
Tamberi in lacrime dopo aver fallito il suo ultimo salto (foto Fidal)
di Marco Pagliariccio
Non era destino evidentemente per Gianmarco Tamberi, che andava a caccia di un obiettivo che l’avrebbe lanciato nella leggenda dell’atletica leggera: diventare il primo saltatore in alto a vincere due medaglie d’oro olimpiche. L’atleta nato a Civitanova e residente ad Ancona, non è riuscito a superare se stesso e a bissare il trionfo di Tokyo 2021 nella finale della gara del salto in alto di Parigi. La colica renale che l’ha colpito ormai diversi giorni fa è tornata questa notte. Impossibile chiedere a Tamberi di essere quello di tre anni fa, quelli dei 2,37 e dell’oro condiviso con l’amico-avversario Mutaz Barshim. Il portabandiera azzurro ha fallito cinque salti su sei e alle 19,49 circa la sua Olimpiade è finita con l’11° posto.

“Gimbo”, cappuccio tirato giù sulla faccia, è entrato per ultimo in pista, in quanto campione olimpico in carica, e lo ha fatto a modo suo: allargando le braccia e prendendosi l’ovazione del pubblico dello Stade de France.

L’ingresso di Tamberi allo Stade de France
Tamberi è entrato in gara senza tentare la prima misura, quella di 2,17 (come fatto invece dall’altro italiano in gara, Stefano Sottile), attaccando direttamente i 2,22. Ma che non fosse aria di grandi risultati lo si è capito sin dall’inizio: solo al terzo tentativo Gimbo è riuscito a saltare una misura che, normalmente, centrerebbe senza affanni (inferiore pure ai 2,24 delle qualificazioni di tre giorni fa, peraltro). La precaria condizione fisica ha presentato il conto già alla misura successiva, quella di 2,27: l’asticella è caduta tutte e tre le volte e per Tamberi non sono rimaste altro che le lacrime e il rammarico per non essersi potuto giocare la gara della vita al meglio delle proprie potenzialità.

L’unico salto valido della serata di Tamberi, a 2,22 metri
La colica renale che l’ha debilitato oggi l’aveva già fermato a pochi giorni dalle qualificazioni, ma che non gli aveva impedito di passare comunque il primo scoglio, staccando, seppur senza brillare, il pass per la finale. Ma quando sembrava che il peggio fosse alle spalle, stamattina c’è stata la ricaduta. Una giornata adrenalinica, diciamo così, quella di Tamberi, documentata come sua consuetudine dialogando direttamente coi suoi followers via social.

Il fulmine è arrivato intorno alle 10: «E’ tutto finito», esordiva così il post del saltatore anconetano a corredo di una foto che lo vede seduto, dopo una gara, con la testa raccolta tra le braccia. «Ci ho sperato fino all’ultimo, ci ho creduto nonostante tutto quello che era successo. Ho ricevuto un sostegno e un affetto così grande da parte di tutti voi che mi ha dato una forza unica per rialzarmi da questo ennesimo problema, ma evidentemente doveva andare così. Questa notte alle 5 mi sono svegliato a causa di quello stesso dolore lancinante di qualche giorno fa. Un’altra colica renale. Sono passate 5 ore e ancora il male non passa. Sono riuscito a battere il destino una volta dopo quell’infortunio nel 2016, questa volta purtroppo penso proprio che abbia vinto lui. Sono senza parole, mi dispiace davvero da morire. Scenderò in pedana comunque questa sera? Sì, ma non so davvero come farò in queste condizioni a saltare».

Passano altre cinque ore, sono da poco passate le 15 e ci pensa la moglie Chiara Bontempi ad aggiornare la situazione: una storia Instagram nella quale si intravede Gianmarco su una lettiga con una flebo attaccata al braccio e un lapidario «siamo in ospedale».

Poco dopo, alle 15.40, ecco la conferma da Gimbo stesso, con una foto disteso nella barella dell’ambulanza e la mano di Chiara a dargli conforto: «Sono passate 10 ore e la colica renale ancora non è passata. Il dolore che sento da questa mattina, per quanto forte, è nulla confronto a quello che sto provando dentro. Anche quella che era la mia ultima certezza sta per svanire. Sono appena stato portato in pronto soccorso in ambulanza dopo aver vomitato due volte sangue. Ora mi faranno altri esami per capire che cosa sta succedendo, vi aggiorno perché i tantissimi messaggi che sto ricevendo e l’amore che mi state dimostrando, quanto meno merita una risposta. Tutto ho sognato per questo giorno tranne di vivere un incubo così».

Un’ora dopo, a pochi minuti dalle 17, il raggio di sole: «I will be there», ovvero «ci sarò», a due ore dall’inizio della gara.

