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Ematologia, Alesiani orgoglioso del team:
«Vi presento le “mie” valorose dottoresse.
Le soddisfazioni? Arrivano dai pazienti»

INTERVISTE AI PRIMARI - Il medico abruzzese guida il reparto di Civitanova dal 2019. Sui risultati della ricerca dice: «Si sono aperti degli orizzonti che fanno sperare nella possibilità di ottenere percentuali sempre più elevate di guarigioni o cronicizzazioni di malattie che prima non lasciavano scampo»

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Francesco Alesiani

di Luca Patrassi

Francesco Alesiani è dal 2019 il direttore dell’unità operativa di Ematologia dell’ospedale di Civitanova. Origine abruzzese, di Alba Adriatica, formazione scolastica ed universitaria nelle Marche, specializzazione in Ematologia in quella che oggi è l’Università Politecnica delle Marche. Primo incarico, subito dopo la laurea a 23 anni, al Pronto soccorso di San Severino.

Ci presenta la struttura e l’organico del reparto di Ematologia?

«Ematologia è considerata un’alta specialità in quanto richiede una fusione omogenea di saperi tra il laboratorio (con tecnologie sempre più avanzate) e la clinica (che si basa sui principi cardine della medicina interna). La nostra attività si articola su un reparto di degenza che ha 16 posti letto, di cui 7 sono camere “a bassa carica microbica”, cioè predisposte per il ricovero in isolamento di pazienti particolarmente immunodepressi a seguito di chemioterapie ad alte dosi e che sono a rischio di contrarre gravi infezioni pericolose per la vita; vi è poi un Day hospital particolarmente affollato che eroga trattamenti a pazienti in grado di tornare a domicilio mentre effettuano le cure e una serie di ambulatori (a Civitanova, a Macerata e a San Severino) che seguo personalmente, poichè ritengo essenziale un’attività capillarizzata su un territorio provinciale; per altro assistiamo una parte rilevante, credo maggioritaria, della provincia di Fermo che non ha un’ematologia. Le malattie di cui ci occupiamo sono principalmente le neoplasie del sangue (leucemie, linfomi e mielomi), ma seguiamo anche disordini non propriamente “oncologici”, definiti “benigni” ma che non raramente purtroppo hanno prognosi non favorevole».

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Milena Mirabile

Alla voce gioco di squadra nel reparto, Alesiani abbina storie e nomi tra passato e presente…

«La mia nomina è seguita al pensionamento di Riccardo Centurioni, che ha il merito indiscusso di aver creato, dopo anni di lavoro incessante, valentissimo e appassionato, questa realtà. Vorrei però adesso soffermarmi sulle colleghe che lavorano con me, sottolineando il fatto che non solo hanno acquisito la capacità di seguire ognuna autonomamente anche i casi più complicati, ma che possiedono delle specifiche competenze nell’ambito della specialità che ne fa, nel settore di cui si occupano, delle consulenti (“superspecialiste”) per tutto il gruppo. Tutte le decisioni le prendiamo insieme, in modo assolutamente paritetico, dopo averle discusse e condivise. Ecco quindi che, con orgoglio, voglio presentare le mie “valorose dottoresse”.

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Angela Tassetti

Milena Mirabile è la mia sostituta; maceratese, specializzazione in Ematologia a Roma, anni di lavoro nel centro trapianti di midollo osseo dell’Università’ Tor Vergata di Roma; ha acquisito particolare competenza nel campo del trapianto di midollo osseo, sia autologo che allogenico. E’ direttore del programma trapianti della nostra Ematologia. E’ operativa nel Day Hospital. Angela Tassetti, civitanovese, è una colonna portante del reparto di degenza; laurea e specializzazione ad Ancona, è attentissima nella gestione delle complicanze delle terapie e ha particolari competenze nell’antibioticoterapia oltre che una rara capacità di rendere empatico il rapporto con il paziente. Caterina Bocci, maceratese di origine, ora residente a Polverigi, si è laureata e specializzata ad Ancona. Ha grandi competenze nel settore dei linfomi e delle sindromi linfoproliferative croniche. Lavora nel Day Hospital.

