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Allarme turismo, Coldiretti:
“220 mila presenze a rischio”

SISMA - Colpiti nelle Marche circa 180 agriturismi. "L'emergenza è garantire vivibilità e operatività per accudire il bestiame e dare continuità alle attività produttive"

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Sopralluogo in un allevamento a Ussita

Il terremoto rischia di cancellare le circa 220mila presenze turistiche annue che si registrano nella zona dei Monti Sibillini, tra le province di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo e Perugia, devastate dal sisma. A lanciare l’allarme è la Coldiretti sulla base di un rapporto Unioncamere-MinAmbiente, con le scosse che hanno determinato una vera e propria fuga di turisti, disdette delle prenotazioni, presenze praticamente azzerate e previsioni ovviamente disastrose in vista delle festività natalizie. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, nel versante marchigiano delle aree colpite dal sisma sono attivi circa 180 agriturismi. La maggior parte, 120 si trova in provincia di Macerata, mentre una trentina di strutture a testa sono nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. Proprio gli agriturismi rappresentano il fulcro dell’attività ricettiva in queste zone, assieme a B&B e alberghi, prevalentemente a 3 stelle. Non a caso il settore agricolo è anche quello più rappresentato, davanti a commercio e ristorazione e accoglienza, mentre l’agroalimentare è considerato il motore della vacanza in questi luoghi, assieme alle bellezze naturalistiche.

sopralluogo-presso-un-allevamento-inagibile-in-vallestretta-di-ussitaDa qui la necessità di sostenere la ricostruzione e la riprese delle attività per evitare l’abbandono definitivo di queste zone, a partire, sottolinea Coldiretti, dall’invio immediato di moduli abitativi e stalle mobili nelle campagne terremotate, per dare la possibilità agli allevatori di continuare a restare accanto ai propri animali. E’ dal loro lavoro, infatti, che dipende il futuro dell’offerta enogastronomica di queste zone, dal pecorino dei Sibillini al Vitellone bianco Igp, dalla filiera dello zafferano a quella del ciauscolo. L’emergenza, però, è peggiorata e molte aziende oggi rischiano di chiudere per sempre se non si creano le condizioni per restare sul posto, garantendo vivibilità e operatività per accudire il bestiame e dare continuità alle attività produttive.



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