Il Parco della vita, all’interno della riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra
di Marco Pagliariccio
Cresce il Parco della vita. Crescono i primi 33 alberi piantumati lo scorso anno, prima dell’inaugurazione del 22 aprile 2023, ma soprattutto presto sarà ultimata la messa a dimora delle prime 85 piante, tra le 150 prenotazioni arrivate, che dei cittadini hanno acquistato e donato all’area verde nel cuore della riserva naturale dell’Abbadia di Fiastra.
I lavori di piantumazione in corso in questi giorni
In queste settimane, gli operai della Fondazione Giustiniani Bandini stanno lavorando alacremente per far sì che tutto sia pronto per il 7 aprile, quando avverrà la “seconda inaugurazione” del parco. «Contatteremo tutti coloro che hanno donato un albero per ringraziarli e toccare con mano la crescita di questa nuova area – spiega Paolo Carpera, direttore della Fondazione Giustiniani Bandini, proprietaria dei circa 1.800 ettari all’interno dei quali ricade l’Abbadia di Fiastra – avevamo lanciato lo scorso anno questa possibilità: chiunque voglia può contattare la Meridiana, l’impresa che gestisce promozione e valorizzazione della riserva, e acquistare una pianta da dedicare a un proprio caro o a chiunque voglia. Dopo l’acquisto, siamo noi a farci carico della manutenzione e della cura della stessa vita natural durante. Ovviamente, visto che siamo all’interno di un’area protetta, non si può piantare qualsiasi cosa, ma si può scegliere all’interno di un elenco di essenze autoctone, circa una ventina. Poi purtroppo abbiamo dovuto rivedere questa lista a seguito dell’attacco che hanno subito le piante del parcheggio da parte del tarlo asiatico. A quel punto, abbiamo depennato dalla lista quelle più soggette ad essere colpite dal parassita. Inoltre, ogni persona può aggiungere una targhetta per scrivere il nome a cui dedica l’alberello o qualsiasi altra cosa: targhette che realizziamo noi in modo che siano tutte coerenti a livello estetico. Ad aprile celebreremo questa prima infornata di piantumazioni, le altre le faremo orientativamente a inizio autunno».
L’ulivo dedicato al duca Sigismondo Giustiniani Bandini
L’iniziativa del Parco della Vita, che al suo centro ha un grande ulivo dedicato alla memoria del duca Sigismondo Giustiniani Bandini (colui che, alla morte nel 1917, decise di lasciare tutti i suoi possedimenti nelle mani della fondazione che porta il suo nome e che quest’anno compie 50 anni) e che è già da tempo molto frequentato da famiglie e atleti anche durante la settimana, si inserisce in un’attività complessiva, quella del progressivo arricchimento del patrimonio arboreo della riserva, che ha un principio cardine: quello di cercare di piantare più alberi di quelli che si perdono. «Il rapporto, grossomodo, è di 4-5 alberi piantati per ogni eliminato, che siano secchi, caduti o altro – aggiunge Carpera – il Parco della Vita si inserisce nel complesso dei percorsi che innerva tutta la riserva e che abbiamo strutturato con un criterio: vogliamo che siano tanti sentieri alberati ad anello in cui si può sempre tornare al punto di partenza, ma anche “saltare” da un percorso all’altro. Stiamo investendo molto in questa direzione: ogni anno spendiamo diverse decine di migliaia di euro, mettendo a dimora 80-100 nuovi alberi all’anno oltre a progetti specifici come quello del Parco della Vita ma anche quello della “Casa delle api”, che realizzeremo in una struttura di legno, che era fatiscente, dietro l’agriturismo La Selva: l’abbiamo demolita e riedificata, presto vi sorgerà una struttura dedicata all’apicoltura, pensata in particolare per le scolaresche ma non solo».
La scorsa estate la riserva dell’Abbadia di Fiastra ha subito un duro colpo con l’attacco del tarlo asiatico, che ha costretto all’abbattimento di circa 90 piante, concentrate nella zona dei parcheggi.
«Siamo intervenuti e ripianteremo delle essenze per riportare anche quella zona ad una situazione coerente con il resto della riserva – conferma Carpera – un impegno anche economico importante, come lo è quello dell’intera gestione del patrimonio della fondazione, che si regge in larga parte con gli affitti derivanti dai terreni e dalla quarantina di case coloniche tuttora abitate. Certo, ci sono anche i contributi degli enti pubblici come il Ministero dell’Ambiente, la Regione e i Comuni, ma questi coprono all’incirca la metà del bilancio della sola riserva naturale, che è una parte di tutta l’attività della fondazione. E il tutto viene portato avanti da un cda in cui i singoli componenti non incassano nemmeno il gettone di presenza e che ha soli otto dipendenti, due amministrativi e sei operai. Un lavoro enorme, ma che facciamo con dedizione per il bene di questa realtà straordinaria che ci piace pensare come “Hubbadia”, giocando con le parole hub e abbadia, nella convinzione che sia una realtà di valore ed importanza centrali per tutto il territorio».
Trovo tristissimo che si siano tolti tavoli e panchine dove si potevano condividere momenti belli in semplicità, dalla partita a carte alla festa di compleanno... il poter stare insieme senza troppe pretese...spero vengano ripristinati
bel pensiero
Solo a me sembra un piazzale per atterraggio aeroplani???
Daniela Vissani non sei l'unica....
Lara Latini mi consolo
Ma ....povera Abbadia come ti hanno fatto diventare!
Bel pensiero
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Benissimo, non fanno come a Macerata!