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«Entrata in ospedale per delle analisi,
sono stata ricoverata 103 giorni
Lascio un pezzo di cuore in Ematologia»

LA SANITA' CHE FUNZIONA - Il 5 novembre dello scorso anno il giorno buio di Romina Fermanelli: «Mi hanno portato d’urgenza al pronto soccorso di Macerata e dopo poche ore ero già chiusa e isolata, da tutto e tutti, in una camera di Ematologia di Civitanova. La diagnosi: leucemia mieloide acuta. Nel reparto non si limitavano a svolgere i loro compiti ma facevano di tutto per farmi stare bene nel corpo e nell'anima. I caffè regalati per strapparmi un sorriso, le chiacchierate per farmi compagnia, le intrusioni nella mia camera per raccogliere le mie lacrime»

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Al centro il primario Francesco Alesiani con alcuni medici del reparto

«Sono uscita per fare delle semplici analisi, sono rimasta ricoverata per 103 giorni, non so come finirà la mia storia ma lascio un pezzo del mio cuore al reparto di Ematologia di Civitanova, lì ho incontrato la buona sanità, coccolata e curata da persone straordinarie». Romina Fermanelli, maceratese di 48 anni, ha deciso di dire grazie ora al reparto che lascia per proseguire le cure in altri più strutturati per la sua malattia. Tutto è cominciato lo scorso novembre, lei lo chiama «il giorno buio», quello che a tanti altri prima di lei è capitato di vivere.

«Il giorno in cui la luce si spegne e la tua vita cambia per sempre. Il mio giorno buio è stato il 5 novembre 2024 quando, dopo essere uscita per fare delle semplici analisi, sono rimasta in ospedale per 103 giorni. Portata d’urgenza al pronto soccorso di Macerata, dopo poche ore ero già chiusa e isolata, da tutto e da tutti, in una camera sterile del reparto di Ematologia di Civitanova, diagnosi: leucemia mieloide acuta. Inconsapevole di cosa avrei dovuto affrontare, per 103 giorni sono stata coccolata e curata da un reparto composto da persone straordinarie per efficienza, professionalità e umanità. Quando ti imbatti in una situazione del genere, la disperazione è la prima cosa che devi affrontare; se non sono crollata e ho trovato le forze per combattere lo devo al personale che ho incontrato nel reparto e alle cure all’avanguardia che offre».

Il reparto è guidato dal primario Francesco Alesiani, «un uomo di poche parole, opportune e positive, un medico impeccabile e sempre disponibile» dice Romina, che nel suo ringraziamento non dimentica nessuno. «Un immenso grazie lo devo alle dottoresse Caterina Bocci, Silvia Gentili, Elisa Honorati, Milena Mirabile e Angela Tassetti, per la competenza e la sensibilità con le quali mi hanno seguito passo dopo passo, giorno dopo giorno, sconforto dopo sconforto, rispondendo a tutte le mie domande, con calma e attenzione». Poi le oss, «dolcissime», che chiama per nome: «Alessandra, Elena, Monica, Rosaria e Sabina. Sempre pronte a regalarmi un sorriso o una parola di conforto».

E poi dedica un grazie «a Luigi, lo psicologo volontario che mi aiutava, con l’uso puntuale delle parole, a dare un senso alla situazione angosciante nella quale mi trovavo; al personale delle pulizie, che più volte al giorno veniva a pulire la mia stanza, portando buonumore e gentilezza. Infine ci sono loro, i fantastici infermieri: Corina, Denise, Dennis, Emiliana, Francesca, Grazia, Laura, Letizia, Liliana, Lorena, Marianna, Michele, Patrizia, Rosaria e Sabine, professionisti esemplari che non si limitavano a svolgere i loro compiti ma che facevano di tutto per farmi stare bene nel corpo e nell’anima. I caffè regalati per strapparmi un sorriso, le chiacchierate per farmi compagnia, le intrusioni nella mia camera per raccogliere le mie lacrime quando, dalla telecamera che mi osservava, si accorgevano che piangevo».

Dopo 103 giorni le cure per Romina dovranno proseguire altrove. «Il percorso per la mia completa guarigione dovrà continuare, inevitabilmente, in un altro ospedale, più strutturato per il mio tipo di malattia, ho però scelto di scrivere adesso questo ringraziamento, al di là di come finirà la mia storia, perché le cose belle vanno raccontate subito, senza indugio. Esiste una sanità italiana che ti raccoglie per strada malato e, senza fare differenze di sorta, si prende cura di te, grazie alla ricerca e attraverso l’impegno quotidiano di infermieri e medici. Un pezzo di questa buona sanità l’ho vista con i miei occhi e l’ho vissuta sulla mia pelle, lasciando un pezzo del mio cuore proprio là, nel reparto di Ematologia di Civitanova».

(redazione CM)

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