di Maurizio Verdenelli
Monti-mare senza ritorno. Una superstrada senza corsia opposta. “L’unica operazione efficiente è stata quella di farci evacuare in poche ore ipotizzando chissà quale altra apocalisse imminente. Non abbiamo fatto resistenza a quell’imperativo: ‘Dovete lasciare questo posto al più presto’. E in riva all’Adriatico in un clima non nostro ci siamo ammalati: polmoniti, febbre altissima, aria pesante ed umida, altro che quella leggera ed asciutta dei Sibillini. Ci contiamo quasi ogni giorno e fortunatamente nessuno di noi è morto”. “Avevo trovato lavoro arrivando dalla Polonia dopo la morte di mio marito, ho cresciuto i miei quattro figli, poi questo terremoto è stato per me una seconda emigrazione”. “C’è solidarietà ma pure c’è chi pensa che siamo semplicemente degli sfruttatori e scrive cose poco gradevoli sui muri e sulle palizzate di legno come quel terribile. ‘Le pecore restino lontano dal mare’”. “Io ad Ussita torno ogni giorno, con il mio pick up ‘mi faccio’ 250 km al giorno andata e ritorno per controllare il mio allevamento di pecore sopravissane” racconta Silvia Bonomi: “Questi animali sono per la riproduzione” e sollevando un agnello con un bacio sulla pelliccia rassicura: “Lui non morirà per apparecchiare una mensa pasquale”.
Sussurri e grida ieri sera, dalla platea del cineteatro Italia dove è stato proiettato ‘La botta grossa’, sulla scossa del 30 ottobre 2016, diretto dal regista Sandro Baldoni. Anche lui giornalista come il fratello Enzo, ucciso a Najaf da Al Qaeda nell’agosto del 2004 che chiedevano per liberarlo allo Stato italiano con un ultimatum di ritirare tutte le proprie truppe dall’Irak. Enzo e Sandro, originari di Preci (Perugia), milanesi d’adozione, avevano entrambi, loro montanari, il mare negli occhi: “Balene che colpiscono ancora” era la società di copywriter di Enzo, “Balene” quella di Sandro e “Acqua su mare” la Casa di produzione che ha prodotto con Raicinema e Cinecittàluce questo bel film d’inchiesta sul dopo terremoto. Che s’apre con due testimonianze. Quella dell’anziana Rosina che dice al regista che ritorna al suo cottage di Campi (Norcia) e lo vede distrutto: “E’ come il dopoguerra” e quella di Giuseppe Ungaretti che legge “San Martino del Carso”: ‘Di queste case/non è rimasto/che qualche brandello di muro..’ ‘…E’ il mio cuore il paese più straziato”.
Il racconto di Sandro Baldoni, premiato come sceneggiatore a Venezia, ha due fili conduttori tra Umbria e Marche. Il caso della proloco di Campi, ‘repubblica autonoma’ e lo spopolamento dell’entroterra maceratese. “Eravamo uniti con le Marche, un insieme unico. Una lesione grave ora, per tutti noi: io a Visso ho allenato, ho recitato, ci andavo la sera, e la mattina prendevo gli squisiti pasticcini in centro. Ci hanno messo un anno per riaprire per qualche ora al giorno e a senso unico alternato la strada, eppure c’era un imprenditore locale che si era prestato subito ad intervenire, a ripulire, a dare una prima sistemazione… (in realtà i lavori, di immane complessità, hanno impegnato e stanno impegnando quattro imprese (ndr)” dice Roberto Sbriccoli, animatore della comune nursina che non è costata nulla allo Stato a differenza delle due tendopoli a qualche chilometri di distanza.
“Stiamo provando a ricostruire e a prefigurare un progetto di economia di base come in certi paesini dell’appennino tosco-emiliano: una comunità di borgo” e mostra una maglietta nera con su scritto: Back to Campi “come nel film: back to future, ritorno al futuro” sottolinea Roberto alla platea che ha appena finito di vedere il film e dove alcuni protagonisti (che hanno interpretato se stessi) siedono sulle poltroncine rosse del cinema. C’è Luigino, il pasticcere vissano, filmato su una scialuppa di salvataggio (imn primo piano un prato di margherite bianche). Ha ripreso a lavorare lungo la costa, richiesto da tutti per la sua abilità. La ‘macchina’ poi indugia a lungo su padre e figlio, pasticcieri, che lavorano in un moderno stabilimento e preparano tre esemplari di torta: “Rinascere!!!” le battezza il giovane che il terremoto aveva gettato di casa insieme con la fidanzata con la quale conviveva da appena tre giorni. “Il sisma ha cementato il nostro rapporto”.
