Felicita non si arrende,
un furgoncino di bontà a Frontignano

USSITA – Prodotti e ricette tipiche su quattro ruote ogni sabato e domenica. Questa l’iniziativa di Felicita Tombini, figlia dei titolari dell’hotel Felycita (ancora inagibile) che prende il nome proprio da lei: «Volevamo rimanere qui, è la nostra casa. E non potevamo vederla abbandonata»

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Felicita Tombini

di Federica Nardi

Lenticchie alla montanara, pecora, vincisgrassi, formaggi e salumi locali, dolci fatti a mano, bevande e caffè. Frontignano di Ussita dopo il terremoto ha di nuovo un rifugio, anche se su quattro ruote, dove trovare un pasto caldo e un sorriso nei weekend estivi. Si chiama “La bontà dei Sibillini” e ha aperto i battenti in un furgoncino piazzato di fronte all’hotel Felycita inagibile. Dietro il bancone c’è proprio la donna che 50 anni fa, con la sua nascita, ispirò ai genitori il nome di quell’hotel per anni punto di riferimento di tutta la frazione e che ora attende la ricostruzione. Felicita Tombini non si è arresa di fronte al sisma e ha deciso di tornare in quota nella “sua” Frontignano. Insieme al marito, originario del Napoletano, saranno ogni sabato e domenica, dalla mattina fino al tramonto, pronti a ridare un servizio che (tranne quest’inverno con i furgoncini alle Saliere di Larissa food e de Il Navigante), nella frazione manca da quasi tre anni.

bontà-sibillini-felycita-3-325x217Arrivati a Frontignano c’è già il cartello che segnala l’attività. Dritto sulla via d’accesso alla frazione, poi a sinistra e sempre dritti verso il piazzale Selvapiana 1, dove è parcheggiato il furgoncino, accanto a tavolini e sedie, con tanto di fonte d’acqua che sgorga direttamente dalla montagna. «Ci siamo rimessi in gioco, nell’attesa della ricostruzione che sarà un po’ lunga – racconta Tombini -. Ma non volevamo lasciare tutto così abbandonato. Così con mio marito ci siamo attivati con una licenza ambulante, per dare un minimo di servizio. E poi – sottolinea -, volevamo rimanere qui a Frontignano. Siamo stati sempre qua, siamo cresciuti qua e anche vedere tutto abbandonato così non ci piace. La gente viene perché ama Frontignano e quindi venire su e poi non trovare nemmeno un servizio minimo anche di ristoro non va bene». L’apertura per adesso «sarà ogni sabato e domenica. Capiremo se ad agosto sarà possibile aprire più giorni durante la settimana ma dipende anche da quante persone ci saranno. Se fosse stata aperta la seggiovia (che è chiusa da quasi tre anni, ndr), magari sarebbe stato un traino maggiore».

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L’hotel Felycita

L’hotel Felycita si trova proprio a pochi passi dal furgoncino: barricato dietro le transenne e con tutte le ferite con cui l’ha lasciato il sisma nel 2016. A gestirlo i genitori di Tombini, conosciutissimi in zona e che dopo il terremoto sono prima stati ad Ancona da parenti e poi sono riusciti a tornare in una casa in un affitto più a valle, a Ussita, dove per il momento si appoggiano anche Felicita e il marito. «Il Felycita – racconta Tombini – era un punto di riferimento qui. I miei genitori vivevano qui 365 giorni l’anno. Per cui per chi abitava in zona per qualsiasi cosa, dal pane, a un etto di prosciutto a un po’ di parmigiano, c’eravamo noi. Per noi è una vocazione, un servizio per questo posto che amiamo e per un lavoro con cui sono praticamente nata». La bontà del menu in furgoncino è frutto di passione, fatica e collaborazione: «Qui facciamo piatti tipici, i prodotti sono tutti locali – spiega la donna -. Li prendiamo giù a Visso, cerchiamo di aiutarci tra i vari commercianti del posto. C’è la pecora, vincisgrassi, lenticchia alla montanara con pezzetti di pancetta e speck. Sono ricette marchigiane e soprattutto della montagna. Chi viene qui così può trovare piatti tipici. Poi abbiamo anche panini con la salsiccia, il pecorino, la lonza, il ciauscolo. Sempre salumi e prodotti locali». Insomma, «qui si va avanti, per forza – ripete più volte Tombini -. I miei hanno quasi 80 anni, mio padre qua ha tutta la sua vita. Purtroppo il terremoto ha fatto quello che ha fatto, ci ha stravolto un po’ tutte le nostre abitudini, però si va avanti».

 

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