Massimiliano Grufi
«Il candidato sindaco della destra Emanuele Pepa si rifiuta di partecipare a qualsiasi confronto con gli altri candidati». A parlare è Massimiliano Grufi, candidato consigliere nella lista che porta il suo nome nella coalizione Progetto civico che sostiene Francesco Fiordomo. Grufi denuncia, dunque, il fatto che il candidato sindaco del centrodestra abbia finora disertato tutte le occasioni di confronto con gli altri competitor, Fiordomo e Antonio Bravi.
«Non si tratta solo di produrre una ferita all’aspetto più comune di un sistema democratico, quello del ‘confronto’ – dice Grufi – volto appunto a comprendere la natura del problema oggetto di discussione e ad individuare la soluzione più efficace allo stesso. Nel caso di una competizione elettorale il confronto non ha solo l’aspetto positivo sopra evidenziato, ma contribuisce a far sì che i cittadini possano essere messi nelle condizioni di comprendere davvero chi sia la persona candidata sindaco, valutarne pregi e difetti, pesarne la preparazione, l’esperienza, la capacità di muoversi su terreni scivolosi, individuare la formazione avuta e le competenze maturate nel campo o in settori differenti, insomma avere finalmente chiaro se quel candidato possa essere all’altezza o meno del ruolo. Da ultimo, ascoltando i diversi candidati si comprenderebbe anche la fondatezza degli argomenti trattati. Non accettare il confronto quindi determina la situazione per cui i cittadini avranno un messaggio unilaterale e monocolore da parte di ciascun candidato, magari contrapposto a quello dei contendenti ma sempre valido, posto che nessuno potrà metterlo in discussione».
Emanuele Pepa
«La favoletta per cui non ci si confronta perché si parla ai cittadini – continua Grufi – è un modo furbesco di voler dire ai cittadini medesimi: siete voi i miei unici interlocutori, non ho bisogno di parlare agli altri contendenti perché è a voi che chiedo di cosa avete bisogno. Certamente candidato Pepa. Peccato che questo chiedere non serva a nulla se poi non viene rapportato alle risorse disponibili, ai procedimenti amministrativi volti a realizzare opere piuttosto che servizi, alla capacità o meno di assumere, a costruire rapporti con istituzioni pubbliche e private, a ricercare e ottenere finanziamenti esterni, risolvendosi solo in una lista di cose da fare senza contraddittorio, tutte sempre e comunque possibili. Peccato che questo atteggiamento rievoca un rapporto diretto capo-popolo senza spazio per confronto democratico. Si risponde al popolo perché la sovranità appartiene al popolo, dimenticando sempre la seconda parte dell’articolo 2 della Costituzione: “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”».
«Ecco allora – sottolinea il candidato consigliere – che l’espressione del voto ha bisogno di basarsi su elementi oggettivi, sulla possibilità di valutare chi si ha di fronte, conoscerne il profilo personale e professionale, quello politico e comprenderne lo spessore. Negare questo significa pregiudicare l’espressione ‘libera’ e ‘piena’ del voto, quindi indirettamente lo stesso esercizio del diritto di voto quale espressione della sovranità popolare. Certo, se un candidato sindaco rifiuta oggi il confronto con i propri contendenti, ci si chiede quale atteggiamento potrà avere domani quando dovrà sedere in Consiglio comunale. Come si rapporterà con le forze di minoranza? Come riterrà il lavoro delle commissioni consiliari e potrà mai interagire con i partiti di maggioranza o minoranza nell’interesse della città? Forse è più facile pensare che in nome del potere concesso, si sentirà libero di decidere al di sopra di tutti e senza alcun contraddittorio. La cosa che rattrista di più – pur comprendendo che ai più possano sfuggire riflessioni di carattere giuridico – è il fatto che alcuni cittadini (soprattutto quelli che indossano una casacca con scritto sopra il nome del candidato fuggitivo) sembrino condividere questa impostazione, quasi fossero accaniti sostenitori dello storico film americano che sembra opportunamente tornare nelle vicende amministrative recanatesi: Se scappi ti sposo. Davvero – conclude Grufi – il popolo sarà pronto a votare/sposare un candidato sindaco contumace?».
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Io penso che sia diritto di un candidato non accettare confronti DIRETTI (‘SINCRONI’), specie se si tratta di inviti intimidatori e pressatori, l’importante è che il candidato comunichi il suo programma. Questi episodi danno ampia evidenza del motivo per cui alcuni si presentano, quasi cani che contendono l’osso ad un altro. Quasi a dire: io so’ io. E tu, chi sei?
D’altronde nelle tribune politiche degli anni ’60/’70 c’era di norma il rappresentante di un (1) partito che rispondeva alle domande dei giornalisti. Evidentemente abbiamo ‘cassato’ tutto.