Caso dell’amianto al capannone Nervi di Porto Recanati, il Comune accusa che non c’era. Il responsabile del rischio amianto, Eliano Marangoni: «il laboratorio incaricato, il 21 dicembre 2014 ha trasmesso l’esito delle analisi che hanno confermato la presenza di fibre di amianto del tipo Crisotilo nei due campioni analizzati».
Il geometra esperto nel settore della custodia, manutenzione e bonifica dei materiali contenenti amianto, spiega di essere stato incaricato dal Comune di Porto Recanati come Responsabile del rischio amianto: «intervengono da un punto di vista esclusivamente tecnico sui fatti accaduti a cavallo degli anni 2014 e 2015 ed interamente verificabili nella documentazione in possesso dei vari organi di controllo». Da tecnico comincia con l’inquadrare la vicenda in base alle normative. Come il decreto ministeriale del 6 settembre 1994 (Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’articolo 6, comma 3 e dell’articolo 12, comma 2 della Legge 257/92) che prevede che tra i compiti del Responsabile del rischio amianto (Rra) quello principale sia la mappatura di immobili/edifici per accertare la presenza di materiali contenenti amianto.
«Per eseguire tale attività è necessario eseguire tutti i necessari prelievi di “materiali sospetti” così come definito dal decreto ministeriale del 6 settembre 1994. I campioni prelevati debbono poi essere obbligatoriamente ed esclusivamente analizzati da laboratori inseriti dal ministero della Salute nella “Lista dei laboratori qualificati ad effettuare analisi sull’amianto”. Tali laboratori provvedono ad eseguire le analisi per accertare l’eventuale presenza di fibre di amianto sui campioni inviati dal Rra utilizzando una delle metodiche previste. La metodica più affidabile e precisa per determinare la presenza di fibre di amianto su campioni massivi è la cosiddetta Sem (Microscopia Elettronica in Scansione) che riesce ad identificare la presenza di fibre di amianto in percentuali ridottissime (limite di rilevabilità comprese tra lo 0,01 e l’1% o superiori in materiale massivo). Solo se l’esito di tale analisi confermano la presenza di fibre di amianto sui campioni analizzati, il Rra può e deve procedere ad ottemperare a quanto previsto dalla vigente normativa in materia di gestione del rischio amianto».
Fine della premessa. Sul caso: «a seguito di specifica richiesta del dipartimento di prevenzione dell’allora Area Vasta 3 di Macerata e su incarico dell’Ufficio Tecnico dell’amministrazione comunale, in data 5 dicembre 2014 – dice Marangoni in una nota inviata alla redazione -, ho proceduto ad eseguire due campioni di frammenti delle lastre costituenti la copertura esterna del cosiddetto “Capannone Nervi”. È il caso di ricordare che il brevetto della struttura in oggetto, realizzata tramite una ripetizione modulare di telai cementizi fu comprato, a suo tempo, dalla Società Montedison e che la copertura e tamponature venne realizzata dalle locali manovalanze a seconda dei materiali a disposizione negli anni ’50. In quel periodo l’utilizzo di fibre di amianto, per la maggior parte del tipo crisotilo, era diffusissimo per il basso costo e la enorme duttilità e facilità di lavorazione del materiale asbestoso miscelato con i prodotti cementizi attraverso un ciclo tecnologico non sempre omogeneo. Difatti sono numerosi i casi in cui il manufatto prodotto mediante utilizzo di fibre di amianto sottoposto ad analisi qualitative per accertare la presenza di fibre di amianto genera i cosiddetti “falsi negativi” e cioè risultati che appunto, per la non omogenea miscelazione del cemento con le fibre asbestose, partoriscono risultati che escludono la presenza dell’agente cancerogeno. Ma non è stato questo il caso in quanto in data 21 dicembre 2014 il laboratorio incaricato, che fa parte di una società a livello mondiale con 100 laboratori accreditati nel mondo e che in Italia nasce dall’unione di 5 grandi società (laboratori) che racchiudono oltre 30 anni di comprovata esperienza, utilizzando la metodica Sem, ha trasmesso l’esito delle analisi che hanno confermato la presenza di fibre di amianto del tipo Crisotilo (tipologia di amianto più utilizzata nell’edilizia sino al mese di aprile 1996) nei due campioni analizzati. I risultati di tale analisi e la programmazione dei successivi interventi, sono stati oggetto della Conferenza dei servizi indetta in data 12 febbraio 2015 dall’amministrazione comunale in carica in quel periodo, alla presenza dei vari organi di controllo tra cui la Ast di Macerata e l’Arpam di Macerata».
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