Santo Stefano, sale la protesta:
«Pianta organica e orari adeguati
o faremo nuove iniziative»

POTENZA PICENA - Il sindacato Nursind ha partecipato alla manifestazione dei Cobas nella sede della struttura sanitaria

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La manifestazione al Santo Stefano

 

«Adeguamento della pianta organica, un orario adeguato, piani di lavoro adeguati al vero carico di lavoro, riconoscimento dell’attività svolta in acuzia, che i dipendenti scelgano da chi farsi rappresentare non da chi firma contratti a perdere che poi vengono maldestramente applicati, controlli della Regione, nuove Rsu subito»: queste le richieste del sindacato Nurdind al Gruppo Kos proprietario del Santo Stefano. Oggi alla sede di Porto Potenza c’è stata una manifestazione di protesta a cui Nursind ha partecipato insieme ai Cobas. «Se non ci saranno aperture da parte dell’azienda siamo pronti a proseguire con future azioni anche a fianco dei Cobas».

protesta-santo-stefano-6-650x488L’istituto di riabilitazione Santo Stefano di Porto Potenza «rappresenta una realtà di primaria importanza in Italia nel settore della riabilitazione, un’eccellenza, specializzato nella riabilitazione delle gravi cerebrolesioni acquisite e delle mielolesioni, nella riabilitazione neurologica, ortopedica e pneumologica – dice il Nursind -. L’ospedale dispone di una unità di assistenza alle gravi insufficienze respiratorie. Per quest’ultima, l’ospedale dispone di una unità di riabilitazione di gravi insufficienze respiratorie. È inoltre specializzato nell’assistenza a pazienti in stato vegetativo e con gravi disabilità». Il Nursind aggiunge: «Poi il Santo Stefano è stato assorbito dal gruppo Kos, mantenendo gli stessi standard qualitativi ma peggiorando le condizioni e il clima lavorativo. L’applicazione del contratto Aris, cioè di una struttura di lungodegenza ha creato un taglio alla qualità assistenziale che è arrivata al culmine della carenza del personale con i colleghi che vengono chiamati dal concorso pubblico. L’azienda per correre ai ripari ha adottato nuove forme contrattuali provocando discriminazioni e soprattutto contratti ad personam. Dal 1 ottobre ha adottato una variazione oraria portando l’orario a debito e costringendo i lavoratori a rientrare sui riposi. Alla nostra richiesta di incontro l’azienda ha risposto con una data al 23 novembre. Ci sembra una non risposta. Abbiamo accolto e condiviso la manifestazione dei Cobas».

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