Le voci dei 300 giovani pellegrini:
«Camminare in silenzio tra i girasoli,
il modo più bello per apprezzare la vita»

TOLENTINO - Dopo 4 giorni di cammino partendo da Loreto sono arrivati in città e proseguiranno per Roma per il Giubileo dei giovani. Tommaso Baldini, 20 anni: «Forse il momento più bello è stato quando ci siamo messi davanti alla chiesa di Urbisaglia a cantare insieme, sentivo che era qualcosa di cui avevo bisogno, di fraternità, di farci portatori di speranza». La 18enne Virginia Bagalini: «Un modo per riscoprire se stessi. Qui non c’è competizione, non c’è invidia. C’è solo un bellissimo stimolo alla collaborazione». LE FOTO

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La cena dei giovani pellegrini davanti alla chiesa di Urbisaglia

di Francesca Marsili

Quattro giorni di cammino partendo da Loreto, settanta chilometri nei piedi tra salite e discese con lo zaino sulle spalle, ma i trecento ragazzi provenienti da tutte le Marche che stamattina sono arrivati a Tolentino per l’ultima tappa del pellegrinaggio per il Giubileo dei Giovani hanno percorso gli ultimi metri cantando, stanchi morti, ma con la felicità negli occhi e nel cuore.

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L’arrivo dei giovani pellegrini a Tolentino

Trecento testimoni di speranza, come Mattia Castellucci, 24enne, di Porto Potenza Picena: «Quale occasione migliore per confrontarsi e conoscersi se non fare un pezzo di strada insieme – racconta -. Molti si sono messi in cammino per tranquillizzarsi in un momento in cui i giovani vivono la vita con ansia, stress e devono correre verso qualcosa ma non sanno cosa, e il fatto di camminare al passo di colui che fa più fatica è un momento per respirare con calma il presente. Tutti coloro che abbiamo incontrato durante il cammino, come la donna che ci ha salutati dal balcone dicendoci “bravi”, ci hanno regalato un pò di quella di tranquillità che nella vita sembra rara».

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Mattia Castellucci

I giovani marchigiani, tutti tra i 18 e i 30 anni, un centinaio dal Maceratese, sono partiti lunedi dalla Santa Casa di Loreto. Da qui si sono messi in marcia verso la tappa successiva: Recanati, attraverso la via Lauretana. Mercoledì il tragitto più duro, 24 chilometri, quello da Recanati a Macerata, all’Abbazia di San Firmano.

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L’arrivo dei pellegrini a Tolentino

Ieri la terza tappa fino ad Urbisaglia, all’Abbadia di Fiastra, e stamane a mezzogiorno sono arrivati al campo Sticchi di Tolentino, stremati ma pieni di speranza e soprattutto di entusiasmo. Dormiranno nella tensostruttura e domattina partiranno con l’autobus per Roma dove sabato incontreranno Papa Leone XIV, a Tor Vergata, e dove incroceranno giovani di tutto il mondo.

Arrivati al campo sportivo Sticchi, scortati dalla Polizia locale e Croce rossa, ad attendere i giovani pellegrini un pasto ristoratore e una doccia fresca per riprendere energia.

«Sono stati quattro giorni intensi, i primi due sono stati i più duri – testimonia Tommaso Baldini, 20 anni, di Monte San Vito in provincia di Ancona -. Forse il momento più bello ieri sera: ci siamo messi davanti alla chiesa di Urbisaglia a cantare insieme, sentivo che era qualcosa di cui avevo bisogno, di fraternità, di farci portatori di speranza. Veniamo da tutte le Marche – aggiunge – ma ognuno di noi sapeva già che c’era qualcosa che ci accomunava gli uni agli altri, che non deve essere per forza la fede, magari le insicurezze, le stesse paure e dirsi che però possiamo affrontarle insieme. E’ stata un’esperienza fantastica, che tutti dovrebbero fare».