Silvia Gentili è originaria di Porto San Giorgio, si è specializzata in Ancona ma ha anche soggiornato a lungo negli Stati Uniti (Atlanta , Emory University). E’ una grandissima esperta di discrasie plasmacellularied è spesso invitata come relatrice a convegni. Lavora in reparto.

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Caterina Bocci

Elisa Honorati, anconetana, è la più giovane dell’unità operativa: anche lei laureata e specializzata in Ancona, ha come settore di competenza quello delle malattie mieloproliferative croniche. Lavora in reparto ed è eccellente, oltre che per preparazione , anche nella capacità di relazionarsi con il gruppo.

La nostra coordinatrice è Emiliana Luciani, a cui mi lega la comune origine abruzzese (lei è di Giulianova). Da pochi anni in Ematologia, si è impegnata moltissimo confrontandosi da subito con tutte le problematiche specifiche dell’assistenza al paziente con malattie del sangue, e lo ha fatto in modo egregio. Un plauso e un ringraziamento speciale vanno da parte mia a tutti gli infermieri e le oss del DH e del reparto di Degenza, per l’impegno straordinario che profondono nel loro lavoro quotidiano, frutto di passione e amore, come pure un altrettanto sentito ringraziamento va alla coordinatrice dell’Oncologia di San Severino -Camerino, Gessica Orsini con tutti gli infermieri del gruppo e agli infermieri del Dh di Medicina dell’ospedale di Macerata. Uno specialissimo e immenso grazie va infine all’Ail, nelle persone di Pietro Leoni e di Riccardo Centurioni, per il rilevante e costante supporto economico che ci fornisce».

Si ricorda quando ha messo piede per la prima volta in ospedale da primario? Cosa ha trovato?
«Lo ricordo benissimo, era il mattino del primo giugno 2019, ho fatto un giro in reparto con Silvia Gentili; però avevo fatto delle visite in precedenza, conoscevo già bene le colleghe e sapevo con sicurezza cosa avrei trovato: un gruppo omogeneo e un reparto perfettamente inserito nelle dinamiche dell’ospedale per cui mi sono soltanto dovuto integrare nell’unità operativa, con le forti motivazioni e ambizione di essere all’altezza del mio nuovo ruolo».

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Silvia Gentili

Cosa è cambiato in questi anni in fatto di cure e di qualità di vita degli utenti?

«Purtroppo la sanità non sta vivendo un buon momento: l’epidemia di Covid ha precipitato le criticità, come una certa debolezza dell’assistenza nel territorio che si ripercuote sulle strutture ospedaliere, la difficoltà a effettuare da parte degli utenti gli accertamenti strumentali nelle strutture pubbliche, le liste d’attesa troppo lunghe, la carenza di posti letto sempre più drammatica, gli organici ridotti al lumicino e una schiacciante burocrazia. Per questi motivi non si può dire che la situazione sia migliorata, ma ogni giorno vengono fatti enormi sacrifici per mantenere una qualità assistenziale che , per quanto riguarda l’Ematologia, deve comunque essere di livello elevato. Poi per quanto riguarda i progressi delle cure e l’innovazione in Ematologia ,  indubbiamente si sono aperti degli orizzonti che fanno sperare nella possibilità di ottenere percentuali sempre più elevate di guarigioni o cronicizzazioni di malattie che prima non lasciavano scampo».

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Elisa Honorati

Se dovesse fare un bilancio, più gli elementi positivi o le criticità? Cosa ricorda con maggior piacere?

