Piazza Cavour questa sera sotto lo sguardo di Papa Sisto
La facciata del Duomo
di Monia Orazi
Occhi velati di commozione, abbracci, sguardi d’intesa, ad un anno esatto dalla terribile notte del 26 ottobre, con fiumi di gente in fuga dal centro storico, Camerino ha ritrovato la sua piazza. Ferita, con i palazzi dell’università e arcivescovile sorretti dalle robuste assi e dalle impalcature della messa in sicurezza, ma sempre bellissima nel suo fascino secolare. E’ stato emozionante rivedere tante persone sotto lo sguardo fermo e severo di papa Sisto V. Quasi come uno dei tanti giorni di festa per le lauree universitarie, anche se tutto intorno regna il silenzio di una città vuota, spezzato solo dall’eco dell’abbaiare di un cane. Di fronte ai militari, i carristi dell’esercito, il 31esimo battaglione carri di Cordenons, che da giugno sorvegliano la città ducale, per proteggere la zona rossa dai malintenzionati, per una volta c’erano tante persone e non la consueta solitudine di un centro storico completamente evacuato. Si dimentica spesso, a livello di opinione pubblica, che Camerino è un’intera città blindata, il centro storico è tutto completamente vuoto ed inaccessibile poiché zona rossa, la più estesa del cratere del terremoto. Oggi però grazie alle messe in sicurezza, il sindaco Gianluca Pasqui ha firmato l’ordinanza che permette di arrivare sino a piazza Cavour a piedi. Per arrivare in auto, si dovrà attendere la messa in sicurezza di via Roma, per cui si attende di intervenire su ben tre palazzi. Agli occhi la facciata del duomo, la facciata del palazzo arcivescovile, si sono presentate cerchiate nelle finestre e sorrette nelle volte degli archi, da robusti assi in legno, mentre per il duomo è presente anche una impalcatura.
Nonostante tutto questo, l’emozione di ritrovarsi nel salotto buono di sempre, è stata ben visibile sui volti della gente. A celebrare l’evento, la banda cittadina, diretta dal maestro Vincenzo Correnti, che ha suonato prima l’inno di Mameli, poi quello di Camerino, dietro esplicito suggerimento dell’ex sindaco Dario Conti, che ogni giorno è presente in città e segue passo passo, ogni piccolo evento che porta al domani che verrà. Ad aprire i saluti un emozionato sindaco Gianluca Pasqui, affiancato dai componenti della giunta e dall’ingegner Orioli, capo dell’ufficio tecnico. Il primo cittadino ha passato la parola prima all’arcivescovo, poi al nuovo rettore Unicam, Claudio Pettinari, camerte doc. “Non posso non ricordare come dieci anni fa, al mio arrivo in diocesi, questa piazza fosse gremita di gente ed affetti, i Greci avevano il tempo del cuore, della rinascita e della speranza – ha detto monsignor Francesco Giovanni Brugnaro – dobbiamo passare dal tempo come misura al tempo della responsabilità, per affrontare le difficoltà e ricostruire secondo il bisogno di sicurezza”. Ha aggiunto il rettore Pettinari: “Ogni giorno arrivavo qui e sapevo cosa trovavo, ora è vuota e non si sente che l’abbaiare di un cane, ma ho piacere di vedere qui gli studenti che tante cose hanno vissuto, in questa piazza che ha segnato la nascita di amicizie, amori, il ritrovarsi sui gradini, la storia della nostra città. La promessa che faccio, è che tutte le mie forze saranno rivolte a far tornare la piazza non come prima, ma meglio”.
“Le parole pesano come macigni – ha aggiunto il sindaco Pasqui – e di fronte a tutto questo il cuore batte in modo diverso, non posso non ricordare un anno fa, con tanti studenti e concittadini che andavano via, la paura di non rivedere più qui questa gente. Ciò che vediamo di fronte a noi racconta le difficoltà del momento, ma il fatto che tutti all’appello rispondiamo presente, mi dà grande forza. Ringrazio tutte le forze di polizia, la protezione civile, la Croce rossa, i volontari e l’esercito che ci mostrano il cuore grande dell’Italia”. Ha concluso Pasqui: “Oggi qui non è più zona rossa, sono felice di aver visto, per una volta l’esercito arretrare. Forse dal punto di vista materiale con la riapertura della piazza non cambia nulla, ma possiamo fare una passeggiata nella nostra piazza, riappropriandoci della nostra città piano piano, fino alla ricostruzione che non è ancora iniziata. Siamo in piena emergenza e ogni volta è come fosse la prima. Dobbiamo restituire ai nostri figli ciò che i nostri padri ci hanno donato, questa splendida città”. Poco prima che Pasqui pronunciasse le sue ultime parole c’è stato un piccolo fuoriprogramma. Dalla prima fila una donna dal cappotto rosso ha interrotto il sindaco dicendo: “E’ un anno che aspettiamo, vogliamo tornare nelle nostre case, ci state prendendo in giro, pensate a mettere le case di emergenza”. Pasqui ha risposto in modo pacato: “Quello che siamo riusciti a fare lo abbiamo fatto senza perdere tempo, questo non è il momento di rappresentare quanto fatto, ma io come ogni giorno sono disponibile a sciogliere ogni dubbio e perplessità dei cittadini. Non è divertente andare a dormire la sera, sapendo quello che attende domani, cioè fare scelte che incideranno sul futuro dei cittadini. Se dopo 365 giorni dal sisma abbiamo festeggiato per 11 Sae, lei capisce bene che qualcosa non funziona”.
Il palazzo arcivescovile
Il discorso del sindaco Gianluca Pasqui
La parola all’arcivescovo Brugnaro
Il saluto del rettore Claudio Pettinari
Una cittadina interrompe il sindaco Pasqui
Pasqui parla con la cittadina che l’ha interrotto
Un grazie anche al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco...sempre purtroppo dimenticati!
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