Alessandro Marini, direttore dell’Ast
di Luca Patrassi
Il nuovo direttore generale della Ast, Alessandro Marini, ha mandato il primo aprile scorso una lettera ai primari interessati dei vari presìdi ospedalieri maceratesi per richiamarli al rispetto delle norme che regolano l’Attività libero-professionale intramuraria (Alpi).
A fronte delle difficoltà nel trovare specialisti per coprire le carenze di organici, a fronte delle liste d’attesa e del rispetto dei bilanci, il direttore generale Alessandro Marini deve aver pensato che poteva essere utile ricordare ai medici che c’è una norma che va applicata a proposito di Alpi. Impossibile dire se la mossa del dg Alessandro Marini sia stata dettata da uno scrupolo burocratico tendente a rinfrescare la memoria agli operatori o dall’aver avuto una qualche indicazione relativamente al mancato rispetto del rapporto che deve esserci tra l’attività istituzionale e quella privata con la seconda che non può superare la prima.
Per dovere di cronaca va aggiunto che nei giorni scorsi – per chiarezza dopo la lettera interna del dg Marini – i carabinieri hanno fatto visita agli uffici Ast, pare per acquisire documenti sulla questione.
Non un blitz soltanto maceratese quello dei militari dell’Arma, probabilmente una direttiva di azione su scala nazionale che ha prodotto alcuni esiti noti alle cronache come accaduto in un caso recentissimo nell’ospedale regionale di Torrette. Ed ecco cosa si nasconde dietro la parola Alpi- Per attività libero-professionale intramuraria (Alpi) si intende l’attività che la dirigenza del ruolo sanitario medica e non medica, individualmente o in équipe, esercita fuori dell’orario di lavoro, in favore e su libera scelta dell’assistito pagante, ad integrazione e supporto dell’attività istituzionalmente dovuta.
L’Alpi è autorizzata a condizione che non comporti un incremento delle liste di attesa per l’attività istituzionale, non contrasti o pregiudichi i fini istituzionali del Servizio sanitario nazionale e regionale, non contrasti o pregiudichi gli obiettivi aziendali, non comporti, per ciascun dirigente, un volume di prestazioni o un volume orario superiore, a quello assicurato per i compiti istituzionali, l’attività libero-professionale non superi sul piano quantitativo, nell’arco dell’anno, l’attività istituzionale dell’anno precedente.
Per non parlare di quello che si fanno pagare anche durante le visite in istituzionale!!!
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e come misuri l’Alpi?
Caro Luca, come al solito, ottimo articolo informativo, il tuo. Ma questa volta non condivido, anzi ritengo non corretta l’affermazione secondo cui sarebbe impossibile capire se la mossa del DG sia stata dettata da uno “scrupolo burocratico”, a fronte dei problemi reali gravi, quali le liste di attesa, da te giustamente citati. Scorretto, perché così si mette in dubbio un comportamento corretto e doveroso del DG che, va sottolineato, è il legale rappresentante/responsabile di una AZIENDA PUBBLICA e, come tale, obbligato a far rispettare le norme che Enti pubblici superiori (Stato/Regione) hanno posto in materia. Far scadere a pura burocrazia questo dovere istituzionale è solo demagogia di basso livello.
Oltre tutto questa azione del DG, ripeto, più che doverosa, c’entra ben poco o nulla con i gravi problemi giustamente spesso denunciati sulla sanità pubblica (esempio più eclatante le liste di attesa), su cui il DG può fare molto poco o quasi nulla, essendo causati da scelte scellerate di competenza proprio di quegli Enti superiori (Stato/Regione) a cui egli non può che dare esecuzione.