Liste infinite, Ast ricorre al privato
La convenzione con Kos
costa mezzo milione all’anno

MACERATA - L'azienda ha definito il costo per il 2024 per Tac risonanze, analisi di laboratorio fatte nell’istituto Santo Stefano di Porto Potenza: costo totale 556mila euro

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Alessandro Marini, dg dell’Ast Macerata

di Luca Patrassi

Una determina della Ast per definire il costo 2024 della convenzione con Kos per tac, risonanze, analisi di laboratorio fatte nell’istituto Santo Stefano di Porto Potenza Picena. Nel dettaglio si tratta di 484mila euro per Tac e risonanze e altri 72mila euro per prestazioni del laboratorio di analisi (52mila euro), neurologia e diagnostica per immagini. Spiega il direttore generale Alessandro Marini nella determina: «La Ast Macerata da anni ha in essere un accordo con la Kos Care srl… al fine di far fronte alle continue e pressanti richieste – per lo più della popolazione costiera – di prestazioni radiologiche e neurologiche. In particolare le prestazioni ove si registrano forti liste di attese riguardano le Tac e le Rmn e grazie alla collaborazione dell’Istituto S. Stefano si è riusciti ad evadere le richieste provenienti soprattutto per utenti esenti che sarebbero stati, altrimenti, costretti ad eseguire gli esami a pagamento. Inoltre, a seguito della chiusura del punto prelievi gestito dall’Ast di Macerata a Porto Potenza Picena, si è ritenuto di poter sopperire inviando gli utenti al centro prelievi dell’Istituto S. Stefano. Per questi motivi l’accordo ha ad oggetto solamente specifiche prestazioni ed esattamente: prestazioni radiologiche ed in particolare Tac e Rmn, prestazioni di laboratorio analisi oltre ad una contenuta quota economica da destinare alle prestazioni di Neurologia». Tradotto nella quota 2024 portano 557.268,66 per le prestazioni rese a favore di utenti marchigiani ed euro 18.485,74 per prestazioni rese ad utenti fuori regione. Vero che si tratta di una cifra non indifferente, anche vicina al costo di acquisto di una Tac ma bisogna evidentemente considerare le spese legate alle risorse umane addette all’utilizzo.

Una voce non confrontabile è quella della burocrazia e questa vede nettamente avanti il comparto pubblico: per capire di cosa si parli basta leggere il preambolo della determina in questione. La parte normativa (“visto”…) cita 26 atti tra decreti, leggi e delibere di giunta regionale, si parte addirittura dal 1992. La firma è una, quella del direttore generale, ma la formazione avviene tramite i pareri del direttore sanitario, del direttore amministrativo, del direttore sociosanitario, il controllo del servizio bilancio e del controllo di gestione. Finito? No, sette figure apicali solo per dare il via libera: prima a mettere mano alla determina c’erano stati un funzionario responsabile dell’istruttoria, un altro responsabile del procedimento e un terzo dirigente dell’area amministrativa territoriale. Totale dieci figure amministrative che hanno messo mano all’atto, possibile poi che ci siano state anche altri dipendenti amministrativi che non hanno firmato parti dell’atto. Per tornare alle prossime elezioni è ammirevole l’impegno di maggioranza ed opposizione ad attaccarsi l’un l’altro attribuendosi le responsabilità delle cose che non funzionano. Ma qui la burocrazia può dare una mano, come con la citazioni delle norme di formazione della determina che risalgono fino al 1992: di amministratori ne sono passati tanti e (se ne sono viste) di tutti i colori.

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