In occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018, Cronache Maceratesi propone una serie di interviste a giovani di Macerata e provincia saliti alla notorietà nel mondo delle arti o che si stanno affermando professionalmente nei diversi settori artistici. Marta Zura Puntaroni è la protagonista della sesta puntata.
***
di Alessandro Feliziani
Il 2017 è stato l’anno che ha cambiato completamente la sua vita. O meglio, a cambiare la vita di Marta Zura Puntaroni, giovane scrittrice di San Severino non ancora trentenne, è stato il suo primo romanzo, “Grande Era Onirica”, edito da Minimun fax e subito finalista in diversi premi letterari. Un romanzo d’esordio, che ha fatto sobbalzare molti lettori per lo “stile scanzonato, senza pudore, senza tabù, graffiante e crudo in alcuni punti”, nel quale la protagonista affronta un’esperienza in parte dolorosa tra “amori assoluti e sbagliati, farmaci e rituali per tenere a bada l’ansia”, verso la testarda ricerca della felicità. Un libro che colpisce già dalla copertina, una cover nera con l’immagine di una donna in posizione fetale, una posizione di difesa. Il romanzo, uscito in tutte le librerie la scorsa primavera, ha ricevuto decine di critiche favorevoli, con recensioni in gran parte della stampa nazionale. Un esordio nella narrativa che non poteva essere migliore.
Se lo aspettava?
Lo speravo. Io ero soddisfatta del mio lavoro, più che per il romanzo in sé per il fatto che una volta arrivata alla fine del libro avevo trovato una sorta di sollievo interiore. Non mi sono fatta troppe domande su come sarebbe stato accolto. Chi invece ha fortemente creduto in me e nel romanzo è stato il mio editor Alessandro Gazoia, che mi aveva prima “corteggiata” per invitarmi a scrivere e poi sostenuta durante i mesi della stesura del libro.
Come è nato questo romanzo?
È nato quasi per caso. Io ho trascorso gran parte della mia infanzia tra i libri, ne ero attratta già prima di imparare a leggere e durante la mia adolescenza non solo ho letto molto, ma ho iniziato anche a scrivere. A quattordici anni ho incominciato a tenere un blog che nel 2011 ho riorganizzato e chiamato “Diario di una snob”. In un certo senso il romanzo ha preso forma dal blog.
Alcuni anni fa al Salone del libro di Torino avevo incontrato Alessandro Gazoia, editor di Minimun fax. Lui aveva notato il mio blog e dopo avermi conosciuta di persona iniziò a seguirlo più intensamente. Più di una volta mi aveva chiesto di inviargli a leggere un testo inedito, più lungo rispetto a quelli per il blog, una sorta di piccolo racconto. Io lo avevo sempre “snobbato”, se non altro per non tradire la filosofia del mio blog… (dice ridendo) e alle sue insistenti richieste una volta lo avevo anche mandato a quel paese.
Perché?
Pensavo di non essere all’altezza di scrivere un romanzo, anche se era sempre stato il mio sogno sin da quando ero bambina. Quando durante gli anni della scuola dell’obbligo andavo a casa dei nonni materni, mi chiudevo nello studio di mio nonno e leggevo vecchi libri che erano nella sua grande libreria. Leggevo di tutto, soprattutto la letteratura dell’Ottocento e sognavo di poter scrivere un giorno storie meravigliose come quelle di Jules Verne e di altri.
Poi, invece, cosa è accaduto?
Due anni fa scrivendo un testo per il blog, mi accorsi che era eccessivamente lungo e quindi non adatto per essere pubblicato sul mio sito. Stavo quasi per cestinarlo, ma mi dispiaceva perché quel testo lo avevo particolarmente sentito dentro di me e volevo che non andasse sprecato. Decisi di inviarlo per posta elettronica a Gazoia che, dopo averlo letto, mi rispose in modo entusiasta, sollecitandomi a trasformarlo in un romanzo. Così è stato e quel testo originario è diventato di fatto il secondo capitolo di “Grande Era Onirica”.
Oltre alle buone recensioni il romanzo ha avuto anche importanti riconoscimenti…
Ho “rischiato” di vincere il “Premio Fiesole Narrativa Under 40”, dove il mio romanzo si è classificato al secondo posto, avendo riportato un solo voto in meno dell’opera vincitrice. Inoltre tra l’estate e l’autunno il libro è entrato nella cinquina dei finalisti al “Premio Opera Prima” del Master in editoria della Fondazione Mondadori e al premio “Massarosa”.