Una speranza che però si è schiantata contro l’evidenza di un dolore troppo forte per consentirgli di essere competitivo.
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Non cambia nulla grande Gimbo x tutto quanto hai fatto per la nostra regione e nazione !!!!
Vi assicuro che una colica renale non è affatto una passeggiata e il fatto che fosse in pedana per me equivale alla medaglia d'oro. Grande Gimbo
Tre giorni che si parla di lui ma super piacere.
Ma la barba a metà stavolta non se la fa?
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Le chiappe le aveva già messe in sicuro con il teatrino che ha fatto per i calcoli renali…
La colica renale è estremamente dolorosa e invalidante basta muoversi spostarsi un poco basta attendere alcuni muscoli che il dolore ritorna la cosa buffa è che nelle Marche c’è il primato europeo della diffusione della incidenza di calcoli renali. Adesso la cosa più importante è analizzare di che sono fatti questi calcoli perché ce ne sono diversi tipi e fare un’alimentazione opportuna per evitare che si riformino. Lui ha vinto le olimpiadi e ha vinto le medaglie d’oro tutte con il suo comportamento eroico perché se qualche deficiente critica come qui in questo punto di questo sito web, è perché non ha mai sentito il dolore di una colica renale
@Passaretti: 1. deficiente ci sei tu 2. eroe? ma de che, è semplicemente un atleta che deve solo vincere per potergli dire bravo 3. Ti consiglio un TSO immediato
Siamo un insieme di pappemolli, aborti ambulanti, inutilità totali, moralisti incalliti pieni di scheletri nell’armadio, prepotenti casalinghi, spesso anche al di fuori delle quattro mura con a volte conseguenze troppo benigne, palloni gonfiati dalla boria che si sgonfiano appena glielo fai notare naturalmente se dotati di quel pizzico di comprendonio che non guasta mai, portatori di certezze assolute che finiscono sempre nello scarico del cesso. Commentatori che non si limitano all’articolo o a qualche scambio di innocenti battute ma che tamburellano sui tasti per dire tante di quelle stupidaggini che per carità ognuno può ritenere sacre fino ad arrivare a correggere eventuali errori grammaticali altrui e questi sono quelli che detesto di più come quello appellato fenomeno proprio ieri che cerca di sfogare su Cronache Maceratesi, come poi fanno in tanti, frustrazioni, accettazione dell’indifendibile perché non si capisce bene se sono assolutamente convinti e tante volte possono avere anche ragione o se privi di qualsiasi modello di confronto con cui ragionare perché assolutamente in grado di capirlo non perché non ci sia ecc. ecc. Io leggo anche i commenti degli altri, alcuni sono interessanti, altri polemici ma spesso del tutto superflui perché attaccano il pensiero altrui che già tante volte ha del misero di suo e potrebbe anzi recuperare se affrontato da peggior esibitore di sagge conclusioni che dovrebbero far riflettere più chi le scrive che chi le legge. Raramente capita di parlare con qualcuno che ti piace ascoltare e nemmeno ti viene voglia di dire qualcosa per non rischiare di rompere il tranquillo scorrere del tema. Ma questa è tutt’altra cosa, leggi di tutto e spesso ti accorgi di non essere assolutamente d’accordo con quello che leggi ma non è che te ne devi fare un cruccio, potresti anche non accenderlo nemmeno il computer. Non uso il telefonino e mi accontento delle notizie che leggo qui e non degli spaventosi, orribili, qualche volta divertenti di soggetti alla meloni, salvini, vannacci che hanno ancora tanto da prendere. Peccato che chi sta in politica qualche volta dovrebbe dare ma sono talmente morti di fame che per loro c’è una concezione diversa del denaro. Allora da quei morti di fame che sono, cercano di prendere il più possibile, anche quello che non serve perché non si sa mai, potrebbero essere mandati tutti a quel paese che fa rima con le bassi parti del lato b da dove traggono la forza per tirare avanti in questo mondo diviso tra chi li metterebbe al rogo e da chi per ragioni che se non sono dovute esclusivamente a tornaconti personali credono di pensarla in maniera giusta senza pensare da quale parte nascono le idee e che seguono religiosamente. Adesso se qualcuno, per un Vanacci posso anche capirlo, folcloristico, buffone a cui almeno cinquecento mila votanti gli hanno comprato il biglietto ma che comunque nella sua semplicità ma non perché sia chiaro quando parla ma proprio di pensiero abbia infiammato menti e cuori, ma dovete spiegarmi Salvini, quello la cui politica veniva dettata da quelli che lui poco sopporta come i drogati che combatte ma che gli davano tutti i consigli che lo hanno portato all’attenzione di chi lo ha amato, di chi ancora lo segue come a Macerata e lì altro che veli pietosi quando cerchi di apparire, tra quelli che hanno già ci sei già, e vuoi dimostrare di essere all’altezza del ruolo che hai accettato pur sapendo che cosa rappresentava Salvini e che pure tu non solo non hai mai smentito ma sei andato alla festa di purificazione o quella stronzata dove trionfa l’orgoglio di far vedere che anche tu c’eri, manco fossi stato partecipe insieme ad Armostrong di aver messo piede sulla Luna. Da qualche minuto visto quello che scrivo ho smesso di andargli dietro visto poi l’argomento ultimo preso… Non manca Ciarapica che ha invitato anche quest’anno tutti i sindaci del circondario, probabilmente se non tutti ma facenti parte di quel ridicolo fascistume che ancora fa presa. Lo ricordo perché sarebbe curioso sapere che è che offre: il locale, lui, il comune che poi alla fin fine conoscendolo da anni che differenza fa. Se c’è qualcuno che a Civitanova sia stato più immortalato di lui, ma non per le migliaia di foto che fa pubblicare da tutti ma per la vacuità, la superbia e la conoscenza che di lui ormai sono in tanti ad avere e che probabilmente spero servirà a tagliargli le gambe per un eventuale passo verso qualcosa di più ancora retribuito che già da adesso quello che intasca è uno schiaffo per tutti gli italiani che come dice Vannacci non credono di essere come lui. Basta, tutto questo per dire, parlo di Tamberi, che a volte nemmeno con “la tigna” si riesce ad ottenere quel che si vuole o perlomeno si desidera.
Se su 11475 atleti partecipanti alle Olimpiadi uno solo ha avuto coliche renali forse non si è trattato soltanto di sfortuna…