di Alessandro Luzi
«Ho preso il coltello per allontanarlo, non volevo colpirlo» è quello che ha riferito oggi in aula il 64enne Giancarlo Ricottini, accusato di tentato omicidio per aver accoltellato un uomo che stava addestrando i cani. L’imputato ha dato la propria versione dei fatti davanti ai giudici del Tribunale di Macerata: «Sono andato contro di lui, ho afferrato il coltello per cercare di tenerlo lontano. L’ho colpito accidentalmente, non volevo».
L’episodio contestato risale all’11 aprile dello scorso anno a Pieve Torina. Quel giorno il 64enne aveva ferito con una coltellata un 46enne di Fiuminata. Secondo l’accusa, oggi sostenuta dal pm Stefania Ciccioli, l’uomo avrebbe agito «per futili motivi legati ad un banale diverbio». Una discussione nata dal fatto che il 46enne era andato ad addestrare due cani da caccia insieme a due amici e al figlio sul terreno di proprietà di Ricottini che fa parte della riserva di caccia (quindi avevano il permesso per entrare su quei terreni).
Quando il 46enne era di spalle, ricostruisce l’accusa, Ricottini aveva tirato fuori un coltello pattada (che di solito viene usato dagli agricoltori per lavori in campagna) e con questo aveva ferito alla schiena, con un fendente, il 46enne.
L’avvocato Paolo Rossi
Oltre all’imputato è stato sentito il consulente della difesa, Piergiorgio Fedeli, docente di Medicina legale dell’Università di Camerino.
Secondo la ricostruzione del medico legale il colpo è stato inferto in una zona del corpo dove non ci sono organi vitali. La lama del coltello, ha detto il medico legale, è entrata per circa un centimetro e mezzo e il 46enne non avrebbe mai rischiato la vita.
Oggi è stata ascoltata anche la versione del figlio dell’imputato. In aula il giovane ha confermato la versione dei fatti data dal padre.
Il 46enne si è costituito parte civile, assistito dall’avvocato Paolo Rossi. L’imputato è difeso dagli avvocati Calogero Talluto e Margherita Turchetti. L’udienza è stata rinviata al 23 settembre per la discussione.
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