A quasi vent’anni dal terremoto la Corte di appello di Ancona ha ribaltato la sentenza di nove proprietari di immobili a Serravalle di Chienti, che avevano anticipato i soldi per i lavori. E’ successo, coincidenza, dopo le terribili scosse del 26 ottobre scorso. La lunga vicenda è iniziata nel 1997, quando i proprietari degli immobili si rivolsero ad un’azienda edile di Roma, uniti in forma di consorzio, per la ristrutturazione ed il miglioramento sismico degli edifici. Quando i lavori si conclusero, i proprietari presentarono la contabilità definitiva al Centro operativo misto di Muccia, per ottenere il contributo pubblico ai sensi della legge 61 del 1998, sulla cosiddetta ricostruzione pesante. I tecnici del Com. dopo un controllo, rilevarono che i lavori non erano stati eseguiti e alcuni materiali, inseriti nel conto finale, in realtà non erano mai stati usati, decidendo di ridurre di 285mila euro il contributo pubblico definitivo.
Dal Com partì una denuncia contro la ditta ed il direttore dei lavori per falso e truffa ai danni dello Stato, a cui seguì il processo con condanna del direttore dei lavori. L’azienda intanto fece ricorso ad un arbitrato, per ottenere la somma di 285mila euro dai proprietari, sulla base del contratto stipulato. Il collegio arbitrale in prima battuta ha condannato i proprietari al pagamento della somma e delle spese per la causa. I proprietari non si sono arresi, hanno impugnato tramite l’avvocato Corrado Zucconi il lodo arbitrale, davanti alla Corte d’Appello d’Ancona, che dopo dieci anni ha dato loro ragione, condannando l’azienda edile romana al pagamento delle spese della causa, togliendo ai padroni delle case l’obbligo di pagare la somma, in quanto l’azienda avrebbe presentato gravi inadempienze contrattuali.
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