoforo Colombo.

I fatti contestati dall’accusa, sostenuta dal pm Lorenzo Pacini, risalgono al 23 gennaio 2023. Secondo l’accusa quel giorno il 51enne avrebbe prima minacciato due vigilanti dicendo loro cose come: «Voi non sapete chi sono io. Voi non avete idea di come sono gli albanesi cattivi, ve lo faccio vedere io».

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L’avvocato Marco Romagnoli

Poi, prosegue l’accusa, l’uomo avrebbe minacciato di morte il sindaco e l’ex assessore dicendo cose del tipo: «Vi sparo a tutti voi della vigilanza, alla Giombetti e al sindaco». L’accusa parla anche di frasi come «sono albanese e sono cattivo davvero, ti faccio fuori… io ti ammazzo proprio… non ti minaccio… ti ammazzo» rivolte all’addetto alla portineria dell’area container.

A difendere l’imputato l’avvocato Marco Romagnoli che ha detto: «Il mio assistito era senza acqua e la figlia minorenne non riusciva a farsi la doccia dal qualche giorno. E’ stato un momento di rabbia dovuto al forte disagio. Ha poi mandato le scuse sia all’assessore che con il sindaco».

Giombetti e un vigilante si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Luciano Bora.

Il giudice Federico Simonelli ha accolto la richiesta di patteggiamento e ha convertito la pena a una multa di 1.200 euro.

A seguito della sentenza l’ex assessore Giombetti ha sostenuto che «durante le operazioni di sgombero dei container, in uno dei momenti più delicati della ricostruzione, abbiamo ricevuto varie minacce tra le quali una minaccia di morte. Non per un fatto personale, ma per aver esercitato con lealtà il mio ruolo istituzionale. La stessa minaccia è stata indirizzata perfino al sindaco di Tolentino. L’episodio è stato riconosciuto come grave dallo Stato tanto da aver concesso al comune di Tolentino un contributo specificamente previsto in questi casi».

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Mauro Sclavi, sindaco di Tolentino

Nel 2024, proprio a seguito dei fatti, il ministero dell’Interno ha destinato al Comune di Tolentino un importo di 23mila, fondi destinati ad Enti i cui amministratori hanno subito atti intimidatori. Secondo l’ex assessore quel riconoscimento «non è un gesto simbolico: è un atto formale, che certifica la natura intimidatoria e istituzionale dell’accaduto. Quando un ente accetta quei fondi, quindi, ne assume anche la responsabilità morale e giuridica, in quanto i suoi servitori sono stati minacciati per difendere la legalità e l’interesse collettivo.
È quindi insostenibile, sul piano logico e istituzionale, che lo stesso Comune che ha ricevuto queste risorse abbia poi scelto di non costituirsi parte civile nel procedimento penale incardinato al tribunale di Macerata. Quando il processo è arrivato in aula, il Comune ha scelto invece il silenzio».

E poi ancora: «Io ed un altro dipendente della vigilanza abbiamo deciso di esserci; loro invece hanno deciso di voltarsi dall’altra parte. Un’amministrazione che tace di fronte a una minaccia di morte non è neutrale: prende posizione (o evita di prenderla), e non dalla parte giusta. Costituirsi parte civile (anche senza chiedere un risarcimento) non è solo un atto formale, è una dichiarazione di principio. È dire che la violenza contro chi serve la comunità è violenza contro lo Stato stesso.
Il silenzio del Comune, invece, in quell’aula di giustizia, pesa più di qualunque parola pronunciata in piazza».

«Un Comune che incassa fondi pubblici per difendere se stesso e i propri amministratori minacciati – prosegue Giombetti -, e poi sceglie di non difendere nessuno compie una scelta che nega la logica di quegli stessi fondi. Viene meno agli impegni morali assunti con lo Stato che ha riconosciuto la gravità dell’atto. Delude i cittadini che credono nella legalità. Sminuisce il senso stesso delle istituzioni che dovrebbe rappresentare. C’è qualcosa di profondamente incoerente in tutto questo. Un sindaco che sfila contro la violenza, ma non trova il coraggio di difendere chi quella violenza l’ha subita, dimostra una profonda contraddizione. Dietro la retorica delle fiaccolate e delle dichiarazioni di facciata resta il vuoto di chi predica giustizia ma rinuncia a praticarla nel concreto. E davanti a quel vuoto, la credibilità di quelle parole pronunciate da quel sindaco viene messa in discussione. Non servono le frasi di circostanza di chi parla di valori solo quando conviene. C’è la responsabilità collettiva di una maggioranza intera — assessori, consiglieri e presidente del consiglio — che hanno taciuto, accettato o avallato questa decisione. Chi ha condiviso il silenzio ne condivide anche la responsabilità politica. Per questo, intendo scrivere al Ministro competente affinché valuti la revoca del contributo concesso al Comune di Tolentino, poiché ritengo che l’utilizzo di quei fondi sia divenuto privo di coerenza rispetto alle finalità per le quali lo Stato li aveva assegnati. Eventuali somme percepite personalmente saranno devolute in beneficenza».

 

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