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Presepi tra crolli e macerie:
il Natale ai tempi del sisma

FERITE - Le feste nel Maceratese convivono con la tragedia del terremoto, presente anche nelle rappresentazioni sacre del periodo. A Tolentino Gesù bambino è "terremonato", mentre la piazza di Visso rivive nella creazione di Francesco Carloni

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Il presepe “terremotato” di Muccia

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“E’ terremonato”, il presepe installato sulla palazzina sventrata dal sisma a Tolentino nel quartiere Vittorio Veneto

 

di Leonardo Giorgi

Un Natale spaccato a metà nel Maceratese, dove il clima di festa è segnato, come il territorio, dai terremoti che hanno devastato il centro Italia negli ultimi mesi. Il sisma vive ed è presente nei pensieri e nella vita quotidiana delle persone, tanto che anche l’elemento classico della tradizione natalizia, il presepe, rappresenta una terra spaccata, ma che non ha perso la voglia di rialzarsi. Come le statuine di San Gregorio Armeno a Napoli si rinnovano ogni anno per raccontare i personaggi più in vista del momento, i presepi maceratesi raccontano, insieme alla Natività, gli ultimi mesi di sofferenza dell’entroterra. 

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La piazza di Visso nel presepe di Francesco Carloni

Come a Tolentino, dove il presepe all’aperto del quartiere Foro Boario mostra i monumenti della città feriti dalle scosse e dove alcuni artigiani hanno realizzato il presepe terremotato portato a Montecitorio qualche giorno fa. Sempre a Tolentino, la palazzina sventrata nel quartiere Vittorio Veneto ospita la Natività accompagnata dallo striscione “E’ terremonato” posto sull’ultimo piano. A Monte San Giusto, in uno dei presepi nella mostra curata da Andrea Pistolesi, la Sacra famiglia risiede in una casa quasi distrutta dal sisma. Mentre a Monte San Giusto, la “Natività terremotata” è solo una rappresentazione, a Muccia è realtà: tra le macerie di una casa completamente crollata in seguito alle scosse ecco che spuntano le statue in metallo di Gesù bambino, Maria, Giuseppe, pastorelli e Re Magi. Ecco che i ruderi della struttura diventano una capanna piena di luce e, soprattutto, speranza: una volta portate via le macerie, il posto diventerà sede dei servizi di ausilio al campo sfollati adiacente. E se le ferite del terremoto sono impresse anche nei comuni presepi fatti in casa, come in quello della lettrice Gelsomina Antinori dove si erge maestoso un monte Vettore dilaniato dal sisma, molte opere sono state mirate alla raccolta fondi per le popolazioni più colpite dalle scosse di agosto e ottobre. Come nel centro storico di Cingoli, dove nella chiesa di San Girolamo tra le luci soffuse si ascoltano i movimenti lenti dei personaggi meccanizzati e dei ruscelli d’acqua in uno speciale presepe costruito per l’occasione.

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Il presepe realizzato da Francesco Carloni, di Roma

Ma tra tutti i presepi legati al terremoto, il più commovente è forse dell’artista Francesco Carloni, attualmente residente a Roma. Originario di Visso, Carloni, racconta con il suo presepe una realtà lontana, seppur tremendamente vicina, risalente ad appena due mesi fa. La Natività e i pastorelli si trovano nella piazza di Visso, come si presentava almeno un istante prima delle 19,10 del 26 ottobre. Prima della scossa di magnitudo 5.4 che ha fatto ripiombare il centro Italia nell’incubo terremoto e che ha messo in ginocchio l’entroterra maceratese, la piazza di Visso era un piccolo gioiello nel cuore dell’Appennino. Carloni ha replicato con cura i dettagli dell’architettura della zona, in modo da realizzare il desiderio di tutti: «Spero – ha detto l’artista – che la piazza di Visso torni ad essere così».

Chi vuole mandare le foto dei propri presepi può farlo all’indirizzo mail info@cronachemaceratesi.it. 

 

 

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Pioraco, il presepe dalle macerie della cartiera

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Capanna e scale sono state realizzate con i materiali ricavati da un comignolo crollato per il sisma



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