Oltre ad una incursione a Parigi, dove la protagonista va a frequentare l’Erasmus, il romanzo si snoda tra la sua San Severino e Siena. Nella città settempedana, dove lei è vissuta fino alla maturità scientifica conseguita al liceo di Tolentino, ora torna di tanto in tanto, mentre a Siena, dove ha frequentato l’università fino alla laurea in letteratura ispanoamericana, è rimasta a vivere. Perché questa scelta?
Siena è un posto sorprendentemente gradevole dove vivere. Una città che affascina il visitatore occasionale per la sua bellezza, ma che se ci si vive per un po’ di tempo coinvolge completamente con la propria “senesità”. È questo un valore antropologico rimasto immutato nei secoli. A Siena, infatti, si appartiene alla contrada ed avere la contrada è come avere una famiglia che non ti abbandona mai.
Lei in quale contrada vive?
In quella del Nicchio. L’ultimo Palio che ha vinto è stato quello dell’Assunta nel 1998. Spero che quest’anno interrompa l’ormai ventennale “digiuno”.
Siena le fa dimenticare le Marche?
No. Io mi sento profondamente marchigiana e ogni volta che ritorno a San Severino – e ci ritorno abbastanza spesso – ritrovo tutta la mia marchigianità. I luoghi, i paesaggi, i boschi dove mio padre mi portava da piccola li sento ancora profondamente e li sentirò sempre miei.
Sui social, dove ho notato che lei è molto attiva, recentemente ha scritto un post in cui paragona San Severino al Kentucky. Perché questo accostamento?
Ho inteso dire che San Severino rappresenta le Marche più autentiche, così come il Kentucky lo è per gli Stati Uniti d’America. Se si vuole conoscere veramente quella nazione, infatti, non bisogna andare a New York, a Los Angeles e a Miami, ma nella cosiddetta “provincia”, in posti come l’Ohio, il Missouri, la Virginia, il Kentucky, appunto.
Negli ambienti letterari lei è considerata senese o marchigiana?
Io dico sempre che sono una marchigiana che vive a Siena. Da quando è uscito il mio libro e fino quasi a Natale, ho girato l’Italia in lungo e in largo per presentare il romanzo. Non solo ho sempre detto di essere marchigiana, ma probabilmente lo avrò anche involontariamente mostrato con il mio carattere e il mio modo di presentarmi.
Cioè?
Una che non se la tira e che non fa nulla per dimostrare di essere diversa da come effettivamente è. Le racconto un aneddoto. Scherzando sul modo di rappresentare la mia autenticità, tempo fa il mio editore mi ha mandato una finta copertina del libro con una foto che mi aveva scattato mio padre nella quale ero seduta accanto a della legna appena tagliata e vicino ad una moto da cross, tenendo il fucile da caccia appoggiato sulle spalle.
Come ha iniziato il nuovo anno e cosa l’aspetta nel corso del 2018?
Mi sono concessa a Capodanno una breve vacanza in Oman e quest’anno spero di poter un po’ rallentare per quel che riguarda la parte più pubblica del lavoro. Negli ultimi mesi, infatti, ho viaggiato molto per partecipare a più di sessanta tra presentazioni, eventi, fiere e premiazioni. Comunque, non mi perderò assolutamente alcuni eventi, tra cui la seconda edizione curata da Nicola Lagioia del Salone del Libro di Torino e BookPride, la fiera dell’editoria indipendente di Milano, che quest’anno ha come direttore un autore a me molto caro, Giorgio Vasta.
La presentazione dei libri che gli editori organizzano, chiedendo agli autori di parteciparvi, sono più utili agli scrittori o alle case editrici?
Ad entrambi, anche se per motivi in parte diversi. Se da un lato le presentazioni aiutano le vendite, per l’autore esse sono ghiotte occasioni per avvicinare il pubblico, avere un piacevole rapporto diretto con i lettori e, non meno importante, entrare in contatto con i librai. I librai indipendenti mettono tanta passione nel loro lavoro, si affezionano agli autori e sanno sempre dare consigli ai loro clienti. Tutto questo rappresenta un sostegno fondamentale all’editoria. Io considero le librerie indipendenti dei veri e propri presidi culturali sul territorio.
