Palazzo Trinità dopo il sisma
di Monia Orazi
Terremoto, doppio allarme: disparità tra ex inquilini Erap e rischio fallimento per migliaia di cantieri del superbonus. Da un lato c’è la disparità di trattamento tra gli ex inquilini delle case popolari Erap, costretti a pagare l’affitto se hanno accettato le Sae o gli alloggi dell’invenduto; dall’altro, la mancata proroga del superbonus 110% per tutti i cantieri del cratere sismico rischia di far fallire migliaia di famiglie.
A lanciare un doppio grido d’allarme è Diego Camillozzi, presidente dell’associazione “La terra trema noi no”, che da mesi denuncia anomalie e ingiustizie normative che colpiscono i terremotati del 2016.
Diego Camillozzi
Nel primo caso, la questione riguarda l’applicazione dell’ordinanza 197 del commissario straordinario Guido Castelli: dal 1 settembre 2024, gli ex inquilini Erap che si sono trasferiti in sae o appartamenti temporanei devono pagare un canone mensile, mentre chi è rimasto in autonoma sistemazione continua a percepire il contributo per il disagio abitativo (ex cas).
«Dal settembre 2024, con l’applicazione della nuova norma, si è creato un sistema che penalizza proprio chi aveva fatto una scelta meno onerosa per lo Stato – spiega Camillozzi -. Parliamo di cifre contenute, tra i 50 e gli 80 euro mensili per una sae, ma c’è disparità di trattamento segnalata da diversi cittadini: chi è rimasto in autonoma sistemazione continua a ricevere il contributo, mentre chi ha fatto risparmiare migliaia di euro allo Stato ora paga. È un paradosso».
La legge 111 del 2024, all’articolo 9, elimina il contributo per il disagio abitativo per chi era in affitto al momento del sisma, ma introduce eccezioni che però vengono annullate dall’ordinanza commissariale, generando confusione e malcontento:
«Chi si è spostato nelle soluzioni emergenziali, su indicazione della pubblica amministrazione, è oggi chiamato a pagare – sottolinea Camillozzi – è un paradosso: paga chi ha alleggerito i costi pubblici». A questa problematica si aggiunge la preoccupazione per i cantieri legati al superbonus post sisma: «molti non hanno compreso la legge della proroga del superbonus – afferma Camillozzi – quindi spieghiamo una volta per tutte che non è stato prorogato il supersismabonus 110%, ma bensì è stato prorogato al 31 dicembre 2026 il termine per fare e rendicontare la quota lavori dei bonus. Ma la proroga purtroppo non riguarda tutti, ma soltanto i cantieri allacciati al plafond, cioè che hanno presentato il progetto dopo il 30 marzo 2024».
Un’esclusione che potrebbe costare carissimo a migliaia di famiglie: «Sono tantissime quelle che rischiano di trovarsi a dover pagare di tasca propria queste onerose quote lavori, e non per colpa loro ma per problemi di burocrazia o di ditte che hanno preso troppi lavori e non rispettano le tempistiche – continua – chiediamo a gran voce al Governo di prorogare tutte le pratiche sisma legate al superbonus, magari al termine regolare del cantiere, magari ingessando la quota bonus richiesta, ma la proroga deve essere data. Su 9mila cantieri aperti sicuramente più della metà rischiano di trovarsi falliti e senza casa». Allo stato attuale, non risultano correttivi normativi o nuove ordinanze per risolvere né la disparità sugli affitti né l’emergenza superbonus, lasciando nel limbo migliaia di cittadini del cratere.
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