Fallimento della Maceratese,
«la Tardella non ha avuto colpe»
L’ex presidente prosciolta dal Gup

MACERATA - Era accusata di bancarotta perché avrebbe evidenziato perdite di esercizio minori del reale. Il giudice ha disposto il non luogo a procedere nel corso dell'udienza preliminare. Il suo legale: «In questi anni si è dovuta difendere in più sedi giudiziarie ed è riuscita a dimostrare in tutte le proprie ragioni. La sentenza di oggi chiude definitivamente il cerchio e si aggiunge al decreto di archiviazione del 16 febbraio 2024 del Gip riguardo alle accuse di Spalletta circa la mala gestio della società». Sotto accusa oggi anche Claudio Liotti, che è stato presidente del club per alcuni mesi: è stato rinviato a giudizio

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Maria Francesca Tardella con l’avvocato Giancarlo Nascimbeni

di Gianluca Ginella

Fallimento della Maceratese, prosciolta dall’accusa di bancarotta l’ex presidente Maria Francesca Tardella, rinviato a giudizio Claudio Liotti che era stato amministratore unico dei biancorossi per alcuni mesi sino al tramonto del club biancorosso. Oggi si è svolta l’udienza davanti al gup Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata. Da una parte era sotto accusa la ex presidente che aveva guidato il club biancorosso dal luglio 2011 al 23 novembre del 2016. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Vincenzo Carusi, Tardella avrebbe indicato nei bilanci per il 2013 e il 2014 come ricavi e non debiti i proventi percepiti da lei stessa e dalla Gulliver sas di cui era socia accomandataria, e da Paola Piangiarelli, poi parzialmente restituiti. Per l’accusa Tardella avrebbe evidenziato perdite di esercizio minori del reale che avrebbero reso negativo il patrimonio netto e causando o concorrendo a causare il fallimento del club (dichiarato dal tribunale il 17 gennaio 2018). Liotti aveva acquistato la squadra e ne era stato amministratore unico dal 4 maggio 2017 sino al fallimento della società. Per l’accusa avrebbe distrutto sottratto o occultato i libri e le scritte contabili. Per Liotti c’è stato il rinvio a giudizio. Il suo legale, l’avvocato Federico Valori, ha commentato: «Al processo riusciremo a dimostrare che Liotti non aveva responsabilità». Prosciolta invece Tardella. Il giudice ha disposto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. A darle la notizia telefonicamente poco dopo l’udienza è stato il suo legale, l’avvocato Giancarlo Nascimbeni (ad assistere l’imprenditrice anche l’avvocato Stefano Nascimbeni).

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L’avvocato Federico Valori

«Abbiamo dimostrato l’estraneità della Tardella al fallimento della Maceratese sia con l’interrogatorio a cui la nostra assistita si è sottoposta nel corso delle indagini, sia producendo molta documentazione e corpose memorie difensive ed anche una consulenza tecnica di parte del commercialista Enzo Rossini, che ha illustrato il perché la Tardella non poteva essere ritenuta responsabile in alcun modo del fallimento della società» dice l’avvocato Giancarlo Nascimbeni. Al termine dell’udienza in cui ha chiesto nel corso della discussione il proscioglimento della sua assistita, il legale ha detto di essere soddisfatto e anche commosso perché «dal 2017 ad oggi Tardella è stata sottoposta ad ogni sorta di umiliazione mediatica e si è dovuta difendere in più sedi giudiziarie ed è riuscita a dimostrare in tutte le sedi le proprie ragioni. La sentenza di oggi chiude definitivamente il cerchio dell’annosa vicenda Maceratese calcio e si aggiunge al decreto di archiviazione del 16 febbraio 2024 del Gip del tribunale di Macerata, Daniela Bellesi, che ha accolto la richiesta formulata dal pm Vincenzo Carusi riguardo ai fatti del 2017 che vennero denunciati da Filippo Spalletta (divenuto presidente del club nel novembre 2016, ndr) circa la mala gestio della Tardella della società. Da questa vicenda io come vecchio avvocato traggo l’ulteriore convincimento, che mi spinge ancora alla assidua frequentazione delle aule di giustizia, che almeno in questo tribunale ed in questa procura viene prestata assoluta attenzione agli atti, ai documenti e alle ragioni che gli imputati espongono nell’esercizio dei loro diritti. Ho avuto l’impressione che all’udienza odierna anche il pm pur avendo formalmente chiesto il rinvio a giudizio fosse comunque convinto della correttezza della sentenza pronunciata dal gup Manzoni».



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