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Truffa all’Asur, condannato a 8 mesi
il sindaco Rolando Pecora

MONTELUPONE - L'ex primario era sotto accusa al tribunale di Macerata perché avrebbe ottenuto un ingiusto profito di 15mila euro facendo figurare di essere al lavoro mentre non c'era. La difesa annuncia che farà appello: «Siamo certi che ha avuto un comportamento sempre trasparente. Parliamo di un professionista che ha conciliato le attività di sindaco e di medico senza danneggiare in alcun modo il reparto dove lavorava»

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Rolando Pecora, sindaco di Montelupone

di Gianluca Ginella

Condannato a 8 mesi per truffa all’Asur l’ex primario, e attuale sindaco di Montelupone, Rolando Pecora. Oggi la sentenza al tribunale di Macerata per una vicenda che riguardava un presunto ingiusto profitto di 15mila euro che Pecora avrebbe ottenuto facendo figurare di essere stato presente nel reparto di Recanati o all’ospedale di Civitanova mentre invece, dice l’accusa, non c’era.

I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 5 ottobre del 2015 e il 27 dicembre del 2016.

Pecora ha sempre respinto le accuse spiegando che «Quando ero primario non avevo vincoli di orario ma dovevo perseguire certi obiettivi, che ho sempre raggiunto».

Oggi è arrivata la sentenza del giudice Francesca Preziosi, che ha anche disposto una provvisionale di 5mila euro per l’Ast, che era parte civile al processo. Nel corso della requisitoria il pm Stefano Lanari ha chiesto la condanna ad un 1 anno per Pecora. Il giudice ha deciso invece una pena di 8 mesi.

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L’avvocato Paolo Rossi

«Siamo conviti della totale estraneità ai fatti – dice l’avvocato Paolo Rossi, legale di Pecora – come ho ribadito oggi nell’arringa. Le condotte di Pecora non avvenivano nell’ombra, tutti sapevano quello che faceva e del suo incarico da sindaco. La mattina alle 7 arrivava al reparto, svolgeva tutte le attività, poi andava in Comune verso le 11 o mezzogiorno, avvertendo di chiamarlo in caso di emergenze per rientrare. Non si assentava dal posto di lavoro, non alterava badge o faceva fare marcature a terze persone. Non usciva per andare al suo studio privato o a giocare a bowling, andava in Comune per il suo incarico da sindaco.

Lo hanno riferito tutti i testimoni sentiti. Inoltre la sua condotta non era un capriccio, erano le direttive del sindacato dei medici.

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L’avvocato Gianfranco Borgani

Così come ha testimoniato un primario di Fermo che del sindacato fa parte e che ha detto di aver sempre operato allo stesso modo di Pecora, senza ricevere contestazioni. Loro sono dirigenti di unità operative complesse, non sono tenuti a rispettare un orario ma sono tenuti a conseguire gli obiettivi concordati. Obiettivi che Pecora ha sempre raggiunto, tant’è che il suo reparto è stato persino dichiarato ospedale amico dell’Unicef. Parliamo di un professionista che ha conciliato le attività di sindaco e di medico senza danneggiare in alcun modo il reparto dove lavorava».

Il legale dice che «Ovviamente aspetto di leggere la motivazione della sentenza e rispetto la decisione del giudice come ho sempre fatto e farò. Leggerò le motivazioni e di certo impugneremo perché siamo certi che c’è stato un comportamento sempre trasparente da parte di Pecora». Il giudice si è presa 90 giorni per le motivazioni. L’Ast, parte civile, assistita dall’avvocato Gianfranco Borgani, ha ottenuto 5mila euro di provvisionale e «visto accolte le richieste avanzate nel corso del processo».



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