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Cosa c’è dietro le quinte di Chat Gpt,
Roberto Battiston ad Unicam:
«E’ come un rastrello» (Video)

INTERVISTA ESCLUSIVA - Fisico sperimentale, divulgatore e regista, già presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, è uno dei maggiori esperti di raggi cosmici. Ha spiegato a studentesse e studenti le opportunità e i rischi dell'intelligenza artificiale

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di Gabriele Censi

Cosa c’è dietro le quinte di Chat Gpt? «Non è altro che un rastrello che senza il falegname che lo ha costruito e il contadino che lo usa è solo un pezzo di legno» – ha spiegato ieri sera ad Unicam Roberto Battiston, professore di Fisica Sperimentale all’università di Trento e già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. «E’ qualche cosa che è molto più semplice di quello che noi temiamo o pensiamo ci sia. È importante capirlo perché in questo modo invece che avere solo paura e inventarci mostri capiamo meglio il potenziale, ma anche i limiti di una macchina che è molto più umana di quanto non possa sembrare».

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L’ex rettore Claudio Pettinari introduce l’incontro con Roberto Battiston

Come possiamo verificare l’attendibilità di una risposta ad un quesito che poniamo?  «Ormai c’è un certo numero di algoritmi come questi e danno delle risposte un po’ diverse. La prima cosa che viene in mente è metterle in confronto, in fondo se uno va in piazza e parla con una persona che gli dice una cosa che forse è vera o forse no chiama un amico per cercare conferme, il buon senso umano in fin dei conti c’ha sempre insegnato come cercare di pesare il vero e il falso. Dietro queste affermazioni non c’è altro che una ricerca di frasi già dette da qualcuno di noi nel web. Capire come funziona questo sistema ci porta maggiormente a esprimere un pensiero critico che è l’unico modo per trattare sia le cose molto positive che questa tecnologia ci permette di fare, sia ad allontanare trappole e imbrogli».

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La tecnologia evolve velocemente e quindi cosa ci aspetta nel futuro? «Ma in realtà diciamo che è il salto forte di questa tecnologia è già avvenuto negli anni scorsi. Adesso ci sono dei piccoli affinamenti, non c’è un progresso sostanziale in questo momento perché se ci fosse sarebbe andare verso qualche cosa che veramente pensa. Ma la tecnologia non sta pensando,  invece stiamo rastrellando in modo molto efficace il web di tutte le cose che abbiamo già fatto come insieme di società umana,  abbiamo riempito il web di una quantità enorme di affermazioni, di frasi, di informazioni e si può allargare ulteriormente. Ma in realtà c’è anche una tendenza che punta a sfruttare questo metodo per accedere a grande quantità di dati su insieme più piccoli. Avremo un domani un Chat Gpt per il nostro computer, per i nostri database, per il nostro ufficio, che ci aiuta a gestire le informazioni in modo più efficace di prima».

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Il pensiero creativo è a rischio?  «L’asticella viene alzata da questo tipo di algoritmo perché noi pensiamo molto spesso le stesse cose, facciamo le stesse cose, scriviamo le stesse cose, e non ci accorgiamo perché siamo in tanti e ciascuno fa la propria vita. Questa macchina ha la capacità di riprendere tutti i contributi analoghi fatti da tante persone diverse e quindi ridefinisce il concetto di originalità.  E’ sempre stata una cosa molto difficile essere creativi,  sappiamo che anche scoperte rivoluzionarie le hanno pensate in tanti poi uno alla fine arrivato alla metà prima degli altri. Quindi qui si sta ridefinendo che cosa è l’originalità, è come avere invece che una singola matita un insieme di pennelli con tutti colori del mondo, si può fare molto di più però bisogna anche essere molto bravi».

Il suo legame con Unicam?  «Prima di tutto il legame personale con l’ex rettore Claudio Pettinari, ci siamo conosciuti in vari contesti istituzionali quando ero all’Asi e anche più recentemente in contesti Crui, poi  sono stato per tanti anni a Perugia e non è molto lontana da questa terra quindi conosco un po’ queste queste zone perché sono venuto spesso a Foligno».

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