«Pagare due volte per un gazebo?
A Macerata può succedere»

POLITICA - Il consigliere di Strada comune, Alberto Cicarè, solleva la questione relativa alle zone dove ci sono posti dell'Apm

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Alberto Cicarè

di Mauro Giustozzi

Si può pagare due volte per installare un dehors o un gazebo all’aperto su suolo pubblico? A Macerata si può. L’attività commerciale, sia esso bar o ristorante, che occupa uno spazio pubblico ricadente su stalli di sosta Apm si trova nelle condizioni di pagare il tributo al Comune, come previsto dal regolamento, ma pure una cifra, peraltro non chiaramente quantificata, anche all’azienda partecipata dallo stesso Comune, appunto l’Apm.

A sollevare la questione è il consigliere comunale di Strada comune-Potere al popolo, Alberto Cicarè che già nella scorsa assise ha portato alla luce questa situazione perlomeno anomala e che sta preparando una mozione da riportare in un prossimo consiglio per delineare meglio i contorni di una vicenda con molti lati oscuri.

«In sostanza l’impresa o l’esercente commerciale che installa un dehor o un gazebo che ricade su stalli di sosta gestiti dall’Apm – sottolinea Alberto Cicarè – si trova nella condizione di dover pagare sia il Comune, con il tributo dovuto che è previsto dal regolamento di occupazione suolo pubblico, che l’Apm con una ulteriore tariffa perché va ad occupare un’area dedicata alla sosta.

In particolare il regolamento comunale in materia indica come alla concessione del suolo pubblico da parte dell’amministrazione comunale, su istanza dell’interessato, segue dunque l’applicazione di un canone (il cosiddetto Cup) il cui importo è determinato in base ai criteri stabiliti dal regolamento stesso».

Quello che non torna, secondo il consigliere, è come venga calcolata dalla stessa Apm la tariffa che chi occupa uno o più stalli di sosta deve versare, in aggiunta al previsto tributo comunale.

«Anche su questo aspetto non c’è affatto chiarezza – prosegue il consigliere di Strada comune – non si sa e non si capisce come venga calcolata questa tariffa da Apm. Risulta inoltre che l’importo della fattura emessa da Apm sia determinato sulla base di criteri difficilmente intellegibili, comunque non riscontrabili in uno specifico regolamento. Addirittura da un anno all’altro risulta che si paghi fino a tremila euro in più per gli stessi posti occupati. Un conto quindi molto salato e stabilito in base a chissà quali criteri e calcoli, visto che non si comprende come venga determinata questa tariffa che l’esercente deve pagare».

Per arginare le proteste su questa situazione del doppio pagamento cui sarebbe chiamato il privato che ha un’attività commerciale che si espande all’aperto, occupazione suolo pubblico da un lato e tariffa Apm per occupazione stalli di sosta dall’altro, l’amministrazione comunale ha adottato la decisione di rinunciare al proprio tributo, lasciando in vigore solo la tariffa da versare ad Apm.

«In realtà il tributo dovuto sarebbe quello da versare al Comune che invece rinuncia al canone di occupazione suolo pubblico – conclude Alberto Cicarè – a beneficio di Apm, quando invece non sembra affatto fondato il diritto della società partecipata di chiedere il pagamento. Peraltro questa amministrazione si fa portabandiera di favorire le attività commerciali della città, ma in questo modo invece si creano balzelli e intralci che frenano e scoraggiano chi ha voglia di intraprendere. E’ necessario che si faccia chiarezza su tutto ciò: sulla base di quale norma, del regolamento e del contratto di servizio sia dovuto ad Apm il pagamento per l’occupazione di aree destinate alla sosta e quali criteri utilizzi Apm per determinare l’importo del pagamento chiesto ai concessionari di occupazione di spazi destinati alla sosta».



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