Truffa sui bonus edilizia,
niente più domiciliari per Ruiti.
Confermate le altre misure

INCHIESTA - Il gip ha accolto le richieste dei legali del consulente del lavoro: per lui obbligo di firma tre giorni a settimana. Per Mati Marsel, ritenuto il leader del presunto sodalizio, i legali non avevano presentato istanze e faranno ricorso al tribunale della Libertà. Respinta la richiesta dell'architetto Pier Luigi Longhi, che rimane in cella

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La conferenza stampa per illustrare l’indagine

di Gianluca Ginella

Indagine truffa sui bonus edilizia, Giuseppe Ruiti Spurio, 56 anni, di Tolentino, esce dai domiciliari: disposto l’obbligo di firma per tre giorni a settimana. Questa la decisione del giudice che ha sciolto la riserva in merito alle istanze di alcune delle sette persone che sono state sottoposte a misure cautelari nell’ambito dell’indagine di carabinieri e Guardia di finanza “110% plus”. Ruiti, assistito dagli avvocati Gianluca Aliscioni e Giulia Vitali, è un consulente del lavoro accusato di aver messo dei falsi visti di conformità necessari ad attestare la sussistenza dei presupposti per ottenere le detrazioni d’imposta. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’uomo aveva negato di avere responsabilità nell’attività del presunto sodalizio. A capo, secondo gli inquirenti, il 31enne Marsel Mati, albanese, residente a Tolentino, che è finito in carcere. I suoi legali, gli avvocati Vando Scheggia e Riccardo Leonardi, non hanno presentato istanze al momento dell’interrogatorio di garanzia ma hanno annunciato il ricorso al tribunale della Libertà per una misura meno restrittiva.

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Mati Marsel in tribunale dopo l’arresto

In cella era finito anche l’architetto Pier Luigi Longhi, 66 anni, residente a Martinsicuro (per lui è stata respinta l’istanza presentata dal suo legale, l’avvocato Massimo Di Bonaventura, per una misura meno afflittiva).  

Nell’inchiesta sono coinvolte due società che farebbero capo a Marsel Mati: la Gruppo Marma e la Immobiliare Centro Italia. La prima utilizzata per effettuare i lavori, la seconda per acquistare e rivendere immobili. Mati avrebbe utilizzato alcuni famigliari come prestanome e anche l’ex commercialista Carlo Pisciotta, 65enne di Tolentino. L’uomo è assistito dall’avvocato Sergio Ariozzi. Sono accusati sia di aver favorito la frode, sia di aver contribuito a reinvestire i presunti guadagni illeciti. Il gip ha disposto il sequestro di beni per 2,6 milioni, cioè la somma già incassata sul totale di 4,7 milioni ritenuti il provento della frode. Ai domiciliari erano finite la madre di Marsel Mati, Shpresa Mati, 59 anni, la sorella, Marsida Mati, 29, e la moglie Alba Mati, 25. Il difensore delle tre donne, l’avvocato Vando Scheggia, aveva chiesto una misura meno afflittiva ma il giudice non ha accolto la richiesta e sono rimaste agli arresti domiciliari.

Il presunto sodalizio criminale avrebbe gonfiato le fatture per lavori di miglioramento energetico e adeguamento antisismico di alcuni edifici a Tolentino, Civitanova e Serrapetrona, ottenendo, col sisma bonus e l’ecobonus, crediti di imposta non dovuti per 4,7 milioni. Secondo l’accusa Mati avrebbe reinvestito parte dei soldi incassati grazie ai bonus per comprare altri immobili, spesso con triangolazioni di denaro da una società all’altra o tra componenti del presunto sodalizio, auto (come una Mercedes da 104mila euro rivenduta poco dopo a 98mila euro), gioelli. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere, al riciclaggio, autoriciclaggio, indebita percezione e trasferimento fraudolento di valori, truffa.

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