Depangher per la Palestina,
occupata la facoltà di filosofia:
«Stop accordi con Gerusalemme» (Foto/Video)

MACERATA - Il collettivo studentesco chiede da mesi che Unimc interrompa ogni rapporto con Israele. Teso il confronto con il rettore John McCourt che ha chiarito la posizione dell'ateneo. Gli studenti: «Abbiamo trovato un interlocutore sordo»

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Il presidio di Depangher oggi ad Unimc
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Il rettore John McCourt a confronto con gli studenti

«Palestina libera e stop accordi»: con questo slogan il collettivo Depangher ha occupato poco fa la facoltà di Filosofia dell’Università di Macerata. «Vogliamo che di fronte a ciò che sta accadendo in Palestina venga rescisso ogni tipo di contatto e di contratto con Israele come è stato fatto con la Russia dopo la guerra in Ucraina e con l’Egitto dopo la questione Giulio Regeni».

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E’ questo l’esito della mobilitazione che andava avanti già da tempo e che questo pomeriggio ha visto il suo culmine dopo che nella mattinata di lunedì alcuni studenti hanno interrotto l’incontro alla facoltà di scienze politiche che aveva come ospiti, tra gli altri, rappresentanti dell’università di Bar-Ilan. 

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Il rettore McCourt con la pro rettrice Catia Giaconi

Oggi pomeriggio il gruppo ha organizzato una nuova manifestazione, alla facoltà di filosofia, invitando il rettore John McCourt a un confronto con i rappresentanti degli studenti che si schierano dalla parte dei palestinesi nel conflitto in corso ormai da mesi in Medio Oriente. Il rettore McCourt, durante  il confronto ha chiarito che Unimc intrattiene una sola collaborazione diretta con Alquds, università di Gerusalemme ma è stata sospesa a causa della guerra.

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Nel mirino del collettivo è invece finito il progetto Trust. McCourt ha spiegato: «Si tratta di un progetto europeo di cui fanno parte due partner israeliani. Non posso comunque decidere in autonomia l’uscita dal progetto ma dovrò sottoporla all’attenzione degli organi preposti».

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La risposta del rettore John McCourt, accompagnato dalla pro rettrice Catia Giaconi, non ha soddisfatto gli studenti che, dopo momenti di tensione palpabile, hanno deciso per la soluzione dell’occupazione come sta accadendo in tante altre università italiane. « Noi studenti e studentesse ci siamo trovati di fronte un interlocutore sordo alle nostre istanze e cieco di fronte a quello che sta succedendo in Palestina».

(Redazione Cm)

(foto di Fabio Falcioni)

 

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