«Gli elementi positivi rimangono preminenti. Molte sono le cose che ricordo con gran piacere, dall’ultima in senso temporale, la Biobanca di Civitanova. Ora però possiamo effettuare in autonomia la raccolta delle cellule staminali e il loro stoccaggio in attesa della somministrazione al paziente. Le prossime evoluzioni del progetto riguardano la possibilità di effettuare terapie con linfociti ingegnerizzati, se ci sarà un’estensione delle autorizzazioni, anche il congelamento di ovuli e spermatozoi per la preservazione della fertilità nei pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia.Un grande traguardo raggiunto, e Cronache Maceratesi ne ha dato ampia diffusione. Al di là di questi eventi epocali, devo dire che le maggiori soddisfazioni le abbiamo ogni giorno dai nostri pazienti, che ci ringraziano per una terapia che ha dato i suoi frutti, per un aiuto insperato che ha fatto loro superare un momento di sconforto o per un sorriso con il quale abbiamo contribuito ad alleviare la pesantezza angosciosa di un giorno un po’ più difficile. Ricordo che molti pazienti ematologici sono giovani e si ritrovano, nel bel mezzo di una vita piena di progetti, nel baratro dell’angoscia e della paura. Sono queste, in definitiva, le cose che ti fanno sentire un medico nel senso più pieno del termine».

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Emiliana Luciani

Se le dessero la possibilità di prendere una decisione sul versante della gestione aziendale, quale iniziativa prenderebbe?

«Premetto che i nostri rapporti con la direzione Ast sono di massima collaborazione e di amicizia, come per altro con le precedenti. E’indispensabile cercare di risolvere problemi essendo propositivi, piuttosto che porli sottraendosi poi alla possibilità di risolverli. Solo chi non conosce le dinamiche attuali e le vicende più o meno lontane della Sanità, che versa in una condizione determinata da scelte precedenti e che spesso non sono reversibili per i tanti vincoli a cui è assoggettata, può pensare che chi amministra possa tutto o con facilità abbia il potere di programmare e deliberare come voglia.

Gli amministratori sono professionisti come lo siamo noi, con competenze diverse ma finalizzate al comune obiettivo del miglioramento dei servizi sanitari. Questa è una doverosa premessa: uno dei progetti che ritengo strategico è la formalizzazione di incontri periodici tra l’unità operativa di Ematologia e i medici di famiglia, con la finalità di facilitare e regolare i rapporti con il territorio. La comunicazione permette di migliorare quanto vi è di improprio nelle richieste di visite specialistiche ematologiche, i benefici consentirebbero di risparmiare tempo e risorse da dedicare a problemi clinici più complessi, di limitare l’afflusso spesso incongruo negli ambulatori e di accorciare le liste di attesa. Per la verità abbiamo da poco iniziato a incontrare i medici di famiglia, incontro voluto in primis da Nadia Mosca e dalla direttrice sanitaria Daniela Corsi».

Mancano i medici, è solo un problema di programmazione o ci sono problemi ulteriori per alcune specialistiche reputate troppo rischiose e non attrattive dal punto di vista economico, per la meritocrazia?

«La mancanza di medici è il risultato di diverse cause, prima fra tutte la “gobba pensionistica” che ha determinato l’esodo di moltissimi professionisti che sono andati in quiescenza in un arco molto breve di tempo, determinando di fatto dei vuoti di organico difficili da riempire; un altro fenomeno è stato quello relativo al “numero chiuso” per l’accesso a Medicina ma sono del parere che più di tanto non abbia influito. Io mi sono laureato ad Ancona quando l’accesso era libero, e ho verificato che il numero dei laureati di quegli anni non era troppo dissimile da quello attuale, verificandosi quindi una selezione “in itinere” spesso determinata dall’aver preso coscienza di intraprendere una professione non in linea con le proprie aspettative di vita. Sembra che per i prossimi anni il sistema dovrebbe riallinearsi, addirittura riportando il numero di laureati sopra il fabbisogno. Le problematiche relative ad alcune discipline, soprattutto quelle dl settore dell’Urgenza che non consentono lo svolgimento di un’attività libero-professionale e sono spesso prive di soddisfazioni per possibilità di carriera, dovrebbero essere risolte con sostanziosi incentivi economici. Per il mio reparto, infine, avrei bisogno di almeno altri due dirigenti medici e non sarebbe difficile ottenerli se non fosse per il vincolo delle piante organiche, per cui spero che in un futuro molto prossimo questo nostro bisogno possa essere soddisfatto, nell’attesa lavoriamo con la solita passione e dedizione».

 

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