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Maurizio Landini a Camerino
sul futuro dell’entroterra:
«Autonomia differenziata? Follia»

CONVEGNO - Il segretario generale della Cgil a Unicam. Ha affrontato anche la questione Beko («è necessario un intervento del governo»), lavoro («abbiamo bisogno che i salari aumentino») e sanità. L'analisi del sindacato sulle aree interne delle Marche: Tra il 2014 ed il 2021 calo complessivo di oltre il 7 percento. Sparite nel nulla cinquemila imprese

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Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a Camerino

di Monia Orazi

Che fine faranno le aree interne delle Marche? Hanno provato a rispondere a questa domanda i numerosi relatori protagonisti oggi all’università di Camerino del convegno “Aree interne: restare, transitare, scomparire. Questioni di sfondo e il caso Marche”, per la presentazione della rivista Prima edita da Ires (istituto ricerche economiche e sociali) e Cgil, che ha approfondito l’applicazione della strategia nazionale delle aree interne alle Marche.

Ospite speciale a fine pomeriggio il segretario generale Cgil Maurizio Landini: «Se uno pensa di poter risolvere i problemi delle aree interne con l’autonomia differenziata sta raccontando una bugia. E’ una follia, persino l’Europa è in cerca di una politica comune in vari settori. Per questo abbiamo indetto un referendum per abrogare totalmente la legge sulle aree interne, siamo ben oltre le 500mila firme raccolte. Vista l’esperienza del Covid che ci ha dato un’indicazione, una visione comune con il livello di sviluppo tecnologico, di collegamento, di costruzione di reti e infrastrutture può mettere le aree interne in condizione di avere dei collegamenti. Si dovrebbe imparare dagli sbagli del passato, non si possono avere 20 sistemi sanitari diversi e venti politiche industriali diverse».

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LANDINI SU AUMENTO SALARI – Aumento dei salari, rinnovo dei contratti del pubblico impiego, riforma fiscale, sono alcuni dei temi toccati da Landini nell’incontro con la stampa: «Abbiamo il problema di aumentare i salari, il pubblico impiego dalla sanità alla scuola è dal 2022 che non vede il rinnovo del contratto, in questi tre anni c’è stata un’inflazione che supera il 17 per cento. Il governo ad oggi sembra offrire non più del 5 percento, così di contratti non se ne fanno. Questo vuol dire programmare la riduzione del potere di acquisto dei salari, abbiamo bisogno che i salari aumentino. Abbiamo bisogno di superare la precarietà, l’altra condizione assurda che ha peggiorato le condizioni di vita e di lavoro delle persone, è arrivata a livelli inaccettabili.

Se vogliamo aumentare i salari oltre ai contratti nazionali, c’è bisogno di agire sul fisco, chi continua a pagare le tasse sino all’ultimo centesimo sono i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Dall’altro sono aumentate le entrate, si parla di un tesoretto di 9 miliardi di euro di entrate in più, che vengono dall’Irpef.

Landini-Cgil-Camerino--e1726251069382-650x641Il 90 percento lo pagano lavoratori dipendenti e pensionati, a loro devono tornare i soldi. Servono investimenti da fare sulla sanità pubblica, quello alla salute non solo è un diritto che non viene garantito a tutti, ma siamo al punto che la gente deve pagare per potersi curare, nonostante i contributi versati. Ci sono tanti che non arrivano alla fine del mese e non hanno i soldi per potersi curare, serve aumentare le risorse, andando a prenderle dove sono, dall’evasione fiscale, dalla rendita finanziaria, dalla rendita immobiliare. La riforma fiscale è un punto strategico per ricostruire l’unità sociale».

ANALISI CRISI ELETTRODOMESTICO BEKO – Inevitabile l’analisi della crisi Beko, che ha rilevato il polo industriale Whirlpool a Fabriano e Comunanza, ha detto Landini: «I metalmeccanici hanno programmato uno sciopero in tutto il gruppo. E’ chiaro che se la prima mossa che questa proprietà fa è quella di chiudere stabilimenti in Polonia per portare le produzioni in Romania ed in Turchia e non dire nulla di quello che fa in Italia, se la logica è questa, cioè dalla sera alla mattina chiudere e spostare le produzioni da loro, non va bene e quindi è necessario che su questo non solo cambino politica, ma è necessario un intervento del governo. Sono in discussione settori strategici del nostro Paese, continuiamo ad essere un paese industriale e abbiamo problemi non solo nell’elettrodomestico, nel settore della moda, nel settore dell’automotive, nella siderurgia. Siamo a un bivio: o si governa con investimenti anche la trasformazione digitale e la transizione energetica del nostro Paese, oppure si rischia di gestire delle dismissioni, di diventare delle succursali di qualcun altro. Abbiamo bisogno di una politica industriale degna di questo nome».

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APPENNINO SEMPRE PIU’ ANZIANI, MENO LAVORO, REDDITI BASSI – Per quanto riguarda le aree interne delle Marche, pari al 53 percento del territorio regionale, i dati mostrano la crescente marginalità di questi territori, che comprendono un comune su tre, all’interno delle Marche. Tra il 2014 ed il 2021 hanno perso popolazione ad un ritmo doppio rispetto alla media regionale, con un calo complessivo di oltre il 7 percento. Altro aspetto critico è l’invecchiamento della popolazione, c’è un rapporto di 242 anziani ogni cento giovani (207 su 100 la media regionale). Chi vive nelle zone interne regionali guadagna in media duemila euro in meno rispetto al resto della Regione, 1 persona su 4 ha un reddito inferiore ai 10mila euro annui. Sparite nel nulla nelle zone interne cinquemila imprese, di cui 600 attività manifatturiere, una flessione media di circa il 15 per cento, due punti in più rispetto alla media regionale. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, gli occupati, dal 2018 al 2021, hanno una riduzione del -3,2%; allo stesso tempo, aumenta la popolazione inattiva. All’interno di questa fascia, occorre far risaltare il calo degli studenti con – 2,4% , in controtendenza rispetto al resto dei Comuni con +4,5%. Territori fragili caratterizzati anche da una minore offerta pubblica di servizi sociali: nel 2020 la spesa sociale procapite dei Comuni delle Aree interne si attesta su 93,7 euro. Divario rilevante sia con la generalità degli altri comuni (117,3 euro pro capite) sia, soprattutto, con i nove comuni cosiddetti “Poli”, la cui spesa sociale in termini pro capite ammonta a 155,6 euro.

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Giuseppe Santarelli

L’ANALISI DI CGIL MARCHE – «Ad oggi, nelle Marche – è l’analisi di Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche – non esiste uno studio pubblico sulla condizione delle aree interne. Il nodo della questione su cui dibattere è garantire l’uguaglianza dei diritti tra tutti i cittadini, un dovere sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Come Cgil, crediamo che si possa porre un freno al destino di questi territori. Non ci possiamo abbandonare a questa idea, per così dire, luttuosa, delle aree interne; piuttosto, assieme alle comunità, dobbiamo far prevalere le positive esperienze sociali ed economiche che sono presenti in queste zone». Quanto al ruolo della Regione, chiude Santarelli, «in questi anni, la modalità di distribuzione dei fondi del Pnrr, destinati ai borghi e i bandi regionali, rischia di bruciare ingenti risorse senza una strategia d’insieme; la stessa attenzione va posta anche sulla ricostruzione post-sisma che deve essere non solo fisica ma anche sociale. E’ tempo di una svolta radicale pure per il governo che deve rilanciare le aree Snai».

 



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