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Virginia Bagalini

Tra i trecento giovani anche la tolentinate Virginia Bagalini, neo diciottenne: «E’ la mia prima esperienza sia ad un pellegrinaggio sia al Giubileo. E’ stata tosta – dice -, pensavo fosse meno faticoso. Martedì è stata tutta in salita. Sono arrivata a Macerata con le vesciche ai piedi, ma da lì in poi solo bellissime giornate: camminare in silenzio tra i girasoli è stato emozionante, il modo più bello per apprezzare il mondo e la vita».

Un pellegrinaggio duro, quattro giorni intensi dove allo sforzo fisico si è alternata la riflessione più intima – raccontano tutti i ragazzi. «Ma anche un modo per riscoprire se stessi – aggiunge Virginia solare in viso sebbene stremata -. Mi sono resa conto che in questo contesto non esiste competizione, non c’è invidia, non c’è chi arriva primo. C’è solo un bellissimo stimolo alla collaborazione, come nel gesto semplice di fare la doccia e se hai dimenticato il sapone ancor prima di chiederlo c’è chi ti guarda, ti capisce e ti porge il flacone. In nessun altro contesto ho visto una simile condivisione e penso di riuscire a portare con me questa nuova consapevolezza. Sono emozionata per l’incontro di domani a Roma – confessa – ero affezionatissima a Papa Francesco e sono curiosa di sapere come ci accoglierà il nuovo Papa, spero ci abbracci con le parole».

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Don Steven Carboni

A fianco dei giovani che hanno affrontato il pellegrinaggio anche sacerdoti e educatori. Don Steven Carboni, rappresentante della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola che spiega: «Al cammino eravamo 300, altri 340 giovani hanno scelto di andare a Roma, come pastorale giovanile delle Marche abbiamo fatto questa doppia proposta affinché chi voleva potesse vivere bene le giornate romane mentre altri potessero fare anche un altro tipo di esperienza, perché “pellegrinaggio” è una delle parole chiave del Giubileo 2025. Il cammino ti permette di allargare gli orizzonti, di percepire i tuoi limiti – sottolinea Carboni -. La fatica con lo zaino in spalla, la meditazione, il silenzio, la contemplazione, sono tutte cose che puoi comprendere solo le fai a piedi, inutile provare a spiegarle. I ragazzi si sono messi in gioco e la risposta è stata numerosa. Hanno respirato l’accoglienza, chi ci ha detto “grazie per essere passati da qui”, a Urbisaglia poi abbiamo trovato 5 tavolate davanti la chiesa e ci hanno servito un piatto di vincisgrassi. Il senso del pellegrinaggio è anche questo: il bisogno di tiare fuori le emozioni suscitate dalla fatica».

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Elisa Merlini è responsabile della Pastorale Giovanile delle Marche: «Eravamo partiti negativi, davano pioggia e freddo, ma nonostante in tutta la Provincia è piovuto la Provvidenza ci ha messo la mano e i ragazzi hanno percepito questo come un segno che qualcuno camminava a fianco a loro.

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Ieri, all’Abbadia di Fiastra, la giornata centrale: abbiamo avuto dei momenti di condivisione dove i ragazzi si sono conosciuti meglio. La sera abbiamo fatto una grande festa ad Urbisaglia dove lo spirito del gruppo ha tolto la separazione tra Diocesi: l’obiettivo da cui eravamo partiti, ovvero far vivere ai ragazzi un’esperienza di Chiesa molto più grande» conclude Merlini.

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Don Marco Petracci

C’era anche Don Marco Petracci, responsabile della Diocesi di Macerata della pastorale giovanile, che aggiunge: «La vita grida più delle parole, speriamo che per questi ragazzi questa non sia un’esperienza confinata in se stessa, ma che possano continuare a coltivare questo rapporto personale col Signore. Le scelte, se giuste, possono far si che la nostra vita sia piena». 

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L’arrivo a Tolentino

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L’arrivo dei giovani pellegrini a Tolentino

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