Purtroppo tanti piccoli paesi ne sono privi e chi ama leggere ricorre all’e-commerce o agli eBook. Cosa ne pensa del libro elettronico?
Lo trovo comodissimo e quando sono in viaggio o se ho molto da leggere non posso farne a meno. D’altra parte se un libro mi è piaciuto molto non posso evitare di averlo nella mia biblioteca fisica, non tanto per una questione di “feticismo” – non credo all’ “odore della carta” e a argomenti del genere quando si parla di eBook contro libro cartaceo – ma perché considero quest’ultimo qualcosa di resistente e stabile, che sarà una specie di mia eredità fisica insieme a tutti quelli della mia libreria.
Nei giorni scorsi l’Istat ha diffuso i dati sulla lettura in Italia nel 2017. Il numero dei lettori non è aumentato, anzi è leggermente diminuito. Al contrario sono aumentati, anche se di poco, il numero dei titoli editi e il numero delle case editrici. Non le sembra una contraddizione?
Il sistema editoriale è complesso ed è difficile addentrarsi nei diversi meccanismi che lo regolano. Quello che, invece, io vedo in maniera positiva è la presenza di molte case editrici indipendenti, non legate alle grandi concentrazioni editoriali, le quali ogni anno fanno vere e proprie operazioni di alto profilo culturale, sia riproponendo nuove edizioni di opere fondamentali della letteratura italiane ed internazionale, sia dando spazio a nuovi autori.
C’è spazio nell’editoria italiana per giovani autori?
Io posso essere la dimostrazione vivente. Ovviamente non si può pretendere che tutto ciò che si scrive sia anche pubblicabile e bisogna sempre sapersi proporre alla casa editrice giusta, perché ognuna segue una propria politica editoriale. Minimun fax, che è nel gruppo degli editori indipendenti, ad esempio, si è distinta per aver lanciato tanti nuovi giovani scrittori. La collana Nichel, dove è stato pubblicato il mio romanzo, è riservata a nuovi autori e scorrendo i nomi di coloro che in tale collana hanno pubblicato prima di me si trovano molti scrittori oggi famosi. Ne cito uno per tutti: Paolo Cognetti, vincitore dell’ultimo premio Strega.
La strada allora è tracciata…
Io vado avanti giorno per giorno. Sarà quel che sarà….
Rimaniamo allora sul tema dell’editoria italiana. Anche in provincia di Macerata sono presenti case editrici che si sono affermate a livello nazionale…
Ne vado orgogliosa. Alcune di queste le conosco personalmente e lavorano molto bene, dando un grande contributo alla cultura. Hacca di Matelica, per esempio, ha pubblicato proprio in queste settimane un’eccellente edizione postuma di Franco Fortini, “Capoversi su Kafka”, così come Quodlibet di Macerata ha editato un libro per me meraviglioso, “Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani”, scritto da Giorgio Vasta con fotografie dell’iraniano Ramak Fazel. Un eccezionale viaggio nella provincia americana, dalla Louisiana alla California.
Sta pensando a un suo nuovo romanzo?
Ci ho già pensato e proprio in questi giorni ho iniziato a scriverlo.
Questa è una bella notizia. Di cosa si tratta?
Anche per scaramanzia non voglio dire nulla su questo mio secondo romanzo. Dico solo che è in cantiere.
Allora, in attesa del suo, quali libri si sente di poter consigliere ai lettori di Cronache Maceratesi?
Posso consigliare il romanzo di esordio di un altro autore marchigiano, mio quasi coetaneo, Matteo Trevisani. Si intitola “Libro dei Fulmini” ed è edito da Atlantide.
Altro?
Minimun fax ha pubblicato di recente due titoli di altrettanti autori americani, “La ragazza dai capelli strani”, una raccolta di racconti di David Foster Wallace e “Nelle terre di nessuno” di Chris Offutt, anche questo una serie di racconti ambientati nell’America più ignota e dimenticata.
A chi non prende mai un libro in mano, cosa si sente di dire?
Che lo faccia al più presto. Avrà le risposte a tante sue domande. Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence diceva che il romanzo è l’unico oggetto che riesca a rappresentare in modo assoluto l’animo umano.
Il Blog di Marta Zura Puntaroni http://www.diariodiunasnob.com/
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati