di Monia Orazi
La scuola provvisoria di Camerino, in attesa che quelle vere riaprano (probabilmente il prossimo 21 novembre) è il palazzetto Orsini, sede del Cus. Ad animare questa piccola ripresa di normalità ci sono due persone che pur avendo perso la casa si sono date da fare per aiutare gli altri. Una di queste è Roberto Cambriani, figura storica del Cus, che ogni giorno apre e chiude il palazzetto, dove ci sono gli spazi ricreativi per i bambini e dove si appoggia anche l’associazione di giovani volontari “Io non crollo”. Ogni giorno c’è un programma di attività culturali, ludiche e ricreative, per cui si sono messi a disposizione il preside del plesso Betti, Maurizio Cavallaro, anche lui senza casa, ed un gruppo di insegnanti. “Il Cus sta cercando di fare del proprio meglio – dice Cambriani -. Non siamo stati legati solo alla parte sportiva universitaria, ma anche ai giovani del territorio, anche in prospettiva di farli restare all’interno dell’università, nella logica della continuità. Questo lo stiamo facendo anche adesso, avendo dato spazio anche alle attività di emergenza. Il palazzetto impegnato come alloggi è inutilizzabile per scopi sportivi”.
E’ il palas Orsini il nuovo spazio libero, in cui sperimentare normalità, spiega Cambriani: “Nell’emergenza primaria in cui l’obiettivo era mettere tutti sotto un tetto, c’era la tendenza anche ad occupare l’Orsini. Abbiamo cercato di far capire che era importante lasciarlo libero con attività non sportive ma di svago, per riprendere la vita normale, sia per gli studenti rimasti che per i bambini. Anche se le scuole sono chiuse è uno spazio per tenerci i bambini, che insieme tra loro e le maestre, riprendono un po’ di regolarità nel modo di vivere ed operare”.
Il preside Maurizio Cavallaro in questi giorni difficili è un punto di riferimento per tanti bambini e famiglie: “Grazie alla disponibilità degli insegnanti, di Cambriani e Croce Rossa, su consiglio degli psicologi che ci hanno detto di far rivedere i bambini tra di loro. Quindi abbiamo pensato ricostruire la piccola classe, la scuola, insieme agli insegnanti. Rimanere soli con le proprie paure è il momento peggiore, il morale resta a terra. Ricostruire l’idea che insieme qualche cosa si può superare, con difficoltà fisiche, morali e del futuro, è un piccolo passo in avanti. Ne parlo io perché sono direttamente coinvolto, anche la mia casa è inagibile. Mi è servito rivedere i bambini che mi salutano, gli insegnanti. Abbiamo diviso le attività per età, la Croce rossa ci fornisce il locale mensa per i più grandi, al palazzetto del Cus ci sono i piccoli della materna e della primaria, grazie alla disponibilità delle ragazze del Cus abbiamo attività motoria fatta in modo coscienzioso ed intelligente e attività musicale. Tutto in modo volontario ed autogestito”. Il pensiero del preside va alle tante persone che hanno donato il materiale usato ogni giorno: “Ringraziamo le associazioni che ci hanno donato, anche con ottica a lungo termine. Sto sentendo le scuole di mezza provincia per mettersi insieme, attuando un coordinamento così chi vuole fare un gesto solidale lo fa per tutti. Il territorio ha tanti nomi, ma è unico”.
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