di Laura Boccanera
(foto di Federico De Marco)
Hanno sfidato pioggia, vento e temperature che di primaverile, a dispetto del calendario, avevano davvero ben poco e muniti di ombrelli hanno aspettato ore prima di riuscire a raggiungere lui, il nuovo patrono laico di Montecosaro, Simone Scipioni, settimo Masterchef d’Italia. «A Montecosaro non c’è mai stata una cosa così», «perché quando ha vinto, fuori dal teatro, pure i fuochi d’artificio». La folla chiacchiera fuori all’aperto, coperti dal provvidenziale cortile coperto che fiancheggia il Karta bookbar di Montecosaro, il luogo scelto per il primo firmacopie del libro edito da Baldini e Castoldi “Al mio paese”. E il suo paese in effetti è sceso in massa per omaggiarlo. C’erano i parenti, come i fan arrivati anche da città vicine, da Macerata, da Ancona. Anziani come bambini, tantissimi: tutti estimatori del loro concittadino: chi gli porta un disegno, chi indossa un cappello da chef, altri gli portano addirittura regali “marchigiani”, come l’immancabile ciauscolo.
«E’ uno di noi», dicono mentre in fila ordinati, aspettano di entrare nel locale per una foto e una firma. Alle 21.20 i 360 libri ordinati sono già finiti, chi non ha ordinato non potrà acquistarne una copia e dovrà attendere il riordino. Fuori ad aspettare, a turni, almeno 500 persone che per ore e con gli ombrelli aperti hanno aspettato per stringere la mano. Simone Scipioni è circondato dagli amici, dai parenti, non si aspettava tutta questa gente, ma non si spazientisce, continua a firmare e a regalare sorrisi e autografi. Due ricette su tutte quelle che consiglia: una quella che preferisce mangiare, l’altra quella che preferisce cucinare: «Guarda come vongolo è la mia preferita, è un gazpacho ed è buonissimo, l’altra, quella che mi piace realizzare è la quaglia ripiena». Ventuno anni e un ritorno a Montecosaro acclamato come una star che però non sembra proprio avergli dato alla testa, anzi. Solido e ancorato alla tradizione, nelle ricette e nella testa, quando chiediamo quando aprirà il ristorante risponde come un vero marchigiano: «Quando so pronto», consapevole che il successo è un participio passato, il futuro è tutto da costruire e di strada ce n’è ancora tanta.
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