di Paolo Paoletti e Giorgio Fedeli
Un fulmine a ciel sereno. Il direttore dell’Area Vasta 4 Licio Livini ha rassegnato oggi, nel corso di una riunione, le sue dimissioni. Da tempo il clima era teso con i vertici regionali, in una situazione di emergenza pandemica che ha visto la provincia di Fermo in grande sofferenza, con l’unico presidio ospedaliero, il Murri , letteralmente invaso da pazienti Covid tanto da dover sospendere temporaneamente gran parte delle sue altre attività.
La decisione è stata annunciata oggi pomeriggio al collegio di direzione dell’Area Vasta 4. Da contratto sono previsti 60 giorni di preavviso, ma Livini ha chiesto che le sue dimissioni vengano accettate con effetto immediato. Brevi le sue dichiarazioni: «Una decisione a lungo ponderata, ma molto dolorosa per i forti rapporti umani e professionali costruiti in questi anni con tutto il personale».
Proprio negli ultimi mesi, particolarmente difficili per la sanità fermana, Livini si è battuto per dare voce alla situazione critica che stava vivendo il Murri. Nei momenti più complicati non ha mai nascosto la sua riconoscenza per i sanitari, evidenziando anche le tante criticità dovute ai limiti della gestione politica definita dallo stesso “non allineata con la realtà”.
Era lo scorso 22 marzo quando l’ormai ex direttore si era sfogato proprio dalle pagine di Cronache Fermane. Nel bel mezzo del blocco delle attività operatorie del Murri, Livini aveva dichiarato: «Siamo candidati al premio Nobel? Ma ci diano piuttosto personale, risorse umane, di questo abbiamo bisogno. Noi andiamo avanti con enorme difficoltà, ci siamo arrangiati anche con personale in pensione. Ma non abbiamo ricevuto alcun rinforzo. L’origine del problema è che la politica, a tutti i livelli, non è allineata con la realtà, sanitaria in questo caso. L’intero sistema ha fallito, non è dimensionato nemmeno nelle capacità degli operatori. Non possiamo fare alcuna programmazione e, da meri esecutori, dobbiamo far fronte al nemico Covid con quel poco che abbiamo. Come mi sento? Preoccupato, e anche tanto, oggi più che mai. Sì, sicuramente, come mai sono stato da un anno a questa parte. Lo ripeto, il sistema non ha funzionato, e l’attuale zona rossa ne è la riprova. Le cause? Sicuramente un atteggiamento sconsiderato di molte persone che sono andate ben oltre le regole, sarebbe servito anche un controllo diffuso più puntuale. E tutto questo temo possa anche favorire la proliferazione delle varianti. No, non possiamo programmare nulla in nessun settore». Licio Livini è stato colui che ha ricoperto più a lungo l’incarico di direttore dell’Area Vasta. Le sue dimissioni arrivano dopo che tutto il piano vaccinale per il fermano è stato predisposto con l’individuazione dei centri nei principali comuni del territorio. Se dunque gran parte del lavoro è stato fatto, è ora prioritario non lasciare alcun vuoto alla guida della sanità fermana con la speranza che il successore sia un esponente del territorio e non una figura ‘importata’ dall’anconetano o da altre province, visto che proprio il Fermano, con le sue tante criticità (basti pensare all’area montana con l’ospedale di Amandola ancora in standby e la carenza di medici di base) necessita una grande conoscenza che solo chi opera sul territorio può avere. Tutti hanno appreso delle dimissioni con grande sorpresa. Tra i primi commenti quello del sindacato dei dirigenti amministrativi, tecnici professionali del Servizio sanitario nazionale che tramite il segretario regionale Simone Aquilanti commenta: «Nel prendere atto di tale inattesa decisione e nel pieno rispetto della medesima questo sindacato ritiene innanzitutto di dover formulare a Livini ringraziamenti non di mero rito per le originali capacità di ascolto, visione strategica, mediazione ed approfondimento che ha profuso in maniera tanto più significativa, specie da ultimo, in quanto richiestegli quotidianamente sul campo nel frangente pandemico. Livini ha raggiunto la più lunga permanenza ai vertici della sanità fermana (ultraquinquennale) preservando una continuità gestionale che di per sé costituisce un presupposto operativo necessario di affidabilità nella programmazione degli obiettivi. Certamente il vuoto creatosi pone sul decisore regionale l’onere di un non semplice avvicendamento che la realtà fermana esige di particolare tempestività e pregio proprio per non vanificare i risultati sin qui ottenuti dalla direzione uscente».
la sanità marchigiana alla deriva! la Regione sta distruggendo ciò che resta
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Speriamo che il successore non sia, come al solito, nominato/a proprio da quella politica lontana dalla realtà e dalle esigenze della popolazione, ma ben vicina ad un solo principio: non considerare le competenze un parametro di valutazione!