Un momento dell’incontro. Al centro la ricercatrice Janet Kinrade Dethick
Un momento importante per non far dissolvere nelle nebbie del passato un pezzo di storia maceratese. Ieri il gruppo di inglesi guidato dalla ricercatrice Janet Kinrade Dethick ha visitato il campo di prigionia di Sforzacosta dove, durante la Seconda Guerra Mondiale, erano stati rinchiusi molti soldati inglesi, alcuni loro parenti.
Ad accompagnarli nella visita Giovanni Cartechini. «Abbiamo fatto una visita in tutta la superfice di quello che allora era il campo numero 53 e ringrazio i proprietari per averci concesso di entrare perché va ricordato che quella oggi è un’area privata e senza autorizzazione non sarebbe stato possibile accedere», racconta l’ex consigliere di circoscrizione.
A seguire, alla sala riunioni dell’associazione Macerata Soccorso, si è svolto un partecipato incontro incentrato proprio sulle storie e i racconti risalenti a oltre settant’anni fa.
«La dottoressa Dethick ha parlato del sistema dei campi di concentramento italiani dove venivano portati i militari inglesi catturati soprattutto in nord Africa – dice Cartechini – sono seguiti gli interventi di due inglesi che hanno raccontato le vicende di altrettanti militari che sono riusciti a fuggire e sono stati protetti e aiutati da alcune famiglie italiane. E tra i partecipanti alcuni hanno raccontato vicende simili di altri militari inglesi aiutati dalle loro famiglie. È stato bello anche che alcuni di loro abbiano consegnato dei documenti alla ricercatrice per permettergli di approfondire le vicende che stanno studiando. Una bella giornata, sarebbe stato bello poter andare avanti ed approfondire ulteriormente l’argomento».
(Ma. Pa.)
I parenti dei soldati inglesi visitano il campo di Sforzacosta
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