«Mia mamma colpita da ictus,
salvata da una neurologa»

MACERATA - Il racconto di Gianfranco Risa che ha scritto una lettera per ringraziare il medico Katia Fabi: «Mi ha comunicato che restava un'ultima possibilità, seppur rischiosa, per tentare di salvarle la vita. La terapia ha funzionato»

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Ospedale_AST_Macerata_FF-19-650x488di Francesca Marsili

«Mia madre salvata da un medico dell’ospedale di Macerata: si è assunta la responsabilità di una terapia evidenziando, oltre ad elevate doti professionali, empatia ed umanità», così il maceratese Gianfranco Risa, che attraverso una lettera ringrazia i professionisti del reparto di Neurologia di Macerata (in particolare il medico Katia Fabi) per l’abnegazione con cui hanno curato la madre, Anna Assogna, colpita da ictus.

L’uomo sente di dover raccontare la sua esperienza personale perché, spiega: «Capita spesso di leggere articoli riguardanti la sanità publica in cui se se parla in termini non lusinghieri. Ritengo però che, laddove si verifichino situazioni che dimostrino l’esistenza di un sistema sanitario che funziona, se ne debba dare atto, ringraziando pubblicamente tutti coloro che, quotidianamente, nonostante le carenze di risorse, si adoperano, anche con sacrificio personale, per far si che il sistema funzioni, facendo del tutto per salvare vite umane». Ripercorre quei giorni, quando, lo scorso 16 marzo, sua madre è stata colpita, mentre era in casa, da un ictus ischemico. Dopo aver contattato il 112, l’ambulanza è giunta sul posto in pochi minuti, seguita, a breve distanza, dall’auto medica. Il personale medico e paramedico, percepita la gravità della situazione, ha avvisato il pronto soccorso dell’ospedale di Macerata dell’arrivo della paziente.

«Qui mia madre è stata presa in carico dal medico, il quale, subito dopo, è stato raggiunto dalla neurologa Katia Fabi che, dopo averla visitata e con la dovuta sensibilità, mi ha spiegato che la vita di mia madre era in pericolo – racconta Risa -. La dottoressa, dopo averla sottoposta a tac ed essere venuta a conoscenza delle pregresse patologie di mia madre, si è adoperata con i colleghi della neuroradiologia interventistica dell’ospedale regionale di Ancona per l’effettuazione di una trombectomia meccanica i quali però, valutatone il quadro clinico, hanno giudicato rischioso l’intervento. Valutato ciò, Fabi mi ha comunicato che restava un’ultima possibilità, seppur rischiosa, per tentare di salvare la vita a mia madre, ed era il ricorso alla trombolisi, ossia un trattamento che, qualora effettuato entro le cinque ore dall’evento, avrebbe potuto dissolvere il trombo, ripristinando l’afflusso del sangue nella vena ostruita. Purtroppo – prosegue l’uomo – gli esiti di una pregressa caduta avvenuta due giorni prima, probabilmente anch’essa dovuta ad un episodio di ictus, rendeva ancor più rischiosa l’effettuazione della trombolisi. Ma la dottoressa Fabi ha deciso di procedere comunque. La scelta si è poi rivelata essere quella giusta e grazie ad essa mia madre si è potuta salvare».

Il successivo ricovero nel reparto di Neurologia «mi ha dato poi modo di apprezzare oltre la professionalità anche la disponibilità degli altri medici, a partire dal primario, Emanuele Medici, dei suoi collaboratori Elisabetta Cartechini, Christian Marcotulli, Katiuscia Nardi, Silvia Paolucci, Martina Pesallaccia, Cristina Petrelli e Carlo Vico dai quali quotidianamente ricevevo notizie sullo stato di salute di mia madre. Il mio ringraziamento va anche alla logopedista Francesca Foggetti, alle fisioterapiste, agli infermieri ed alle Oss, per il prezioso lavoro da questi svolto all’interno del reparto».



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