‘L’odore della ‘Ndrangheta e della malavita organizzata che, come dice il pm Nicola Gratteri, sui luoghi dei disastri arriva molto prima dello Stato, l’avete sentito?” “Eccome! Tanti ragazzi ammassati nei container. Uno di loro è venuto a prendere un caffè nel nostro centro, chiedendo addirittura lo sconto! Ci siamo meravigliati e lui: ‘Lavoriamo tredici ore al giorno per 40 euro…”. Nella ‘comune’ di Campi, a metà strada tra Visso, si sono salvate anche opere sacre lignee anche loro ‘residenti’ nell’ampia struttura, indenne dal terremoto, dove si fanno ‘aste’ delle donazioni ricevute (l’incasso serve all’autofinanziamento) si balla, si mangia, si dorme, e si è celebrato degnamente l’ultimo capodanno. ‘Fidanzamenti? Nuovi amori? chiede Baldoni’ “No, risponde un giovane: c’è solo da sbattere la testa contro le pareti”. Non siamo al GFVip…
Ne ‘La Botta grossa’ c’è spazio per il dramma di Castelluccio, chiuso ‘per terremoto’ uno dei trenta siti più belli d’Europa secondo il New York Times con gli allevatori costretti ogni giorno a prendere …il bus, e cioè la navetta per portare sui luoghi delle colture e dei pascoli”. Ma se un cavallo s’ammala sono dolori, quale veterinario potrebbe venire fin quassù?” s’interroga un po’ angosciato un allevatore. E c’è spazio anche per Taddeo, eremita da 21 anni, sopra la storica abbazia preciana di Sant’Eutizio. In Polonia era un karateka affermato, poi la vocazione alla religione e al silenzio: ha ricostruito l’antico romitorio. La parte nuova ha tenuto, quella antica la dovrà riprendere dalle fondamenta. Ma lui non si scoraggia:dalla valle non lo dimenticano nonostante gli attuali disagi: materiale edilizio e cibo.
‘La Botta grossa’ si divide non solo filmicamente in due parti: l’inverno e l’estate, entrambi scespiriamente stagioni del nostro scontento. Frutti della ricostruzione? Non molto visibili quando il regista torna da Milano nel ‘cratere sismico’, nella sua terra ferita. Sotto accusa i pubblici amministratori (quasi a far da pendant alle critiche di Gratteri sabato a Macerata: “Una classe mediocre…”). Ad ‘interrogare’ sotto il palco, per volontà del regista, il giornalista Adolfo Leoni. “Abbiamo fatto due ‘prime’, a Roma con Nanni Moretti e a Milano. Buon successo. C’è da dire che solo Milano ha contribuito a finanziare il film: zero, virgola zero da Umbria e Marche” sottolinea Sandro Baldoni. Che incalza: “Alla proiezione abbiamo invitato, anche nelle tappe successive, politici ed amministratori locali. Abbiamo registrato in merito una sola presenza: un sindaco che se n’è andato via quasi nascondendosi, in preda visibilmente ad ansia per quello che di drammatico aveva fino ad allora visto”.
Stasera “La botta grossa” sarà proiettato al cineteatro Rossini di Civitanova ed in provincia sarà anche a Tolentino (Giometti, 7 dicembre alle 21) e Matelica (Giometti, 15 dicembre alle 21). “Fate girare la voce” raccomanda al ‘suo’ pubblico, Sandro Baldoni. Poco prima, qualcuno aveva lamentato l’oscuramento mediatico del dramma: “Ormai i media hanno spento i loro riflettori su di noi, abbiamo avuto il ‘torto’ di non avere morti! Già, ma a chi santo votarsi: Francesco e Benedetto fanno notoriamente gli ‘interessi’ dell’Umbria…. Ma quello che abbiamo subito è paragonabile alla guerra”. Testimonianze presenti anche nel film dove alcune psicologhe praticano il metodo Edmr che negli Usa hanno utilizzato per i reduci dal Vietnam. “Abbiamo bisogno di fare comunità, non di silenzio. Benediciamo la messa domenicale di don Gilberto, alle ore 11.30 quando ci riuniamo tra noi e parliamo di tutto, ma propriop di tutto: è una grande liberazione” quasi si sfoga una signora di Visso nella sala dell’Italia dove non c’è traccia né di politici (neppure del presidente della Provincia, ‘proprietaria’ dello storico edificio) né di cronisti. Le altre date in Regione: 5 dicembre alle 21,15 cinema Ducale Urbino, 6-7 dicembre al Torquis di Filottrano, l’11 dicembre alle 21 ad Ancona (Galleria), il 14 dicembre alle 21 al Margherita di Cupra Marittima e il 19 dicembre alle 21,15 al Gabbiano di Senigallia.
Da non perdere ..... visto a Pesaro...
verrà proiettato solo nelle Marche o anche nel Lazio?
La banda di cialtroni che ci governa non sono presenti alle proiezioni perché temono di essere presi a calci come si meritano.
non ho bisogno di vedere il film l'ho ancora proiettato nella mente
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Si, il film La Botta Grossa sara’ proiettato a Roma, cinema Farnese, lunedi 4 dicembre alle ore 18.45 e 20.30
l’Italia non e’ persa