Puccini a raggi X:
«Il più difficile da dirigere»

MACERATA - L'affermazione è del Maestro Gianandrea Gavazzeni, nonno del direttore artistico del Mof, vero estimatore e amante del compositore toscano. A raccontare il suo punto di vista è il nipote e critico musicale Giovanni Gavazzeni, ospite oggi agli Aperitivi culturali. Stasera debutta La Bohéme

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Un momento dell’incontro

di Marco Ribechi

Gli Aperitivi Culturali mettono la lente di ingrandimento su Giacomo Puccini. È stato un appuntamento ricco di spunti di riflessione e di aneddoti inusuali quello presentato agli Antichi Forni da Cinzia Maroni dal titolo “Puccini: stile conversativo”.  Ad offrire uno sguardo privilegiato sul compositore toscano è stato Giovanni Gavazzeni, critico musicale e musicologo, cugino del direttore artistico del Mof Paolo Gavazzeni.

A discutere con lui sugli aspetti più avvincenti delle composizioni e dello stile di Puccini anche Valerio Galli che questa sera farà il suo debutto in arena con La Bohéme per la regia di Leo Muscato (leggi la presentazione).

Giovanni Gavazzeni, nipote del famoso Direttore Gianandrea Gavazzeni, reale estimatore di Puccini in un’epoca in cui invece molti lo osteggiavano, ha raccontato la figura del compositore tramite lo sguardo attento del nonno che aveva, tra l’altro, anche la fama di essere un abile scrittore del genere diaristico.

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Giovanni Gavazzeni

E infatti, a muovere tutte le argomentazioni, sono degli estratti del libro “La minuziosa verità” in cui sono contenuti alcuni scritti dedicati proprio a Puccini. «Negli anni ‘50 praticamente tutti svilivano l’opera di Puccini dicendo che faceva commuovere le masse – spiega Giovanni Gavazzeni – mio nonno invece, che in gioventù aveva anche avuto modo di vedere tante direzioni alla Scala, era entrato nell’animo del compositore, ne aveva compreso la vita, le attitudini ed era riuscito ad attingere al suo lato più profondo che sarà riscoperto solo più avanti».

aperitivi-culturaliGianandrea Gavazzeni, direttore di fama internazionale, era solito dire che i tre compositori che più amava dirigere erano Mozart, Verdi e Puccini, ma Puccini era senza dubbio il più difficile. «Lo stile di Puccini è molto legato al libretto e al parlato – prosegue il critico musicale – per mio nonno era impensabile sovrastare il recitato con la musica quindi era costretto ad abbassare il volume dell’orchestra per far comprendere le parole degli attori. Quando tornava a casa dopo la Butterfly mi ripeteva sempre “Stavolta l’ho fatta un po’ più forte”, aveva una sorta di senso di colpa che però in realtà evidenziava la sua attenzione alle volontà del compositore».

Valerio-Galli

Il Maestro Valerio Galli

Nemmeno il grande Toscanini, nonostante lo avesse diretto svariate volte, aveva compreso il carattere innovativo della musica di Puccini. Il Maestro definiva una napoletanata sentimentale l’aria Nessun Dorma. «Al contrario la complessità di Puccini è evidente nelle infinite didascalie che accompagnano le sue composizioni – spiega il Maestro Galli – è molto specifico nelle sue indicazioni che chiariscono come la musica possa emotivamente appoggiarsi alla parola. Normalmente, quando mi approccio a un melodramma, ne analizzo prima il libretto e in questo caso si chiariscono molti aspetti delle note di Puccini se si legge con la sensibilità adeguata a capire l’autore».

L’aperitivo finale di quest’oggi è stato offerto dall’azienda Cartechini oli mentre domani, per l’incontro “Il disgelo (im)possibile di Turandot” saranno presenti Eduardo Savarese e Simonetta Sciandivaschi.

 

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