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Aggressione al pronto soccorso, Uil:
«Basta parole, ci rivolgeremo al prefetto.
Devono essere convocati i sindacati»

CIVITANOVA - Marcello Evangelista (segretario regionale Uil Fpl) e Andrea Santavicca (segretario territoriale): «Ci preoccupa la frequenza di questi episodi. Siamo profondamente delusi del solito teatrino dove sembra si faccia a gara per essere i primi a dirsi dispiaciuti, a invocare un cambio culturale e ad auspicarsi che atti del genere non abbiano più a ripetersi. Poi scende di nuovo il sipario, il silenzio e il disinteresse più totale»

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L’ospedale di Civitanova

Infermiere aggredito al pronto soccorso di Civitanova, la Uil: «Ci rivolgeremo al prefetto per chiedere la convocazione dei sindacati. Quanto accaduto l’altra notte riapre una ferita ancora fresca. Di certo impressiona e fa riflettere che questo accada ormai con questa frequenza davvero allarmante». Lo dicono il segretario regionale della Uil Fpl Marcello Evangelista e il segretario territoriale Andrea Santavicca. I due sindacalisti si soffermano poi su di un altro aspetto: «ancor di più fa riflettere quello che ogni volta si ripete all’indomani di questi episodi. Frasi di circostanza e nulla più. Ci preoccupa molto quanto accade e impressiona anche il livello di esasperazione e insieme di inciviltà che si nasconde dietro questi deprecabili gesti. Ma più di tutto siamo profondamente delusi del solito teatrino dove tutti sembra si faccia a gara per essere i primi a dirsi dispiaciuti, a invocare un cambio culturale e ad auspicarsi che atti del genere non abbiano più a ripetersi. Eppoi scende di nuovo il sipario, il silenzio e il disinteresse più totale.

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Marcello Evangelista

Dopodiché invece chi è in prima linea, al pronto soccorso come altrove, si trova ancora da solo a dover presidiare ogni giorno un sistema di cure che richiederebbe una revisione totale ma che in fondo nessuno ha davvero intenzione di toccare e di ripensare per renderlo migliore». L’infermiere, che la sera di lunedì è stato colpito con uno schiaffo da un uomo che si era spazientito per l’attesa, ha riportato 15 giorni di prognosi. I sindacalisti mettono in guardia dal considerare che «tutto sommato sembra essersela cavata con ferite lievi e tutto sommato anche l’attività del Pronto soccorso, almeno secondo qualcuno, non sembrerebbe aver subito grossi contraccolpi. Come a dire che possiamo andare avanti perché tutto sommato non è successo niente di così grave. Chi dovesse ragionare così però non considera abbastanza anche gli altri effetti. Quelli che ci si porterà dietro e che restano come cicatrici. Non ci sono solo le ferite esteriori da considerare in questi casi. Ci sono anche gli effetti di natura psicologica. La sicurezza non può rimanere solo un bel concetto di cui infarcire i nostri bei discorsi. Basta parole, basta proclami e frasi di circostanza. Occorrono soluzioni vere e strutturali e occorrono subito. Serve istituire una postazione di vigilanza fissa in ogni pronto soccorso e un sistema di video sorveglianza che sia davvero efficace e che non abbia punti ciechi. Non è certo più sufficiente, dopo questi episodi che si stanno ripetendo con una frequenza così impressionante, liquidare la questione chiedendo di intensificare il passaggio delle forze dell’ordine al pronto soccorso. Le stesse su cui peraltro, si sa, incombono sempre maggiori e gravosi compiti di controllo del territorio. Di certo al pronto soccorso, per mettere in sicurezza l’infermiere, non basta togliere la maniglia esterna dalla porta (sempreché esista) che separa la sala di attesa dal triage come è stato fatto a Civitanova o addirittura mettere un separé come in quel di Macerata. E di sicuro non serve tentare di dissuadere il personale in servizio dall’informare e dal coinvolgere il sindacato quando si verificano questi fatti. Anche su questo, in particolare, vigileremo e saremo intransigenti. Negli ultimi mesi gli episodi di aggressione ai danni del personale sanitario che opera nei pronto soccorso sono aumentati. Ma tutto è rimasto sostanzialmente come prima. Nessuno ha la bacchetta magica lo sappiamo e passare dalle parole ai fatti non è semplice. Per questo crediamo che il primo passo da fare sia intanto di unire le forze e le competenze. Stride assai che anche i nostri continui solleciti e i nostri interventi a sostegno di chi chiede solo di poter lavorare in sicurezza, siano letteralmente caduti nel vuoto.

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Andrea Santavicca

Nessuno che finora si sia degnato di convocare i sindacati, i rappresentanti dei lavoratori, per confrontarsi sulle possibili soluzioni. Questo la dice lunga sul rispetto che davvero si nutre nei confronti del personale. Da parte nostra ci siamo subito attivati perché non accada più che questi come altri episodi ci colgano di sorpresa. Per questo, anche se può sembrare ben poca cosa, abbiamo di recente attivato uno “sportello sicurezza”. Che altro non è che il modo più veloce e semplice per raccogliere in tempo reale tutte le segnalazioni di tutte quelle situazioni di criticità che si verificano e che denotano una carenza di ausili, di presidi o di protezioni tali da poter rappresentare anche solo un potenziale fattore di rischio. Chi vuole può farlo con pochi click accedendo al nostro sito on line. In questo modo vorremo concorrere fattivamente a fare prevenzione segnalando le criticità e proponendo gli interventi a nostro avviso necessari. Ma non basta. Oggi ci rivolgeremo anche al prefetto oltre che a chi dirige e amministra la nostra azienda sanitaria perché senza ulteriore indugio vengano convocati i sindacati. Perché per provare ad arginare insieme, qui ed ora, con azioni concrete ed efficaci questa preoccupante deriva, occorre, come sempre, meno autoreferenzialità e più condivisione e assunzione di responsabilità».

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