di Nicoletta Paciarotti
Più di mille persone – forse duemila, quattromila secondo Ricci – per il lancio “ufficiale” della campagna elettorale del centrosinistra ad Ancona (che, nei fatti, è già partita da mesi). Una piazza Roma scelta non come sfondo, ma come simbolo di un’unità – la parola chiave della serata – che il centro sinistra non mostrava da tempo: 7 liste, 19 sigle politiche riunite intorno a un programma di 56 pagine e la convinzione che le Marche meritano più della «mediocrità e della propaganda di questo attuale governo regionale».
«E 56 è la percentuale che vogliamo ottenere, perché queste elezioni le vinciamo noi. Che votiamo ad ottobre, settembre o agosto. E partiamo da qui, in mezzo alla gente – la priorità delle nostre scelte – perché è solo con una politica popolare che si battono i populisti». Il claim dell’Alleanza del Cambiamento.
A scaldare i presenti temi come sanità al collasso, politica sociale, pari opportunità, internazionalizzazione ed economia. «Cinque anni di immobilismo e tre mesi di propaganda – Michele Caporossi (Progetto Vivere Marche) attacca la giunta attuale – di un territorio che rischia di scivolare in Medio Oriente». Il riferimento è all’ex ct della nazionale Mancini, che ha ufficialmente mostrano il suo appoggio alla candidatura del presidente Acquaroli.
Si parte col fallimento dei consigli di quartiere, poi la critica all’inaugurazione della facciata dell’Irca. «Vero che vicino al periodo elettorale le inaugurazioni si moltiplicano, ma non si era mai vista prima l’inaugurazione di una facciata». L’ironia, seria, della compagine.
Sul palco i sette rappresentati di lista per parlare di ‘Cambio di Marche’ – lo slogan della campagna. Ricci tra il pubblico, li ascolta, con cenni di consenso. Vicino a lui, anche Laura Boldrini, ex presidente della Camera dei deputati, che non è salita sul palco.
«Cinque anni fa i marchigiani ci hanno mandato a casa. Oggi siamo qui, li guardiamo negli occhi e gli diciamo che abbiamo capito i nostri errori. E tutti insieme uniti, riconquisteremo la fiducia di questo territorio». Senza parole di facciata Francesco Trasatti, nella lista del candidato presidente, riconosce le responsabilità del passato.
L’appello di Leonardo Piermattei (Avanti!) ai giovani. «Arrabbiatevi, perché siete stati dimenticati. Non aspettate che qualcuno vi inviti a cambiare, adesso è la nostra occasione. Non sia più che dobbiate progettare il vostro futuro fuori e che chi rimane, lo faccia a denti stretti». Una coalizione che riparte da «chi è stato lasciato indietro – lo dice con fermezza Gioia Santarelli (Avs) – manderemo a casa la destra, la peggiore dal secondo dopoguerra e ridaremo voce ai marchigiani». Condivide Chantal Bomprezzi (Pd). «La destra ci sminuisce, convinta che il fallimento del referendum sia una vittoria. È la sconfitta di una politica che ha perso credibilità agli occhi dei cittadini, ma oggi non servono più apparizioni in tv e manifesti: marchigiani non sono stupidi. Serve un cambio di Marche».
«La buona politica non può ignorare i bisogni». Vito D’ambrosi (Ddn – Rifondazione) li elenca tutti: sanità occupazione, pari opportunità, tutela e promozione dell’ambiente e cultura, sicurezza sul lavoro e salario. Li chiama sogni, ma ricorda «non sono altro che i nostri diritti, scritti nero su bianco nella Costituzione».
Con Seven Nation Army, sale sul palco Matteo Ricci. Ha parlato per più di mezz’ora, alternando cifre, ironia e attacchi alla giunta Acquaroli: «Alla fine, per non dire che l’assessore regionale alla sanità non era competente, ne hanno tre. Ma non fanno per uno». Ha presentato il programma (leggi qui), promesso un salario minimo regionale da 9 euro, un hub per portare la manifattura nell’era dell’intelligenza artificiale, più attenzione al turismo e una regione che «finalmente conti in Europa».
E sul voto d’autunno, la sua denuncia è stata netta: «È uno scandalo che ancora non ci dicano quando si voterà. Temono la Corte dei Conti? Pensano che l’astensione li favorisca? Noi siamo qui, più pronti che mai»
Poi scende dal palco, abbraccia e saluta i presenti. La piazza si scioglie sulle note di Bella ciao.
Matteo Ricci con Laura Boldrini
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chi se loda see sbroda è un vecchio proverbio sempre valido
Non male, ma le note di “In ginocchio da te” di Gianni Morandi esalterebbero il pathos di quella struggente autocritica fatta guardando negli occhi i marchigiani.
Le foto della piazza ad Ancona mostrano la presenza di poche persone, tanto è vero che il bravo Ricci si è guardato bene di far pubblicare una foto con la panoramica completa. Andate a rivedere la folla di gente che Acquaroli a richiamato a Porto Civitanova il 13 giugno e fate un confronto.
https://www.facebook.com/61577022902494/videos/638413909264432/?fs=e&s=TIeQ9V&fs=e
Ma dove sono andati a finire il PCI, Berlinguer, Pajetta, Togliatti, Nilde Jotti, etc. etc., etc.? La Destra non è né peggiore, né migliore della sinistra, dipende dalle persone.
Togliatti, re d’ombre, con pugno di gelo,
promettevi il sole, ma stringevi il velo.
Un regno di dogmi, di fede tradita,
il popolo in ceppi, la libertà sfinita.
Pajetta, tribuno di false parole,
gridavi riscatto, ma il cuore si immola.
Le tue fiamme rosse, cenere ormai,
bruciavano sogni, lasciavano guai.
E Jotti, sirena d’un credo bugiardo,
cantavi uguaglianza, ma il passo era tardo.
Dietro il tuo sorriso, un gioco di specchi,
promesse svanite, speranze in parecchi.
Oh PCI, altare di fiele e inganno,
avete tradito chi stringeva la mano.
Esecro il vostro nome, veleno di storia,
che soffocò il vero per fame di gloria.
Che il vento vi spazzi, relitti di un’era,
ché l’Italia risorga, più forte, più vera!
Il segreto del politico è di rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui, scriveva appunto il viennese Carlo Riccio o Karl Kraus per i più pedanti.
Ricci Acquaroli e company con dazi U.S.A. al 30% andiamo tutti a quel posto…..quindi signori sveglia perché qui va tutto a carte quarantotto non so se ho reso l’idea spero di si.