Il soldato inglese e la famiglia Moretti all’epoca
di Marco Pagliariccio
Sembra che l’interesse per il fu campo di concentramento di Sforzacosta sia maggiore in Inghilterra che a Macerata e dintorni. Mentre la struttura è finita di fatto nel dimenticatoio per qualsivoglia progetto di recupero (d’altronde, la proprietà dell’area è privata e quindi le amministrazioni pubbliche poco possono fare per intervenire), continuano visite e ricerche dalla terra d’Albione.
Un biglietto dove il soldato appuntò l’indirizzo dei suoi benefattori
A raccontarlo è Giovanni Cartechini, ex consigliere di circoscrizione e da sempre attentissimo alle vicende che riguardano la storia della frazione. «Sono stato contattato da Janet Kinrade Dethick, la scrittrice inglese con cui sono in contatto da tempo e che ci aveva fatto visita un anno e mezzo fa – racconta Cartechini – mi ha fatto sapere che la famiglia di un soldato inglese che è stato prigioniero nel campo verrà a settembre per visitare lo stesso e Macerata e vorrebbe, se fosse possibile, avere informazioni sui discendenti di una famiglia maceratese di Madonna del Monte che lo aiutò dopo che era scappato. La famiglia era quella di Giuseppe Moretti. A settembre, poi, cercheremo di organizzare un incontro pubblico a Sforzacosta anche per accogliere i parenti del soldato che verranno a visitare i luoghi».
Oggi la struttura che fu campo di concentramento è diviso tra due proprietà, entrambe private. Una, quella più interna, pressoché in disuso dopo che negli anni aveva ospitato una fabbrica di scarpe, ma anche negozi e ristoranti. L’altra, quella sul lato nord che si affaccia lungo Borgo Sforzacosta, è invece quella dove trovano posto attività commerciali come la Macelleria del Borgo, il pub Tipsy e altre ancora. Il campo di però ha una storia ancora antecedente a quella della Seconda Guerra Mondiale: era nato infatti con scopi agricoli, era un luogo adibito a magazzini per l’uva, il tabacco e altri prodotti. Nel 1940 fu trasformato, come altri capannoni e complessi della zona, in campo per internare principalmente i prigionieri di guerra inglesi. Dopo l’8 settembre 1943, però, si susseguirono mesi convulsi, con prima il liberi tutti e quindi l’arrivo dei tedeschi, che ripresero ad usarlo, tra alterne vicende, fino al giugno 1944, quando l’avanzata del fronte angloamericano costrinse i tedeschi allo sgombero. Come detto, nel Dopoguerra l’area fu acquistata da un privato e così nelle baracche, al posto di guardie e prigionieri, arrivarono gli operai di una fabbrica di scarpe, che rimase attiva fino al 1987.
C'era anche un campo di atterraggio lì vicino? Mio suocero era Mario Bonfigli ,della Stazione di Pollenza. Pilota di aereo da caccia e raccontava che atterrata in quella zona. I Bonfigli abitavano in una casa colonica vicino alla ditta Smorlesi.
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Che storie.. Brividi!