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Stalla fai da te in 20 giorni,
così un allevatore
mette in salvo le sue mucche

SISMA - Vincenzo Massi, allevatore terremotato della Coldiretti di Offida, ha deciso di ricorrere all’ordinanza “azzera burocrazia” che consente agli agricoltori di costruirsi da soli le strutture

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Vincenzo Massi, allevatore terremotato della Coldiretti nella sua stalla costruita da solo a Offida mostra orgoglioso uno dei suoi splendidi esemplari di bovino di razza marchigiana messo ora al sicuro

 

Stanco di aspettare invano, per salvare le sue mucche da concorso messe a rischio dal sisma ha deciso di costruirsi da solo la stalla provvisoria e dare un riparo agli animali lasciati per mesi al freddo a causa del mancato arrivo dei moduli promessi. E’ la storia di Vincenzo Massi, allevatore terremotato della Coldiretti di Offida che a causa delle scosse ha avuto la stalla e la casa inagibili e il fienile crollato. Un problema grave per un azienda che – spiega la Coldiretti – ha puntato tutto sulla qualità, con i capi di razza bovina marchigiana certificata da riproduzione che nel corso degli anni hanno vinto numerosi premi, grazie ad esemplari da concorso, e sono stati richiesti dalle stalle di tutta Italia. Uno dei tori allevati da Vincenzo è tuttora al primo posto della speciale top ten nazionale per la qualità della razza marchigiana. Le scosse di agosto, ottobre e inizio gennaio – continua la Coldiretti – hanno devastato l’azienda, costringendo Massi a lasciare gli animali al freddo, mentre egli stesso ha dovuto sistemarsi in una roulotte poiché il sisma ha lesionato anche la sua casa. Il crollo del fienile lo ha inoltre lasciato senza cibo per gli animali e solo grazie alla campagna di solidarietà “Dona un ballone” promossa dalla Coldiretti, si è visto arrivare centinaia di quintali di fieno necessari a non far morire di fame le mucche.

Dinanzi ai ritardi nell’arrivo delle stalle provvisorie promesse dalla Regione Marche ai “colleghi” colpiti dal sisma del 24 agosto, e visto il pessimo stato di quelle poche arrivate, tra teloni strappati e allagamenti, l’allevatore marchigiano – riferisce la Coldiretti – non ci ha pensato su due volte ed ha deciso di ricorrere all’ordinanza “azzera burocrazia” (la numero 5), che consente agli agricoltori di costruirsi da soli le strutture. Grazie al pressing di Coldiretti per rendere finalmente fruibile la possibilità, ostacolata dalla mancanza di indicazioni da parte della Regione, nel giro di venti giorni è così stata realizzata la stalla provvisoria che consente di tenere gli animali al riparo, con il sostegno di professionisti messi a disposizione dalla Coldiretti Ascoli Fermo. Una svolta – conclude la Coldiretti – che apre la strada ai tanti altri allevatori che vogliono utilizzare questa opportunità provvedendo in proprio alla costruzione delle stalle.

IMG-20170327-WA0002-400x225Un allevatore terremotato su tre ha deciso di seguire l’esempio di Massi.  Nell’area del cratere l’inverno climatologico – ricorda la Coldiretti – è finito con solo 33 stalle in grado di ospitare gli animali sulle 1400 necessarie e si è dovuto cercare una strada alternativa per salvare gli allevamenti dopo una strage di diecimila animali.  La costruzione in proprio delle stalle da parte degli allevatori è una possibilità prevista dall’ordinanza 5 del decreto terremoto che sino ad oggi – denuncia la Coldiretti – è rimasta sostanzialmente inapplicata a causa dei troppi vincoli a partire da quello che impone strutture similari a quelle dei bandi, mentre basterebbe dare semplicemente un tetto massimo di spesa e permettere agli allevatori di costruirsi la stalla provvisoria più adatta alle loro esigenze. E lo stesso dovrebbe valere per i moduli abitativi per gli agricoltori. Una necessità perché ad oggi per colpa della burocrazia quasi 9 animali “sfollati” su 10 (l’85%) non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e gli allevatori – sottolinea la Coldiretti – non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse.

Ma per dare finalmente risposte concrete agli allevatori terremotati occorre – sottolinea Coldiretti – anche accelerare nel percorso di realizzazione delle stalle provvisorie previste con i nuovi bandi regionali, in parallelo alle stalle “fai da te”. Nell’ottica di una ricostruzione di lungo periodo occorre poi intervenire sulle Ordinanze 8 e 13 che prevedono il rafforzamento, la riparazione e ricostruzione degli immobili, estendendone l’arco temporale di intervento al fine di comprendere gli eventi sia sismici che calamitosi di gennaio 2017. Ma sono urgenti anche – spiega Coldiretti – il ripristino delle reti viarie e misure concrete di sostegno alle imprese terremotate. Dal pagamento degli aiuti comunitari relativi al piano di sviluppo rurale dell’Unione Europea fino a quelli previsti dalle misure straordinarie per il mancato reddito degli allevamenti (400 euro/capo bovino, 60 euro/capo ovi caprino, 20 euro/capo per suino e 45 euro/capo per le scrofe e 100 euro/capo ad equino), per garantire liquidità e far fronte dai danni subiti (bestiame morto, crollo di vendite, ecc.). Per il rilancio delle aree colpite sono inoltre – aggiunge la Coldiretti – necessarie massicce misure di sostegno con sgravi fiscali per famiglie, imprese e per chi investe nelle aree terremotate, oltre a incentivi per favorire e accelerare la ripresa e i flussi turistici, con la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche e un sostegno ai consumi dei prodotti delle aree colpite. Intanto è positiva – conclude Coldiretti – la decisione di riconoscere il danno indiretto per tutti gli agriturismi nelle province colpite dal sisma, come approvato dalla Camera dei Deputati in sede di conversione in disegno di legge del nuovo dl sul terremoto. Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.

 



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