di Donatella Donati
Mai arrivati i manoscritti di Visso a Bologna. La notizia è stata confermata stamattina dalla dottoressa Anna Manfron dell’Ufficio cultura di quella città. C’era stato un incontro di intesa dopo la richiesta del sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini a seguito del primo terremoto di trasferire il prezioso materiale all’Archiginnasio per farne oggetto, d’accordo con il direttore Pierangelo Bellettini, di una mostra della durata di due mesi che avrebbe visto affluire all’Archiginnasio centinaia di visitatori. Ma dopo le scosse successive ogni contatto con Visso si è interrotto tranne l’informazione che i manoscritti sono conservati nel caveau di una banca, come confermato ieri dal sindaco di Visso.
Non ci sono perciò, né individuazione di situazioni precise per la loro eventuale esposizione a Bologna, né date della loro esecuzione. C’era una disponibilità massima da parte della direzione delle biblioteche bolognesi di cui fa parte l’Archiginnasio ma evidentemente la tragica successione di crolli e la fuga degli abitanti da Visso ha reso i problemi assai più importanti di quelli di un’ esposizione nel capoluogo emiliano. La dottoressa Anna Manfron ribadisce la disponibilità dell’Archiginnasio ad accogliere temporaneamente i manoscritti in attesa di una loro collocazione definitiva, sempre da concordare, ma resta il fatto che il materiale proposto non è arrivato a Bologna. La situazione drammatica del comune dell’alto maceratese ha interrotto ogni rapporto con Bologna e tutte le date prefissate per esposizione e conferenze sono da verificare. Resta il fatto che all’Archiginnasio i manoscritti non ci sono. Nel frattempo abbiamo ricevuto da Christian Genetelli il suo recente volume “Storia dell’epistolario leopardiano” nel quale si parla con precisione del ruolo avuto da Prospero Viani nella raccolta e l’acquisto di manoscritti leopardiani ricevuti in parte dalla famiglia, in parte dal Brighenti, in parte dallo Stella, gli ultimi due editori e mediatori delle opere del giovane Leopardi. Il materiale raccolto dal Viani e poi venduto al comune di Visso per la disponibilità di un sindaco senatore sono il risultato di una combinazione economica che non ha nulla a che vedere con la grandezza del poeta e che dovrebbe essere messa a disposizione soprattutto della città in cui Giacomo è nato. Questa Recanati così piccola e misteriosa ma così grande e luminosa che solo può essere il luogo deputato alla conservazione e all’esposizione permanente di un bene che lì è nato.
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Dobbiamo pensare che quando anche quaggiù uno contempla, soprattutto se in modo intenso, egli certo non si volge col pensiero indietro su sé stesso, ma possiede sé stesso e volge la sua attività all’oggetto, diventa anzi l’oggetto stesso, offrendo sé stesso, diciamo così, quale materia, lasciandosi plasmare dall’oggetto contemplato. Egli conoscerà tale unione non dal di fuori, ma dall’attività stessa, in quanto l’infinità, così compresa, è sempre presente, o meglio, lo accompagna e viene contemplata con un atto di conoscenza non acquisito. (Plotino)